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Indennità custodia giudiziaria: caso alle Sezioni Unite

Una società di logistica portuale, custode di container sequestrati per oltre 2000 giorni, ha richiesto un’indennità per il servizio svolto. Il tribunale ha accolto la richiesta, ma il Ministero ha impugnato la decisione. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha sospeso il giudizio in attesa di una pronuncia delle Sezioni Unite su una questione analoga, ritenuta fondamentale per definire il diritto all’indennità per custodia giudiziaria.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennità custodia giudiziaria: la Cassazione attende le Sezioni Unite

Il diritto a un compenso per chi svolge il ruolo di custode di beni sequestrati è un tema cruciale e spesso dibattuto. Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ha messo in pausa una decisione importante, scegliendo di attendere un pronunciamento delle Sezioni Unite. Questa scelta sottolinea la complessità della questione legata all’indennità custodia giudiziaria e la necessità di un indirizzo giurisprudenziale definitivo.

I Fatti di Causa

Una società di logistica portuale si è trovata a custodire per quasi sei anni due container contenenti merce ritenuta contraffatta e sottoposta a sequestro penale. Terminato il periodo di sequestro, la società ha presentato una richiesta di liquidazione per l’attività di custodia svolta, quantificando un’indennità basata su tariffe giornaliere per un totale di oltre 127.000 euro. La richiesta era stata inizialmente respinta dal Giudice per le Indagini Preliminari, il quale aveva qualificato la custodia come gratuita, basandosi sulla presunta accettazione di tale condizione da parte del responsabile del terminal al momento dell’affidamento.

La società si è opposta a tale rigetto, sostenendo che la gratuità non può essere imposta e che il verbale di affidamento non costituisce un contratto con clausole specifiche. La società ha quindi rivendicato l’applicazione delle tariffe in uso nel porto di riferimento.

La Decisione del Tribunale di Merito

Il Tribunale, in sede di opposizione, ha dato ragione alla società custode. I giudici hanno stabilito che l’eccezione di decadenza sollevata dal Ministero era tardiva. Nel merito, hanno affermato che la legge (in particolare l’art. 58 del d.P.R. 115/2002) prevede il diritto del custode, se diverso dal proprietario del bene, a ricevere un’indennità, senza lasciare spazio a discrezionalità. Poiché la società di logistica non era proprietaria dei container, le spettava di diritto un compenso per il servizio reso. Per la quantificazione, il Tribunale ha fatto riferimento alle tariffe degli usi locali, come previsto dal D.M. n. 265 del 2006, liquidando una somma di oltre 128.000 euro.

L’indennità custodia giudiziaria al vaglio della Cassazione

Il Ministero ha presentato ricorso per cassazione avverso l’ordinanza del Tribunale. Tuttavia, la Suprema Corte non è entrata nel merito della controversia. Il Collegio ha rilevato che una questione giuridica molto simile e di fondamentale importanza era già stata sottoposta all’esame delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione in un altro procedimento. L’esito di quel giudizio è destinato a fornire un principio di diritto vincolante su come debba essere interpretata la normativa in materia di indennità custodia giudiziaria.

Le Motivazioni della Sospensione

La decisione di sospendere il giudizio e disporre il rinvio a nuovo ruolo si fonda su principi di economia processuale e di coerenza dell’ordinamento giuridico. Invece di emettere una pronuncia che potrebbe essere in contrasto con la futura decisione delle Sezioni Unite, la Corte ha preferito attendere. Questa scelta mira a garantire un’applicazione uniforme del diritto su tutto il territorio nazionale, evitando la formazione di giudicati contrastanti su questioni identiche. La Corte attende quindi la decisione delle Sezioni Unite per poi risolvere il caso specifico alla luce del principio che verrà stabilito.

Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria lascia in sospeso la pretesa economica della società custode, ma evidenzia un punto cruciale del nostro sistema giudiziario: la necessità di certezza del diritto. La questione dell’indennità custodia giudiziaria non riguarda solo un singolo caso, ma ha implicazioni per tutti gli operatori economici che vengono chiamati a collaborare con la giustizia. La futura pronuncia delle Sezioni Unite sarà fondamentale per chiarire in via definitiva se e a quali condizioni la custodia di beni sequestrati debba essere sempre retribuita, fornendo finalmente un criterio univoco per le autorità giudiziarie e per i custodi.

A chi spetta l’indennità per la custodia di beni sequestrati?
Secondo la ricostruzione del Tribunale di merito, l’art. 58 del d.P.R. n. 115 del 2002 prevede che l’indennità sia riconosciuta al custode quando questo è un soggetto diverso dal proprietario del bene sequestrato.

Perché la Corte di Cassazione ha deciso di non pronunciarsi sul caso?
La Corte ha sospeso il giudizio perché una questione giuridica analoga e di fondamentale importanza è già stata rimessa alle Sezioni Unite. Per garantire uniformità e certezza del diritto, la Corte attenderà la decisione delle Sezioni Unite prima di decidere questo caso.

Cosa succede ora alla richiesta di pagamento della società?
La causa è stata rinviata a nuovo ruolo, il che significa che è temporaneamente sospesa. Verrà ripresa e decisa solo dopo che le Sezioni Unite della Corte di Cassazione si saranno pronunciate sulla questione generale del diritto all’indennità, fornendo un principio guida.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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