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Indennità chilometrica: si applica il CCNL privato

Un dipendente di un’agenzia regionale pubblica ha ottenuto il riconoscimento dell’indennità chilometrica prevista dal contratto collettivo privato di settore. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell’ente, stabilendo che la normativa speciale per gli operai idraulico-forestali permette l’applicazione della contrattazione collettiva privata per gli aspetti economici, anche se il datore di lavoro è un ente pubblico non economico. La decisione si fonda su una consolidata tradizione legislativa, sia nazionale che regionale, che riconosce la specificità di questo settore lavorativo.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennità chilometrica: spetta anche ai dipendenti pubblici se previsto dal CCNL

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha chiarito un importante principio in materia di pubblico impiego e contrattazione collettiva. Il caso riguarda il diritto di un operaio forestale, dipendente di un’agenzia regionale pubblica, a percepire l’indennità chilometrica per gli spostamenti casa-lavoro, in applicazione di un contratto collettivo nazionale (CCNL) tipico del settore privato. La pronuncia conferma che, per alcune categorie di lavoratori pubblici, la fonte normativa che regola il trattamento economico può essere quella privatistica.

I fatti del caso: il cambio del centro di raccolta

Un operaio, assunto da un’Agenzia Regionale per le Attività Irrigue e Forestali, ha citato in giudizio il proprio datore di lavoro per ottenere il pagamento dell’indennità chilometrica. L’esigenza nasceva dal fatto che l’Agenzia aveva unilateralmente modificato il “centro di raccolta”, ovvero il luogo di ritrovo designato, spostandolo in una località più distante dalla residenza del lavoratore. Questo cambiamento comportava un aumento dei chilometri da percorrere quotidianamente per raggiungere i vari luoghi di lavoro, senza che venisse corrisposto alcun rimborso.

Il lavoratore ha fondato la sua richiesta sull’art. 23 del Contratto Integrativo Regionale di Lavoro (C.I.R.L.), che disciplina proprio tale indennità. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione al dipendente, condannando l’ente pubblico al pagamento delle somme dovute.

La controversia sull’indennità chilometrica e il CCNL applicabile

L’Agenzia regionale ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo un punto cruciale: essendo un ente pubblico non economico, il rapporto di lavoro dei suoi dipendenti dovrebbe essere regolato esclusivamente dalla disciplina del pubblico impiego (D.Lgs. 165/2001) e non dalla contrattazione collettiva del settore privato.

Secondo la tesi dell’ente, l’applicazione del CCNL e del CIRL per gli addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale sarebbe stata illegittima, in quanto la materia dell'”ordinamento civile” e la disciplina dei rapporti di lavoro pubblico sono di competenza esclusiva dello Stato. Di conseguenza, il diritto all’indennità chilometrica non avrebbe potuto trovare fondamento in un contratto privato.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso dell’Agenzia, confermando la piena legittimità delle sentenze di merito. Le motivazioni si basano su una ricostruzione storica e normativa del rapporto di lavoro degli operai idraulico-forestali.

La Corte ha spiegato che l’applicazione della contrattazione collettiva del settore privato a questi lavoratori affonda le sue radici in una legislazione speciale e consolidata nel tempo. Già a partire dagli anni ’60 e con leggi successive (come la L. 124/1985), lo Stato ha previsto che le assunzioni e il trattamento economico di questo personale, anche se alle dipendenze di amministrazioni pubbliche, fossero regolati dalle norme del CCNL di settore.

Questa specificità è stata mantenuta anche dopo il trasferimento delle competenze alle Regioni. La stessa legge regionale della Puglia istitutiva dell’Agenzia prevedeva espressamente l’applicazione del “contratto collettivo nazionale per gli addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale e idraulico-agraria”.

La Cassazione ha quindi affermato che l’applicazione del CCNL di diritto privato non osta alla qualificazione del rapporto in termini di lavoro pubblico. Si tratta di una disciplina speciale che, per determinati aspetti (in questo caso il trattamento economico come l’indennità chilometrica), prevale sulla normativa generale del pubblico impiego, in ragione del particolare settore in cui operano i lavoratori forestali.

Inapplicabilità dei limiti alla spesa pubblica

Infine, la Corte ha respinto anche il motivo con cui l’Agenzia invocava i limiti alla spesa pubblica (art. 6, D.Lgs. 78/2010) per negare l’indennità. I giudici hanno chiarito che tali vincoli non si applicano direttamente alle Regioni, ma costituiscono principi generali per il coordinamento della finanza pubblica, e non possono essere usati per rendere inefficace una clausola specifica di un contratto collettivo applicabile per legge.

Conclusioni: un principio consolidato

La decisione della Cassazione rafforza un principio fondamentale: la natura pubblica del datore di lavoro non esclude a priori l’applicazione di un contratto collettivo di diritto privato, qualora una legge (statale o regionale) lo preveda espressamente. Per gli operai forestali, il diritto all’indennità chilometrica è dunque pienamente tutelato, in quanto parte integrante di quel trattamento economico-giuridico che la legge stessa ha scelto di mutuare dal settore privato per regolare questo specifico rapporto di lavoro.

Un contratto collettivo del settore privato può applicarsi a un dipendente di un ente pubblico non economico?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, nel caso specifico degli operai addetti alla sistemazione idraulico-forestale, una consolidata legislazione speciale, sia a livello nazionale che regionale, prevede espressamente l’applicazione del contratto collettivo del settore privato per la disciplina del trattamento economico-giuridico, anche se il datore di lavoro è un ente pubblico.

Il datore di lavoro pubblico può modificare unilateralmente il centro di raccolta senza riconoscere l’indennità chilometrica per la maggiore distanza?
No. Se il contratto collettivo applicabile prevede il diritto a un’indennità chilometrica calcolata in base a un determinato centro di raccolta, il datore di lavoro non può eludere tale obbligo modificando unilateralmente il punto di ritrovo, ma deve corrispondere il rimborso per i chilometri aggiuntivi percorsi dal lavoratore.

I limiti alla spesa pubblica previsti per le amministrazioni statali impediscono il pagamento dell’indennità chilometrica agli operai forestali di un’agenzia regionale?
No. La Corte ha chiarito che le norme sui limiti di spesa (come l’art. 6 del D.Lgs. 78/2010) non si applicano in via diretta alle Regioni e ai loro enti strumentali, ma rappresentano principi di coordinamento della finanza pubblica. Pertanto, non possono essere invocate per rendere inefficace una clausola di un contratto collettivo che riconosce un diritto patrimoniale come l’indennità chilometrica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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