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Incompetenza per materia: i termini per rilevarla

Una società contesta la decisione di un Tribunale che si dichiara incompetente in una causa per il pagamento di un’indennità di esproprio. La Corte di Cassazione accoglie il ricorso, affermando che l’incompetenza per materia deve essere rilevata dal giudice non oltre la prima udienza di trattazione, come previsto dall’art. 38 c.p.c. Un rilievo tardivo, avvenuto in sentenza, è illegittimo e la competenza del giudice adito si consolida.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Incompetenza per materia: la Cassazione ribadisce i termini per il rilievo d’ufficio

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale della procedura civile: i limiti temporali per sollevare la questione di incompetenza per materia. Anche quando si tratta di una competenza funzionale e inderogabile, il giudice non può dichiararsi incompetente dopo la prima udienza di trattazione. La decisione sottolinea come il rispetto dei termini processuali sia fondamentale per garantire la certezza del diritto e l’efficienza della giustizia.

I Fatti di Causa: una controversia sull’indennità di esproprio

La vicenda trae origine da una procedura di espropriazione. Una società energetica, proprietaria di un terreno, agiva in giudizio contro un ente gestore di infrastrutture stradali per ottenere il pagamento di un’indennità di esproprio. L’importo richiesto era basato sulla stima effettuata da un collegio di periti, che la società proprietaria riteneva essere diventata definitiva e vincolante a causa della mancata opposizione da parte dell’ente espropriante.

L’ente, al contrario, sosteneva che l’unica indennità dovuta fosse una somma molto inferiore, già riconosciuta e autorizzata dai propri uffici. La causa veniva quindi incardinata presso il Tribunale ordinario.

La decisione del Tribunale e il rilievo dell’incompetenza per materia

Dopo circa due anni e svariati rinvii, il Tribunale di Roma, con l’ordinanza finale, dichiarava la propria incompetenza. Secondo il giudice di primo grado, la controversia, avendo ad oggetto la determinazione dell’indennità di esproprio, rientrava nella competenza funzionale esclusiva della Corte d’Appello, come stabilito dal Testo Unico sull’Espropriazione (D.P.R. 327/2001).

La società espropriata, ritenendo la decisione illegittima, proponeva ricorso per regolamento di competenza dinanzi alla Corte di Cassazione. Il motivo principale del ricorso era di natura procedurale: l’incompetenza per materia, secondo la difesa, era stata rilevata d’ufficio dal Tribunale ben oltre il termine perentorio fissato dall’articolo 38, terzo comma, del codice di procedura civile, ovvero la prima udienza di trattazione del processo.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, cassando l’ordinanza del Tribunale e dichiarandone la competenza a decidere nel merito. Il ragionamento dei giudici di legittimità è stato lineare e si fonda su un’interpretazione rigorosa dell’art. 38 c.p.c.

Secondo la Suprema Corte, questa norma pone un limite invalicabile al potere del giudice di rilevare d’ufficio la propria incompetenza per materia, per valore e per territorio inderogabile. Tale rilievo deve avvenire, al più tardi, all’udienza di cui all’art. 183 c.p.c. Se questo termine viene superato, la competenza del giudice adito si consolida, anche se in astratto sarebbe errata.

La Corte ha chiarito che questo principio si applica anche nei casi di cosiddetta competenza funzionale, come quella della Corte d’Appello in materia di espropri. La natura funzionale della competenza non costituisce un’eccezione alla regola generale posta dall’art. 38 c.p.c. Nel caso di specie, il Tribunale aveva sollevato la questione solo nella sentenza finale, violando palesemente il termine procedurale. L’eccezione era dunque tardiva e, di conseguenza, inefficace.

Conclusioni

Questa pronuncia riafferma la centralità delle regole procedurali come garanzia di stabilità e prevedibilità del processo. La decisione della Cassazione stabilisce che la tempestività nel sollevare questioni di competenza è un valore che prevale sulla corretta allocazione astratta della giurisdizione, una volta superato il limite temporale fissato dalla legge. Per le parti in causa, ciò significa che non possono essere sorprese da una declaratoria di incompetenza dopo anni di processo, a meno che la questione non sia stata sollevata nei tempi e nei modi prescritti dal codice di rito. Un monito, dunque, sia per le parti che per i giudici, a vigilare attentamente sugli aspetti procedurali fin dalle prime battute del giudizio.

Entro quale termine il giudice può dichiarare la propria incompetenza per materia?
Secondo l’art. 38, comma 3, c.p.c., il giudice può rilevare d’ufficio la propria incompetenza per materia non oltre la prima udienza di trattazione prevista dall’art. 183 c.p.c.

La competenza funzionale, come quella della Corte d’Appello in materia di espropri, può essere rilevata dal giudice in qualsiasi momento?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che anche la competenza funzionale, pur essendo inderogabile, è soggetta al limite temporale per il rilievo d’ufficio stabilito dall’art. 38 c.p.c. Pertanto, non può essere rilevata per la prima volta in sentenza.

Cosa succede se il giudice rileva d’ufficio la propria incompetenza dopo la prima udienza?
Se il giudice solleva la questione di incompetenza dopo il termine della prima udienza, il suo rilievo è tardivo e inefficace. Di conseguenza, la competenza del giudice inizialmente adito si radica e questi è tenuto a decidere la causa nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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