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Indennità aggiuntiva affittuario per opere private

Una società energetica ha espropriato un terreno agricolo per costruire un metanodotto. L’impresa agricola che coltivava il fondo in affitto ha richiesto l’indennità aggiuntiva prevista dalla legge, ma la società espropriante ha rifiutato, sostenendo che non fosse dovuta per opere private di pubblica utilità. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, stabilendo che l’indennità aggiuntiva affittuario è un diritto autonomo che spetta sempre, indipendentemente dalla natura pubblica o privata dell’opera che ha causato l’esproprio.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Indennità Aggiuntiva per l’Affittuario: Un Diritto Intoccabile anche in caso di Esproprio per Opere Private

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale a tutela degli imprenditori agricoli: l’indennità aggiuntiva affittuario è sempre dovuta in caso di esproprio, anche quando questo è finalizzato alla realizzazione di un’opera privata di pubblica utilità. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale che rafforza la posizione di chi lavora la terra, garantendo un giusto ristoro per la perdita subita.

Il Contesto: Esproprio per la Costruzione di un Metanodotto

Il caso trae origine dalla procedura di esproprio avviata da una grande società energetica per la costruzione di un metanodotto, un’infrastruttura strategica qualificata come opera privata di pubblica utilità. Tra i terreni interessati vi era un fondo di proprietà di una fondazione, ma concesso in affitto a una società agricola che lo coltivava.

A seguito del decreto di esproprio, la società agricola ha richiesto alla società energetica la corresponsione dell’indennità aggiuntiva prevista dall’art. 42 del Testo Unico Espropri (d.P.R. 327/2001). Si tratta di una somma specifica destinata a compensare il coltivatore diretto per il pregiudizio derivante dall’abbandono forzato del terreno.

La Questione Giuridica e il Diniego dell’Espropriante

La società espropriante ha respinto la richiesta, basando la propria difesa su un’interpretazione restrittiva della legge. Secondo la sua tesi, l’art. 36 del medesimo Testo Unico escluderebbe l’applicazione di tale indennità nel caso di opere private, anche se di pubblica utilità. La questione è quindi approdata in tribunale, dove sia in primo grado che in appello i giudici hanno dato ragione all’impresa agricola, condannando la società energetica al pagamento.

L’indennità aggiuntiva affittuario nella decisione della Cassazione

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società energetica, confermando le sentenze precedenti. La Corte ha chiarito in modo definitivo la portata e la natura dell’indennità aggiuntiva affittuario.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su due pilastri argomentativi principali. In primo luogo, ha sottolineato l’assoluta autonomia dell’indennità prevista dall’art. 42 rispetto all’indennità di esproprio destinata al proprietario del fondo. Mentre quest’ultima risarcisce la perdita della proprietà, l’indennità aggiuntiva ha lo scopo di compensare un soggetto diverso, l’affittuario, per il danno specifico che subisce la sua attività d’impresa.

In secondo luogo, i giudici hanno specificato che la norma derogatoria invocata dalla ricorrente (art. 36 d.P.R. 327/2001) si riferisce esclusivamente alla determinazione dell’indennità di esproprio, ma non incide sul diritto autonomo dell’affittuario. La disciplina derogatoria, pertanto, non può essere estesa fino a eliminare una tutela prevista specificamente per il coltivatore. Di conseguenza, l’erogazione dell’indennità non può dipendere dalla circostanza, del tutto casuale per l’affittuario, che l’opera sia pubblica o privata.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La pronuncia ha importanti implicazioni pratiche. Anzitutto, fornisce una certezza giuridica agli agricoltori: il loro diritto a un’equa compensazione in caso di esproprio è garantito a prescindere da chi sia il beneficiario dell’espropriazione. In secondo luogo, chiarisce per gli operatori privati che realizzano opere di pubblica utilità (come infrastrutture energetiche o di comunicazione) che i costi di esproprio devono includere anche questa specifica voce di indennizzo. Infine, la Corte ha ribadito che il cumulo dell’indennità al proprietario e dell’indennità aggiuntiva all’affittuario può legittimamente portare a un esborso complessivo superiore al valore venale del bene, a conferma della distinta funzione delle due forme di ristoro.

L’affittuario coltivatore diretto ha diritto all’indennità aggiuntiva se il terreno viene espropriato per un’opera privata di pubblica utilità, come un gasdotto?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che l’affittuario coltivatore diretto ha sempre diritto a questa indennità, indipendentemente dal fatto che l’opera sia realizzata da un soggetto pubblico o da un privato per fini di pubblica utilità.

Perché l’indennità aggiuntiva è dovuta anche in questi casi?
Perché, come chiarito dalla Corte, si tratta di un’indennità del tutto autonoma e aggiuntiva rispetto a quella di espropriazione spettante al proprietario. La normativa che prevede una disciplina speciale per le opere private (art. 36 d.P.R. 327/2001) riguarda solo l’indennità di espropriazione e non quella prevista per tutelare l’attività del coltivatore.

L’indennità aggiuntiva per l’affittuario può portare il costo totale dell’esproprio a superare il valore di mercato del bene?
Sì. La Corte ha specificato che la liquidazione dell’indennità aggiuntiva può comportare l’erogazione di somme che, sommate all’indennità di esproprio per il proprietario, superano nel loro complesso il valore venale del bene espropriato, in quanto le due indennità tutelano posizioni giuridiche diverse.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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