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Incarico dirigenziale medico: la scelta è fiduciaria

Un dirigente medico ha impugnato la sua esclusione dalla selezione per un incarico dirigenziale medico di vertice. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che tale procedura non è un concorso pubblico, bensì un processo che si conclude con una scelta fiduciaria del direttore generale da una rosa di candidati idonei. Una violazione dei principi di buona fede non invalida l’atto, ma può al massimo fondare una richiesta di risarcimento per perdita di chance.

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Incarico Dirigenziale Medico: Non un Concorso, ma una Scelta Fiduciaria

La nomina dei vertici delle strutture sanitarie è da sempre un tema delicato, che bilancia merito, professionalità e responsabilità manageriale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia: la selezione per un incarico dirigenziale medico di struttura complessa non è un concorso pubblico, ma una procedura che culmina in una scelta fiduciaria del direttore generale. Questa pronuncia chiarisce la natura del procedimento e i rimedi a disposizione dei candidati che si ritengono ingiustamente esclusi.

I Fatti di Causa

Un dirigente medico, dopo essere stato escluso dalla terna finale di candidati per la direzione di una struttura complessa presso un grande ospedale metropolitano, decideva di adire le vie legali. Inizialmente, il Tribunale di primo grado gli dava ragione, annullando la procedura di selezione. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, respingendo il ricorso del medico. Secondo i giudici di secondo grado, il Tribunale aveva erroneamente confuso i requisiti di ammissione alla selezione con i criteri di valutazione soggettiva dei candidati. Il medico, non soddisfatto, proponeva quindi ricorso per Cassazione, lamentando che la sua anzianità di servizio, a suo dire, era stata usata come fattore determinante nel punteggio a suo svantaggio, mentre avrebbe dovuto essere un semplice requisito di ammissione. Sosteneva, inoltre, una violazione dei principi di correttezza e buona fede.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del dirigente medico, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per riaffermare con chiarezza la natura giuridica delle procedure di selezione per gli incarichi dirigenziali sanitari di secondo livello.

Le Motivazioni: La Natura non Concorsuale dell’Incarico Dirigenziale Medico

Il cuore della motivazione risiede in un punto cruciale: la procedura in esame non ha carattere concorsuale. A differenza di un concorso pubblico, che mira a stilare una graduatoria di merito basata su punteggi oggettivi, la selezione per un incarico dirigenziale medico si articola diversamente.

Esistono due fasi distinte:
1. Valutazione di idoneità: Una commissione di esperti valuta i curricula e svolge un colloquio con i candidati. Il suo scopo non è assegnare punteggi o creare una classifica, ma semplicemente individuare una rosa di professionisti “idonei” a ricoprire l’incarico, in base alle loro capacità professionali e manageriali.
2. Scelta fiduciaria: L’elenco degli idonei viene sottoposto al direttore generale, il quale, nell’ambito di questi nominativi, sceglie il candidato da nominare. Questa scelta è di carattere essenzialmente fiduciario ed è affidata alla sua responsabilità manageriale.

La Corte ha sottolineato che questo atto di conferimento ha natura negoziale di diritto privato. La scelta non si fonda su una graduatoria, ma sull’idoneità del candidato e sulla fiducia che il vertice aziendale ripone in lui per il raggiungimento degli obiettivi strategici.

Le Motivazioni: Il Ruolo della Correttezza e Buona Fede

Sebbene la scelta sia discrezionale e fiduciaria, non è arbitraria. Essa deve comunque rispettare i canoni di correttezza e buona fede, principi cardine del diritto privato. Tuttavia, la Corte ha chiarito un aspetto fondamentale: un’eventuale violazione di questi principi non comporta l’invalidità o l’annullamento dell’atto di nomina.

L’inosservanza dei doveri di correttezza può, al più, giustificare una richiesta di risarcimento del danno per “perdita di chance” da parte dei candidati non prescelti. Per ottenere tale risarcimento, però, il candidato escluso ha l’onere di allegare e dimostrare in modo specifico la sussistenza di una violazione dei canoni di buona fede e correttezza, e il conseguente danno subito. Nel caso di specie, il ricorrente non è riuscito a fornire tale prova.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre un’importante lezione pratica per tutti i professionisti del settore sanitario che aspirano a ruoli di vertice. È essenziale comprendere che la selezione per un incarico dirigenziale medico non segue le logiche di un concorso pubblico. La decisione finale è un atto manageriale basato sulla fiducia. Di conseguenza, eventuali contestazioni non possono mirare semplicemente all’annullamento della procedura, ma devono essere fondate su una solida dimostrazione della violazione dei principi di buona fede, al fine di ottenere un eventuale risarcimento del danno per la perdita di un’opportunità concreta.

La procedura di selezione per un incarico dirigenziale medico è un concorso pubblico?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che non ha natura concorsuale. Si tratta di una procedura che si conclude con una scelta di carattere fiduciario da parte del direttore generale da una rosa di candidati idonei.

Cosa succede se la scelta del direttore generale viola i principi di correttezza e buona fede?
Secondo la sentenza, tale violazione non causa l’annullamento dell’atto di conferimento dell’incarico. Può, tuttavia, giustificare una richiesta di risarcimento del danno per “perdita di chance” da parte dei candidati non prescelti, a condizione che ne dimostrino la violazione.

Che ruolo ha la commissione di esperti in questa procedura di selezione?
Il compito della commissione non è stilare una graduatoria con punteggi, ma predisporre un elenco di candidati ritenuti idonei sulla base dei requisiti di professionalità e delle capacità manageriali. La scelta finale spetta poi al direttore generale tra i nominativi indicati in questo elenco.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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