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Indennità cambio appalto: quando spetta? Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27140/2024, ha stabilito che l’indennità cambio appalto spetta al lavoratore anche se viene immediatamente riassunto dall’azienda subentrante. La Corte ha chiarito che la cessazione del rapporto con il precedente datore di lavoro è un recesso unilaterale e non una risoluzione consensuale. L’indennità ha natura retributiva e non risarcitoria, pertanto è dovuta a prescindere dal fatto che il lavoratore abbia trovato subito una nuova occupazione, confermando la solidarietà tra committente e appaltatore per tali crediti.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennità Cambio Appalto: Diritto del Lavoratore Anche con Nuovo Contratto

Nel mondo del lavoro, soprattutto nei settori dei servizi, il cambio appalto è una realtà frequente. Ma cosa succede ai diritti dei lavoratori? In particolare, l’indennità cambio appalto, specificamente l’indennità sostitutiva del preavviso, è dovuta anche se il lavoratore viene immediatamente assunto dalla nuova azienda? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 27140/2024, ha fornito una risposta chiara, consolidando un principio fondamentale a tutela dei lavoratori.

I Fatti del Caso: un Classico Cambio Appalto

Un gruppo di lavoratori, precedentemente impiegati presso una cooperativa che gestiva un servizio in appalto, si è trovato di fronte alla cessazione del contratto del loro datore di lavoro. Contestualmente, il consorzio subentrante nell’appalto li ha assunti a partire dal giorno successivo, garantendo così la continuità occupazionale. Nonostante la riassunzione immediata, i lavoratori hanno richiesto il pagamento dell’indennità sostitutiva del preavviso. Il consorzio si è opposto, sostenendo che, data la continuità lavorativa, non vi fosse alcun diritto a tale indennità. La questione è giunta fino alla Corte di Cassazione dopo la conferma della condanna del consorzio da parte della Corte d’Appello.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del consorzio, confermando il diritto dei lavoratori a percepire l’indennità sostitutiva del preavviso. La decisione si fonda su principi giuridici consolidati, ribadendo che la cessazione del rapporto di lavoro a seguito di un cambio appalto configura un recesso unilaterale del datore di lavoro e non una risoluzione consensuale. Di conseguenza, scattano le tutele previste dall’art. 2118 del Codice Civile.

Le Motivazioni

L’ordinanza della Cassazione offre una disamina approfondita delle ragioni giuridiche che sostengono la decisione. È fondamentale analizzare questi punti per comprendere la portata del provvedimento.

Natura Giuridica dell’Indennità: Retribuzione, non Risarcimento

Il punto centrale delle motivazioni riguarda la natura dell’indennità cambio appalto. La Corte ha ribadito con forza che l’indennità sostitutiva del preavviso ha una natura prevalentemente retributiva e indennitaria, non meramente risarcitoria. La sua funzione non è quella di risarcire un danno (che presupporrebbe un illecito), ma di attenuare le conseguenze economiche negative per il lavoratore a causa dell’immediata interruzione del rapporto. Poiché ha natura retributiva, essa rientra a pieno titolo tra i crediti per i quali vige il principio di solidarietà tra committente, appaltatore e subappaltatore, come previsto dall’art. 29 del D.Lgs. 276/2003.

L’Insussistenza della Risoluzione Consensuale

La Corte ha smontato la tesi del consorzio secondo cui l’immediata riassunzione configurerebbe una risoluzione consensuale del precedente rapporto. La cessazione del rapporto di lavoro, infatti, non deriva da una volontà del lavoratore, ma da una decisione imprenditoriale del datore di lavoro uscente (la perdita dell’appalto). Il lavoratore subisce questa decisione. La successiva firma di un nuovo contratto con l’azienda subentrante è una conseguenza di tale evento e non può essere interpretata come una rinuncia implicita a un diritto già maturato.

Il Ruolo dei Contratti Collettivi (CCNL)

Anche i contratti collettivi di settore, che spesso prevedono procedure per il passaggio dei dipendenti in caso di cambio appalto, non derogano a questo principio, a meno che non lo prevedano espressamente. La Cassazione ha evidenziato come le clausole contrattuali (le cosiddette ‘clausole sociali’) solitamente stabiliscono che il passaggio avviene ‘ferma restando la risoluzione del rapporto di lavoro’ con l’impresa cessante. Questa dicitura conferma che si tratta di due rapporti distinti: uno che si chiude e uno nuovo che si apre. In assenza di una norma contrattuale che escluda esplicitamente l’indennità, si applica la regola generale del Codice Civile.

Le Conclusioni

La pronuncia della Cassazione n. 27140/2024 ha importanti implicazioni pratiche. Per i lavoratori, essa rappresenta una conferma cruciale del fatto che la continuità occupazionale non cancella i diritti maturati nel precedente rapporto di lavoro. L’indennità cambio appalto è un diritto che prescinde dalla fortuna di trovare immediatamente un nuovo impiego. Per le aziende, sia quelle uscenti che quelle subentranti, questa ordinanza sottolinea l’importanza di considerare l’indennità di preavviso come un costo intrinseco alla cessazione del rapporto in caso di perdita di un appalto. La responsabilità solidale, inoltre, impone anche ai committenti una maggiore attenzione nella scelta e nel controllo degli appaltatori. In definitiva, la Corte ha rafforzato un principio di civiltà giuridica: la stabilità economica del lavoratore è un bene da tutelare anche nelle transizioni imposte dalle dinamiche di mercato.

Spetta l’indennità sostitutiva del preavviso se il lavoratore viene immediatamente assunto dalla nuova azienda nel cambio appalto?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il diritto all’indennità sorge perché il primo rapporto di lavoro si è comunque risolto per un fatto riconducibile al datore di lavoro (la cessazione dell’appalto). L’immediata riassunzione non annulla questo diritto, poiché l’indennità prescinde dalla prova di un danno effettivo subito dal lavoratore.

L’indennità di preavviso ha natura retributiva o risarcitoria?
L’indennità ha una funzione retributiva-indennitaria. Non serve a risarcire un danno in senso giuridico, ma ad attenuare le conseguenze economiche dell’interruzione improvvisa del rapporto. Per questo motivo, rientra tra i crediti di lavoro per cui si applica la responsabilità solidale tra committente e appaltatore.

La firma di un nuovo contratto di lavoro con l’azienda subentrante costituisce una rinuncia all’indennità di preavviso?
No. La Corte ha chiarito che la sottoscrizione di un nuovo contratto non equivale a una rinuncia ai diritti maturati nel precedente rapporto. La cessazione del primo contratto non è una risoluzione consensuale, ma un recesso unilaterale del datore di lavoro, e il lavoratore non manifesta alcuna volontà abdicativa semplicemente accettando un nuovo impiego.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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