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Incarico senza impegno di spesa: chi paga?

Due professionisti hanno lavorato per un Comune oltre la scadenza formale del loro contratto. Il Tribunale aveva riconosciuto il loro diritto al compenso, ma la Corte d’Appello ha respinto la domanda. La Corte di Cassazione, investita della questione, ha sospeso la decisione per analizzare un punto di diritto cruciale: in caso di incarico senza impegno di spesa formale, la responsabilità è solo del funzionario che lo ha autorizzato o l’ente pubblico può essere comunque chiamato a rispondere per ingiustificato arricchimento? Data l’importanza della questione, che potrebbe creare un precedente, la Corte ha rinviato il caso a una pubblica udienza per una trattazione approfondita.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Incarico senza impegno di spesa: chi paga il professionista?

Lavorare per la Pubblica Amministrazione può presentare complessità uniche, specialmente quando le procedure formali non vengono rispettate. Un tema ricorrente è quello dell’incarico senza impegno di spesa, una situazione in cui un professionista svolge una prestazione per un ente locale senza che quest’ultimo abbia adottato la necessaria delibera di copertura finanziaria. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha acceso i riflettori su questo problema, rimettendo la questione a una pubblica udienza per il suo potenziale valore di precedente legale.

I Fatti di Causa

Due collaboratori avevano lavorato per un Comune sulla base di contratti di collaborazione coordinata e continuativa. Sebbene il loro rapporto fosse formalmente terminato a fine 2008, avevano continuato a prestare la loro attività per altri sei mesi. Al momento di chiedere il pagamento per il lavoro svolto in quel periodo, si sono scontrati con il diniego dell’ente.

In primo grado, il Tribunale ha dato ragione ai lavoratori, condannando il Comune a pagare le retribuzioni maturate. Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, accogliendo il ricorso del Comune. I professionisti hanno quindi deciso di portare il caso davanti alla Corte di Cassazione, sollevando una questione di fondamentale importanza giuridica.

La Questione Giuridica: Incarico senza Impegno di Spesa e Responsabilità

Il cuore della controversia ruota attorno all’interpretazione dell’art. 191 del Testo Unico degli Enti Locali (d.lgs. 267/2000). Questa norma stabilisce che un’obbligazione assunta verso terzi da un ente locale, senza una preventiva delibera che impegni la relativa spesa, non vincola l’ente. In questi casi, la responsabilità contrattuale ricade direttamente e personalmente sul funzionario o amministratore che ha consentito la prestazione.

La domanda posta alla Corte è la seguente: questa regola esclude totalmente la possibilità per il professionista di agire contro l’ente, oppure è ancora possibile percorrere la via dell’azione di ingiustificato arricchimento (art. 2041 c.c.)? In altre parole, se l’ente ha comunque beneficiato del lavoro svolto, è tenuto a indennizzare il professionista nei limiti del proprio arricchimento, anche in assenza di un valido contratto?

La Decisione della Corte di Cassazione

Con un’ordinanza interlocutoria, la Corte di Cassazione non ha fornito una risposta definitiva, ma ha scelto una strada proceduralmente molto significativa. Riconoscendo il “valore potenzialmente nomofilattico” della questione, ha deciso di rimettere la causa alla pubblica udienza. Questa scelta indica che i giudici ritengono la questione di massima importanza e meritevole di una discussione approfondita, poiché la decisione finale avrà un impatto su innumerevoli casi simili in tutta Italia.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto opportuno il rinvio perché la questione contrappone due principi fondamentali dell’ordinamento. Da un lato, la necessità di tutelare le finanze pubbliche, responsabilizzando i funzionari che agiscono al di fuori delle procedure contabili (art. 191 TUEL). Dall’altro, il principio di equità che vieta a un soggetto di arricchirsi ingiustamente a spese di un altro (art. 2041 c.c.).

Bilanciare queste due esigenze è complesso. Una soluzione troppo rigida a favore dell’ente potrebbe lasciare i professionisti privi di tutela, pur avendo fornito un servizio utile alla collettività. Al contrario, un’applicazione troppo estensiva dell’azione di arricchimento potrebbe vanificare le norme sulla contabilità pubblica. La Corte, pertanto, vuole ponderare attentamente tutti gli aspetti prima di emettere una sentenza che farà da guida per il futuro.

Le Conclusioni

Sebbene la decisione sul merito sia rimandata, l’ordinanza della Cassazione è un chiaro segnale dell’importanza del dibattito. Il caso evidenzia i rischi che corrono i professionisti e le imprese che lavorano con la Pubblica Amministrazione. La futura sentenza chiarirà in modo definitivo i confini tra la responsabilità personale del funzionario pubblico e l’obbligo dell’ente di indennizzare chi ha lavorato in buona fede. Nel frattempo, la massima cautela è d’obbligo: è sempre fondamentale verificare l’esistenza di una formale delibera di assunzione di impegno contabile prima di iniziare qualsiasi prestazione per un ente locale.

Cosa succede se un professionista lavora per un ente locale senza una formale delibera di impegno di spesa?
Secondo l’art. 191 del d.lgs. 267/2000, il rapporto obbligatorio si instaura direttamente ed esclusivamente con l’amministratore o il funzionario che ha permesso la prestazione, il quale ne risponde personalmente.

È possibile agire contro l’ente per ingiustificato arricchimento in questi casi?
Questa è la questione centrale del caso. La Corte di Cassazione non ha ancora deciso, ma ha ritenuto la domanda così importante da rinviare la causa a una pubblica udienza per una discussione approfondita prima di stabilire un principio di diritto definitivo.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione con questa ordinanza?
La Corte non ha deciso il caso nel merito. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha rinviato la causa a una nuova udienza pubblica, riconoscendo che la questione ha un’elevata importanza e che la futura sentenza potrà costituire un precedente legale (valore nomofilattico).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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