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Indebito arricchimento sanità: no a ticket fittizi

Una struttura sanitaria privata ha fornito prestazioni per conto del servizio pubblico oltre il budget previsto. L’Azienda Sanitaria Locale (ASL) si è rifiutata di pagare l’eccedenza. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’ASL ha avuto un indebito arricchimento, pari al costo che avrebbe sostenuto per erogare quelle prestazioni. Ha chiarito che da tale somma non si può detrarre l’importo dei ticket sanitari che l’ASL avrebbe ipoteticamente incassato, poiché i ticket spettano a chi eroga materialmente il servizio.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indebito Arricchimento Sanità: La Cassazione Nega la Detrazione dei Ticket Ipotetici

Il rapporto tra sanità pubblica e strutture private accreditate è spesso complesso, specialmente quando si tratta di rimborsi per prestazioni erogate. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: come si calcola l’indebito arricchimento sanità a favore di una clinica privata? La Corte ha stabilito un principio chiaro: l’Azienda Sanitaria Locale (ASL) non può ridurre l’indennizzo dovuto sottraendo l’importo dei ticket che avrebbe ipoteticamente incassato se avesse fornito essa stessa le prestazioni.

I Fatti del Caso: La Controversia tra Struttura Sanitaria e ASL

Una provincia religiosa, operante attraverso una nota struttura sanitaria, ha citato in giudizio un’Azienda Sanitaria Locale. La struttura chiedeva il pagamento per prestazioni sanitarie fornite ai pazienti del Servizio Sanitario Regionale durante l’anno 2009. Poiché i pagamenti ricevuti dall’ASL erano inferiori al valore delle prestazioni erogate e al budget annuale assegnato, la struttura ha agito in giudizio per ingiustificato arricchimento, chiedendo il rimborso della differenza.

Il Percorso Giudiziario

Inizialmente, il Tribunale ha respinto la domanda della struttura sanitaria. Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione. I giudici di secondo grado hanno riconosciuto l’indebito arricchimento dell’ASL, condannandola a pagare un indennizzo pari alla differenza tra il budget annuale assegnato alla struttura e quanto già corrisposto. L’ASL, non soddisfatta, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse sbagliato nel calcolo. Secondo l’ASL, dall’indennizzo si sarebbe dovuto sottrarre anche il valore dei ticket che la stessa ASL avrebbe incassato dai pazienti se le cure fossero state prestate direttamente nelle sue strutture pubbliche.

Il Principio sull’Indebito Arricchimento Sanità e i Ticket

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’ASL, delineando un principio di diritto fondamentale in materia di indebito arricchimento sanità. I giudici hanno chiarito che l’arricchimento per l’ente pubblico consiste nel risparmio di spesa ottenuto grazie alle prestazioni erogate dalla struttura privata. L’argomentazione dell’ASL si basava su un’ipotesi astratta e non su un fatto concreto.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha spiegato che l’importo dei ticket pagati dai privati spetta, per logica e per legge, al soggetto che materialmente eroga la prestazione sanitaria. In questo caso, la struttura privata. L’ASL ha diritto a percepire i ticket solo quando è essa stessa a fornire il servizio. Poiché nel caso di specie l’ASL non ha erogato alcuna prestazione, non può vantare un diritto su un mancato introito che, di fatto, non le sarebbe mai spettato.

Accogliere la tesi dell’ASL, secondo la Corte, significherebbe ridurre surrettiziamente il limite di spesa assegnato alla struttura privata, basandosi su un’ipotesi del tutto astratta. L’arricchimento dell’ASL è concreto e quantificabile: è il costo che avrebbe dovuto sostenere per fornire quelle stesse cure. Pertanto, l’indennizzo deve essere calcolato su questa base, ovvero sul risparmio di spesa effettivo, al netto dei soli ticket che i pazienti hanno già pagato alla struttura erogatrice.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione rafforza la tutela delle strutture private accreditate che operano per conto del servizio pubblico, anche in assenza di un contratto formale per le prestazioni extra-budget. Viene stabilito che l’indennizzo per ingiustificato arricchimento deve basarsi sulla realtà dei fatti: l’arricchimento dell’ASL è il costo evitato, non un calcolo che include mancate entrate ipotetiche. Questo principio garantisce un corretto equilibrio, impedendo alla pubblica amministrazione di ridurre i propri debiti sulla base di eventi che non si sono mai verificati.

Come si calcola l’indennizzo per indebito arricchimento a favore di una struttura sanitaria privata?
L’indennizzo si calcola in base al costo che l’Azienda Sanitaria Locale (ASL) avrebbe dovuto sostenere per procurarsi le medesime prestazioni, al netto dei ticket sanitari già pagati dai pazienti alla struttura che ha erogato il servizio.

L’importo dei ticket sanitari che l’ASL avrebbe incassato può essere detratto dall’indennizzo dovuto alla struttura privata?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che non si può detrarre un importo basato su un introito ipotetico, poiché i ticket spettano al soggetto che ha materialmente erogato la prestazione sanitaria, in questo caso la struttura privata.

Perché un secondo motivo di ricorso, relativo a specifiche fatture, è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché la ricorrente (l’ASL) non ha dimostrato di aver sollevato adeguatamente la questione nei gradi di giudizio precedenti. Averla trattata solo nella comparsa conclusionale in appello è stato ritenuto tardivo, in quanto i termini per le allegazioni e le richieste istruttorie erano già decorsi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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