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Incentivo funzioni tecniche: quando è inammissibile

Un dipendente pubblico si è visto negare l’incentivo funzioni tecniche poiché il progetto era stato redatto da professionisti esterni. La Corte d’Appello ha confermato la decisione basandosi su due distinte motivazioni. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del dipendente inammissibile perché egli aveva contestato solo una delle due ragioni, rendendo l’impugnazione inefficace a prescindere dal suo esito.

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Pubblicato il 24 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Incentivo Funzioni Tecniche: Inammissibile il Ricorso che non Contesta Tutte le Motivazioni

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un importante spunto di riflessione non solo sul merito del diritto all’incentivo funzioni tecniche nel pubblico impiego, ma anche su un fondamentale principio di tecnica processuale. La Suprema Corte ha ribadito che, qualora una sentenza si fondi su più ragioni autonome, il ricorso è inammissibile se non le contesta tutte specificamente. Analizziamo insieme la vicenda.

I Fatti di Causa

La controversia ha origine dalla richiesta di un dipendente pubblico, un ingegnere, di ottenere il pagamento dell’incentivo previsto dall’art. 92 del D.Lgs. 163/2006 per le attività tecniche svolte nell’ambito di un appalto pubblico. L’amministrazione di appartenenza si era opposta alla richiesta, ottenendo ragione sia in primo grado che in appello.

La Corte territoriale aveva negato il diritto del dipendente all’incentivo, basando la sua decisione su due pilastri argomentativi distinti e concorrenti:

1. Esternalizzazione della Progettazione: Il progetto era stato integralmente redatto da professionisti esterni all’ente. Secondo i giudici di merito, l’elaborazione interna del progetto costituisce un presupposto imprescindibile per il riconoscimento del compenso incentivante.
2. Mancata Verifica dei Requisiti Ulteriori: La Corte d’Appello ha rilevato l’assenza di una rigorosa verifica di tutti gli altri requisiti previsti dalla legge per l’erogazione dell’incentivo, richiamando una pronuncia della Corte dei Conti che elenca limiti, presupposti e modalità specifiche (es. tetti massimi, predeterminazione dei criteri di ripartizione, ecc.).

Il dipendente, ritenendo errata la sentenza, ha proposto ricorso per cassazione, ma lo ha fatto basandosi su un unico motivo.

L’Incentivo Funzioni Tecniche e i Motivi del Ricorso

Il ricorrente ha denunciato la violazione e falsa applicazione dell’art. 92 del d.lgs n. 163/2006, sostenendo che l’incentivo funzioni tecniche dovrebbe essere riconosciuto anche quando solo le attività tecniche successive alla progettazione (affidata a esterni) vengono svolte da personale interno.

In sostanza, il ricorso si concentrava esclusivamente sulla prima delle due ragioni addotte dalla Corte d’Appello, tralasciando completamente di contestare la seconda, relativa alla mancata verifica degli ulteriori presupposti di legge.

Le Motivazioni della Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza nemmeno entrare nel merito della questione sollevata. La motivazione di questa decisione è squisitamente processuale e si basa su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità.

La Suprema Corte ha spiegato che la sentenza impugnata era sorretta da due rationes decidendi autonome e concorrenti. Ciascuna di esse, da sola, era sufficiente a giustificare la decisione di negare l’incentivo. La prima ragione era la redazione esterna del progetto; la seconda era l’assenza di prova sul rispetto di tutti gli altri requisiti legali.

Poiché il ricorrente ha contestato solo la prima ratio decidendi, la seconda è rimasta intatta e non censurata. Di conseguenza, anche se la Corte avesse accolto il motivo di ricorso, la sentenza d’appello sarebbe rimasta comunque valida, poiché fondata sulla seconda motivazione non contestata. In casi come questo, l’esame del motivo di ricorso diventa irrilevante, e l’impugnazione deve essere dichiarata inammissibile per carenza di interesse.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento offre due lezioni fondamentali. Sul piano sostanziale, rafforza l’orientamento secondo cui il diritto all’incentivo funzioni tecniche è subordinato a una rigorosa verifica di molteplici presupposti, tra cui spicca l’elaborazione interna del progetto. Sul piano processuale, insegna che la redazione di un ricorso per cassazione richiede un’analisi attenta e completa della sentenza impugnata. Se questa si regge su più pilastri motivazionali, è indispensabile attaccarli tutti, pena l’inammissibilità del ricorso. Omettere di contestare anche una sola delle rationes decidendi vanifica l’intera impugnazione.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile se la sentenza impugnata si basa su più ragioni?
Il ricorso è dichiarato inammissibile se non contesta specificamente tutte le ragioni autonome e indipendenti (rationes decidendi) che, anche da sole, sono sufficienti a sorreggere la decisione del giudice precedente.

L’incentivo per funzioni tecniche spetta se il progetto è stato redatto interamente da professionisti esterni?
La decisione conferma l’orientamento dei giudici di merito secondo cui l’elaborazione interna del progetto è un presupposto imprescindibile. Se la progettazione è integralmente affidata a esterni, il diritto all’incentivo viene meno.

Quali sono i presupposti per ottenere l’incentivo per funzioni tecniche oltre alla progettazione interna?
La sentenza evidenzia la necessità di una rigorosa verifica di molteplici presupposti di legge, tra cui: limiti percentuali massimi, divieto di estensione ad appalti di forniture/servizi, predeterminazione dei criteri di ripartizione, tassatività dei beneficiari e rispetto di un tetto quantitativo individuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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