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Incentivi funzioni tecniche: quando spetta il compenso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23849/2024, ha stabilito che gli incentivi per funzioni tecniche non spettano per attività di manutenzione ordinaria, anche se complesse e di valore elevato. Il caso riguardava alcuni dipendenti di un ente pubblico che richiedevano il compenso per attività di progettazione e direzione lavori. La Corte ha chiarito che il presupposto per il riconoscimento degli incentivi è lo svolgimento di “lavori” che comportino una modifica sostanziale della realtà fisica preesistente (il cosiddetto “quid novi”), e non la mera esecuzione di servizi manutentivi, anche se appaltati tramite evidenza pubblica.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Incentivi Funzioni Tecniche: Quando la Manutenzione non Dà Diritto al Compenso

Gli incentivi funzioni tecniche rappresentano una componente importante della retribuzione per molti dipendenti pubblici coinvolti nella realizzazione di opere. Tuttavia, la linea di demarcazione tra le attività che danno diritto a tale compenso e quelle che ne sono escluse è spesso oggetto di contenzioso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 23849/2024) ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo che le attività di manutenzione ordinaria, per quanto complesse, non rientrano tra quelle incentivabili.

Il Caso: La Richiesta di Incentivi per Attività di Manutenzione

La vicenda trae origine dalla richiesta di alcuni dipendenti di un ente comunale che chiedevano il pagamento degli incentivi previsti dalla normativa sugli appalti pubblici per aver svolto, tra il 2011 e il 2014, attività di progettazione, direzione lavori, controllo di sicurezza e collaudo. Tali attività riguardavano la manutenzione ordinaria di strade, piste ciclabili e immobili comunali (opere di idraulico, muratore, fabbro, etc.), gestite su base annuale.

La Corte d’Appello aveva respinto la loro domanda, qualificando gli interventi come meri servizi di manutenzione e non come “lavori” pubblici. I dipendenti hanno quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la natura delle loro prestazioni, l’avvio di procedure di evidenza pubblica e l’attività di progettazione svolta avrebbero dovuto qualificare gli interventi come opere incentivabili.

La Distinzione Chiave: Lavori Pubblici vs. Manutenzione Ordinaria

Il cuore della questione, come analizzato dalla Suprema Corte, risiede nella distinzione tra la categoria dei “lavori” e quella dei “servizi”. Secondo la giurisprudenza consolidata, sia della Cassazione che del Consiglio di Stato, il discrimine fondamentale è l’impatto dell’attività sulla realtà fisica preesistente.

Si parla di lavori quando l’intervento comporta una modifica sostanziale, un cosiddetto “quid novi”, attraverso l’uso, la manipolazione e l’installazione di materiali aggiuntivi o sostitutivi che incidono sul piano strutturale e funzionale del bene.

Al contrario, si rientra nella categoria dei servizi quando l’attività consiste in un “facere” continuativo che non altera in modo significativo lo stato fisico del bene, come accade tipicamente nella manutenzione ordinaria.

Incentivi Funzioni Tecniche e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dei dipendenti, dichiarandolo inammissibile. Gli Ermellini hanno confermato la correttezza della decisione della Corte d’Appello, ritenendola coerente con i principi giuridici consolidati.

Il fatto che per gli interventi fossero state seguite le procedure di evidenza pubblica o che fossero state svolte attività di progettazione non è stato ritenuto un elemento decisivo. Ciò che conta, ai fini del riconoscimento degli incentivi funzioni tecniche, è la natura intrinseca dell’attività.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Corte si fonda su un punto cardine: l’accertamento compiuto dal giudice di merito, secondo cui le prestazioni si riferivano a interventi di manutenzione ordinaria, è un giudizio di fatto non sindacabile in sede di legittimità. La Corte territoriale aveva correttamente evidenziato che si trattava di manutenzione di strade, piste ciclabili e opere edili minori su immobili comunali, attività che, per loro natura, non comportano quella modifica sostanziale della realtà fisica richiesta per essere classificate come “lavori”.

La Cassazione ha sottolineato che il tentativo dei ricorrenti di valorizzare aspetti procedurali (come l’appalto pubblico) o l’entità economica degli interventi rappresentava un tentativo inammissibile di ottenere una nuova valutazione del merito della causa. La natura dell’attività svolta è il profilo dirimente e, una volta qualificata come manutenzione ordinaria, esclude in radice il diritto all’incentivo secondo la normativa applicabile all’epoca dei fatti (D.Lgs. 163/2006).

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale per le amministrazioni pubbliche e i loro dipendenti: non tutte le attività tecniche danno diritto agli incentivi. Le implicazioni pratiche sono chiare:

1. Natura dell’intervento: Ai fini del riconoscimento degli incentivi, è essenziale valutare se l’attività produce una modifica strutturale e funzionale del bene (un’opera) o se si limita a conservarne la funzionalità (un servizio di manutenzione).
2. Irrilevanza degli aspetti formali: L’utilizzo di procedure di gara pubblica non trasforma automaticamente un servizio di manutenzione in un lavoro incentivabile.
3. Limite alla manutenzione: Viene confermato l’orientamento restrittivo, già espresso anche dalla Corte dei Conti, che esclude dal perimetro degli incentivi la manutenzione ordinaria e pone limiti anche per quella straordinaria, ammettendola solo in presenza di una vera e propria attività progettuale complessa legata a un’opera nuova.

A un dipendente pubblico spettano gli incentivi per funzioni tecniche se si occupa di manutenzione ordinaria?
No. Secondo la Corte di Cassazione, gli incentivi spettano solo per attività qualificabili come “lavori”, che implicano una modifica sostanziale della realtà fisica. Le attività di manutenzione ordinaria, essendo qualificate come “servizi”, sono escluse dal diritto a percepire tali compensi.

Qual è il criterio per distinguere un “lavoro” da un “servizio di manutenzione” ai fini degli incentivi?
Il criterio distintivo è la presenza di un “quid novi”, ovvero una modifica essenziale della realtà fisica preesistente. Un intervento si qualifica come “lavoro” se comporta l’utilizzo, la manipolazione e l’installazione di materiali aggiuntivi o sostitutivi non inconsistenti sul piano strutturale e funzionale. Altrimenti, si tratta di un servizio.

Seguire le procedure di evidenza pubblica per affidare degli interventi è sufficiente a qualificarli come “lavori” incentivabili?
No. La Corte ha chiarito che il rispetto delle norme sull’evidenza pubblica degli appalti non è un fattore decisivo per qualificare la natura di un intervento. L’elemento dirimente resta la natura sostanziale dell’attività svolta (lavoro o servizio), non la procedura amministrativa utilizzata per affidarla.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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