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Incentivo all’esodo e divorzio: spetta all’ex?

La Corte di Cassazione a Sezioni Unite stabilisce che l’incentivo all’esodo, a differenza del TFR, non rientra nell’indennità di fine rapporto da dividere con l’ex coniuge. La sentenza chiarisce che tale somma non ha natura di retribuzione differita maturata durante il matrimonio, ma serve a compensare la rinuncia al posto di lavoro, avendo quindi una finalità proiettata verso il futuro e non legata al passato contributo familiare.

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Incentivo all’esodo: non spetta all’ex coniuge. La parola alle Sezioni Unite

Nel complesso panorama del diritto di famiglia, la divisione dei beni al momento del divorzio rappresenta uno degli aspetti più delicati. Una questione particolarmente dibattuta ha riguardato per anni la sorte dell’incentivo all’esodo: quella somma, spesso cospicua, che un’azienda offre a un dipendente per anticipare la fine del rapporto di lavoro. La domanda al centro del contendere era: questa somma va considerata parte del TFR e, quindi, divisa con l’ex coniuge? Con la sentenza n. 6229 del 2024, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno messo un punto fermo, chiarendo la natura di questo emolumento e le sue implicazioni nel contesto post-matrimoniale.

I Fatti del Caso: Una Cifra Milionaria e il Dubbio Legale

La vicenda trae origine dalla richiesta di un’ex moglie di ottenere la sua quota, pari al 40%, non solo del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) percepito dall’ex marito, ma anche dell’ingente incentivo all’esodo, pari a quasi 10 milioni di euro, che quest’ultimo aveva ricevuto da una grande azienda di telecomunicazioni.
Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano negato questa possibilità, ritenendo che l’incentivo non potesse essere assimilato al TFR. Data l’esistenza di precedenti sentenze di segno opposto, la questione è approdata alle Sezioni Unite per risolvere il contrasto giurisprudenziale.

La Decisione delle Sezioni Unite sull’incentivo all’esodo

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della ex moglie, stabilendo un principio di diritto chiaro e definitivo: l’incentivo all’esodo non rientra tra le indennità di fine rapporto contemplate dall’art. 12-bis della legge sul divorzio. Di conseguenza, non è soggetto alla divisione con l’ex coniuge titolare dell’assegno divorzile.

Le Motivazioni: TFR e Incentivo all’Esodo non sono la stessa cosa

Il cuore della decisione risiede nella profonda differenza di natura e funzione tra il TFR e l’incentivo all’esodo. I giudici hanno chiarito che la norma sulla divisione delle indennità di fine rapporto si fonda su una duplice finalità: assistenziale e perequativo-compensativa. Essa mira a garantire che il coniuge economicamente più debole, che ha contribuito alla formazione del patrimonio familiare (anche con il lavoro domestico), partecipi alla ricchezza accumulata durante il matrimonio.

Natura del TFR: Retribuzione Differita

Il Trattamento di Fine Rapporto è, per sua natura, una forma di retribuzione differita. È una parte dello stipendio che matura progressivamente durante tutta la vita lavorativa e viene corrisposta solo al momento della cessazione del rapporto. Poiché una parte di questa somma matura durante gli anni del matrimonio, è giusto che l’ex coniuge ne riceva una quota, in quanto frutto del sacrificio e del contributo comune.

Natura dell’Incentivo all’Esodo: Compenso per il Futuro

L’incentivo all’esodo, al contrario, non ha natura retributiva per il lavoro passato. Esso non è un compenso per le energie profuse durante il rapporto, ma un’attribuzione patrimoniale con una finalità completamente diversa: remunerare il lavoratore per il suo consenso a uno scioglimento anticipato del contratto. In sostanza, l’azienda paga il dipendente per la sua rinuncia al posto di lavoro e per i mancati guadagni futuri. La sua causa non è nel passato (il lavoro svolto durante il matrimonio), ma nel futuro (la perdita del posto di lavoro). Non essendo un reddito maturato durante la vita coniugale, non può essere oggetto della ripartizione prevista dalla legge.

L’Irrilevanza della Disciplina Fiscale

Uno degli argomenti a favore dell’inclusione dell’incentivo nel TFR era il suo trattamento fiscale, spesso analogo. La Corte ha smontato questa tesi, affermando che la qualificazione civilistica di un istituto non può dipendere dalla sua disciplina fiscale. Le norme tributarie perseguono finalità diverse e non possono interferire con la natura giuridica di un compenso sul piano del diritto civile.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Le Sezioni Unite hanno tracciato una linea netta: la quota dell’indennità di fine rapporto spettante all’ex coniuge riguarda esclusivamente quelle somme che, indipendentemente dal nome, maturano nel tempo come parte della retribuzione e sono proporzionali alla durata del rapporto e allo stipendio. L’incentivo all’esodo è escluso perché non è retribuzione accumulata, ma un accordo transattivo per risolvere anticipatamente il contratto di lavoro. Questa sentenza fornisce un criterio chiaro per avvocati e giudici, ponendo fine a un lungo periodo di incertezza e garantendo una maggiore prevedibilità nelle cause di divorzio.

La quota di TFR spettante all’ex coniuge include anche l’incentivo all’esodo?
No. Le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito che l’incentivo all’esodo è escluso dalla quota del 40% dell’indennità di fine rapporto prevista dall’art. 12-bis della legge sul divorzio, poiché non ha natura di retribuzione differita.

Qual è la differenza fondamentale tra TFR e incentivo all’esodo secondo la Corte?
Il TFR è considerato una retribuzione differita, maturata progressivamente durante il rapporto di lavoro come frutto della prestazione lavorativa passata. L’incentivo all’esodo, invece, è un compenso corrisposto per ottenere il consenso del lavoratore alla risoluzione anticipata del contratto, finalizzato a ristorare la perdita del posto di lavoro e dei guadagni futuri, non a remunerare il lavoro pregresso.

Qual è il principio di diritto stabilito dalla sentenza?
La quota dell’indennità di fine rapporto spettante all’ex coniuge divorziato riguarda solo le indennità che maturano al momento della cessazione del lavoro e sono determinate in proporzione alla durata del rapporto e all’entità della retribuzione. Non include, pertanto, l’indennità di incentivo all’esodo, che regola la risoluzione anticipata del rapporto di lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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