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Incentivo progettazione: serve il regolamento interno

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14551/2024, ha stabilito che il diritto del dipendente pubblico all’incentivo progettazione, previsto dalla Legge Merloni, sorge solo se l’ente che ha conferito l’incarico ha adottato un apposito regolamento interno. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva riconosciuto il compenso basandosi sul regolamento di un altro ente, successivamente incorporato nello stesso consorzio datore di lavoro. Secondo la Suprema Corte, la successione tra enti non può sanare la mancanza originaria del presupposto normativo richiesto per l’erogazione del compenso.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Incentivo progettazione: la Cassazione stabilisce un paletto fondamentale

L’incentivo progettazione rappresenta una componente importante della retribuzione per molti dipendenti pubblici coinvolti in opere pubbliche. Tuttavia, il suo riconoscimento è subordinato a requisiti precisi. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: senza un regolamento specifico adottato dall’ente che conferisce l’incarico, il diritto a tale compenso non sorge. Analizziamo questa importante decisione.

Il caso: una richiesta di compenso dopo la fusione di enti

Un dirigente di un Consorzio di Bonifica (chiamiamolo Consorzio Alfa) chiedeva il pagamento di un cospicuo importo a titolo di incentivo progettazione per l’attività svolta. La particolarità del caso risiedeva nel fatto che il Consorzio Alfa, suo datore di lavoro al momento della prestazione, non aveva mai adottato il regolamento interno necessario per l’erogazione di tali compensi, come previsto dalla legge.

Successivamente, il Consorzio Alfa veniva incorporato in un nuovo e più grande ente, il Consorzio Gamma. Quest’ultimo, a sua volta, aveva precedentemente assorbito un altro ente, il Consorzio Beta, che invece disponeva del regolamento in questione. Forte di questa circostanza, il dirigente citava in giudizio il Consorzio Gamma, sostenendo che il regolamento del Consorzio Beta dovesse essere applicato anche a lui.

La decisione dei giudici di merito

Sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello hanno dato ragione al dirigente. I giudici hanno ritenuto che, a seguito delle fusioni, il nuovo Consorzio Gamma fosse succeduto in tutti i rapporti, attivi e passivi, degli enti incorporati. Di conseguenza, secondo le corti di merito, il regolamento del Consorzio Beta era diventato parte del patrimonio giuridico del Consorzio Gamma e, quindi, applicabile anche al rapporto di lavoro del dirigente proveniente dal Consorzio Alfa.

L’incentivo progettazione e la decisione della Cassazione

Il Consorzio Gamma ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, lamentando una falsa applicazione della normativa sull’incentivo progettazione (la cosiddetta “Legge Merloni”). La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ribaltando completamente il verdetto dei gradi precedenti.

Le motivazioni

La Corte ha chiarito che il diritto a percepire l’incentivo sorge solo a due condizioni, entrambe necessarie:
1. Che sia previsto dalla contrattazione collettiva decentrata.
2. Che l’amministrazione aggiudicatrice abbia adottato uno specifico atto regolamentare interno che ne definisca le modalità di erogazione.

Il punto cruciale, sottolineato dai giudici, è che questi presupposti devono esistere al momento del conferimento dell’incarico da parte dell’ente datore di lavoro. Nel caso di specie, il Consorzio Alfa non aveva adottato alcun regolamento. La successiva vicenda di incorporazione e la presenza di un regolamento proveniente da un altro ente (il Consorzio Beta) sono state giudicate del tutto irrilevanti. Il ragionamento della Corte d’Appello, che ipotizzava una sorta di “trasmissione indiretta” del regolamento, è stato definito “palesemente viziato”. Un evento societario come una fusione non può creare retroattivamente un diritto che non era mai sorto nel rapporto di lavoro originario per mancanza di un suo presupposto essenziale. La prassi di pagare l’incentivo in altri casi non può, inoltre, prevalere su un vincolo di legge.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione riafferma un principio di rigore e certezza del diritto nell’ambito del pubblico impiego e degli appalti. L’incentivo progettazione non è un diritto automatico, ma è strettamente condizionato all’adempimento di precisi obblighi formali da parte dell’amministrazione. I dipendenti pubblici possono legittimamente pretenderlo solo se il loro specifico datore di lavoro, al momento della prestazione, si è dotato delle necessarie regole interne. Le successive riorganizzazioni societarie non possono sanare una mancanza originaria, a tutela della corretta gestione delle risorse pubbliche.

Qual è la condizione fondamentale per avere diritto all’incentivo progettazione?
Per avere diritto all’incentivo, è indispensabile che l’ente pubblico che conferisce l’incarico abbia adottato un apposito regolamento interno che ne disciplini le modalità di erogazione, oltre alla previsione nella contrattazione decentrata. Questo regolamento deve esistere al momento del conferimento dell’incarico.

Se l’ente per cui lavoro viene fuso con un altro che possiede il regolamento per l’incentivo, posso richiederlo per lavori passati?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la fusione o incorporazione tra enti non può sanare la mancanza originaria del regolamento. Se il tuo datore di lavoro non aveva adottato il regolamento al momento in cui hai svolto la prestazione, il diritto all’incentivo non è mai sorto e non può essere acquisito retroattivamente tramite la fusione.

Perché è così importante che l’ente adotti un proprio regolamento specifico?
L’adozione di un regolamento è un presupposto richiesto dalla legge (art. 18, Legge n. 109/1994) per garantire trasparenza, oggettività e correttezza nell’uso delle risorse pubbliche. Serve a definire criteri chiari per la ripartizione dei fondi e a evitare erogazioni arbitrarie, assicurando che il compenso sia legato a specifiche attività e risultati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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