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Incentivo manutenzione ordinaria: la Cassazione chiarisce

Un dipendente di una pubblica amministrazione ha richiesto un incentivo per attività di progettazione su contratti di manutenzione ordinaria. Dopo due decisioni favorevoli nei gradi di merito, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza. La Suprema Corte ha chiarito che l’incentivo manutenzione ordinaria è dovuto solo per attività complesse che configurano veri e propri ‘lavori’ con una modifica sostanziale della realtà fisica, e non per semplici ‘servizi’. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione basata su questo principio.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Incentivo Manutenzione Ordinaria: La Cassazione Fissa i Paletti

L’attribuzione di compensi incentivanti nella Pubblica Amministrazione è un tema delicato, specialmente quando riguarda appalti di manutenzione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali su quando sia legittimo riconoscere un incentivo manutenzione ordinaria a un dipendente pubblico per attività di progettazione. La Suprema Corte ha stabilito un principio netto: l’incentivo spetta solo se l’attività comporta una modifica sostanziale della realtà fisica, qualificandosi come ‘lavoro’ e non come semplice ‘servizio’.

I Fatti di Causa: Dalla Manutenzione all’Incentivo

La vicenda ha origine dalla richiesta di un dipendente tecnico di un’Amministrazione pubblica, il quale aveva ottenuto un decreto ingiuntivo per il pagamento di oltre 13.000 euro. Tale somma era richiesta a titolo di incentivo per le attività di progettazione svolte in un arco temporale di quasi vent’anni, in relazione a numerosi contratti d’appalto per interventi di manutenzione ordinaria.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al dipendente, rigettando le opposizioni dell’Amministrazione. Secondo i giudici di merito, il diritto all’incentivo dipendeva dalla natura dell’attività svolta, ovvero se questa richiedesse una progettazione, a prescindere dal fatto che l’appalto fosse classificato come ‘manutenzione ordinaria’.

Il Ricorso in Cassazione e la Natura dell’Incentivo

L’Amministrazione ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che l’attività di manutenzione ordinaria non rientrasse tra quelle che danno diritto all’incentivo previsto dalla normativa sugli appalti pubblici (in particolare, l’art. 18 della L. 109/1994 e l’art. 92 del D.Lgs. 163/2006). Secondo la difesa, tali compensi sono riservati a vere e proprie ‘opere pubbliche’ che richiedono complesse attività professionali come la redazione di un progetto, la direzione dei lavori e il collaudo.

L’Incentivo Manutenzione Ordinaria Secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Amministrazione, ribaltando l’esito dei precedenti giudizi. Il punto centrale della decisione è la distinzione fondamentale tra appalti di ‘servizi’ e appalti di ‘lavori’.

Secondo gli Ermellini, il discrimine per stabilire se un’attività dia diritto all’incentivo risiede nell’accertare se essa comporti una modifica della realtà fisica preesistente, un cosiddetto ‘quid novi’.

Appalto di Lavori: Si configura quando l’intervento implica una trasformazione sostanziale del bene, con l’utilizzo, la manipolazione e l’installazione di materiali aggiuntivi o sostitutivi non inconsistenti. Solo in questo caso si può parlare di ‘opera’ e le attività di progettazione e supervisione ad essa connesse possono essere incentivate.
Appalto di Servizi: Riguarda una mera prestazione continuativa di un ‘facere’ senza modificazioni sostanziali dello stato fisico del bene. La manutenzione ordinaria, intesa come semplice conservazione, rientra tipicamente in questa categoria e, di norma, non dà diritto all’incentivo.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello abbia commesso un errore di diritto nel considerare irrilevante la distinzione tra manutenzione ordinaria e straordinaria. Questo distinguo è, al contrario, essenziale per valutare la natura dell’intervento. L’incentivo è stato previsto dal legislatore per remunerare un supplemento di attività e responsabilità del personale interno in procedure complesse, tipiche della realizzazione di nuove opere o di interventi strutturali significativi.

Anche quando si tratta di manutenzione, per giustificare l’incentivo, l’attività deve presentare problematiche realizzative di particolare complessità. Non è sufficiente una generica attività di programmazione o controllo, ma è necessario che l’intervento sia tale da richiedere uno sforzo progettuale e di supervisione assimilabile a quello di un’opera vera e propria. La Corte d’Appello, pertanto, dovrà riesaminare i fatti applicando questo più rigoroso principio.

Conclusioni: Cosa Cambia per i Dipendenti Pubblici

Questa ordinanza stabilisce un criterio più stringente per il riconoscimento dell’incentivo manutenzione ordinaria. Per i dipendenti pubblici, non sarà più sufficiente dimostrare di aver svolto attività assimilabili alla progettazione nell’ambito di contratti di manutenzione. Sarà necessario provare che tali contratti avevano ad oggetto ‘lavori’ che hanno inciso significativamente sulla struttura e la funzionalità del bene, e non semplici ‘servizi’ di conservazione. La decisione impone alle Pubbliche Amministrazioni una valutazione più attenta e rigorosa della natura degli interventi prima di riconoscere tali compensi, al fine di evitare indebite erogazioni.

Un dipendente pubblico ha sempre diritto all’incentivo per attività di progettazione in contratti di manutenzione ordinaria?
No. Secondo la sentenza, l’incentivo non è automatico. Spetta solo se l’attività di manutenzione si qualifica come ‘lavori’, ossia se comporta una modifica sostanziale della realtà fisica, ed è caratterizzata da una particolare complessità. La semplice manutenzione, considerata un ‘servizio’, non dà diritto all’incentivo.

Qual è la differenza chiave tra ‘lavori’ e ‘servizi’ ai fini del riconoscimento dell’incentivo?
La differenza fondamentale risiede nell’impatto sulla realtà fisica del bene. I ‘lavori’ comportano una modificazione essenziale dello stato preesistente (il cosiddetto ‘quid novi’), con l’impiego di materiali nuovi o sostitutivi. I ‘servizi’, invece, consistono in prestazioni che non alterano in modo sostanziale lo stato fisico del bene.

La distinzione tra manutenzione ordinaria e straordinaria è rilevante secondo la Corte di Cassazione?
Sì, è fondamentale. La Corte di Cassazione ha stabilito che la Corte d’Appello ha errato proprio nel considerare irrilevante tale distinzione. La natura dell’intervento è cruciale per determinare se le complesse attività professionali che giustificano l’incentivo (progettazione, direzione lavori, ecc.) fossero effettivamente necessarie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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