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Incarichi non autorizzati: chi recupera i compensi?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15517/2025, ha stabilito che la giurisdizione sulle controversie relative al recupero di compensi percepiti da un dipendente pubblico per incarichi non autorizzati spetta al Giudice Ordinario. Quando la Pubblica Amministrazione agisce direttamente per il recupero, come nel caso di un’ingiunzione di pagamento, la questione rientra nell’ambito del rapporto di lavoro privatizzato. La giurisdizione della Corte dei Conti sorge solo in caso di inerzia dell’amministrazione e su iniziativa del Procuratore contabile.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Incarichi non autorizzati: il recupero dei compensi è di competenza del Giudice Ordinario

La questione degli incarichi non autorizzati svolti dai dipendenti pubblici e il conseguente recupero delle somme percepite è un tema delicato che interseca diritto del lavoro e responsabilità contabile. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo a chi spetti la giurisdizione in questi casi: al Giudice Ordinario o alla Corte dei Conti? La risposta definisce il percorso che le amministrazioni devono seguire e le tutele per i lavoratori.

I fatti di causa

Un Comune emetteva un’ingiunzione di pagamento nei confronti di un proprio dipendente per ottenere la restituzione di una somma di oltre 42.000 euro. Tale importo era stato percepito dal lavoratore a titolo di compenso per un’attività professionale svolta in favore di terzi, in violazione dell’art. 53 del d.lgs. 165/2001, che vieta ai dipendenti pubblici di svolgere incarichi retribuiti senza la preventiva autorizzazione dell’amministrazione di appartenenza.

Il dipendente si opponeva all’ingiunzione davanti al Tribunale, il quale, così come la successiva Corte d’Appello, declinava la propria giurisdizione in favore della Corte dei Conti. Secondo i giudici di merito, la controversia riguardava un’ipotesi di responsabilità erariale. Il Comune, non condividendo tale impostazione, proponeva ricorso per cassazione, sostenendo la competenza del Giudice Ordinario.

La giurisdizione per gli incarichi non autorizzati secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Comune, ribaltando le decisioni dei gradi precedenti e affermando la giurisdizione del Giudice Ordinario. La Suprema Corte ha basato la sua decisione sul consolidato principio del cosiddetto “doppio binario”, che distingue nettamente l’azione dell’amministrazione da quella del Procuratore contabile.

Il principio del “doppio binario”

Il sistema prevede due percorsi paralleli e autonomi per sanzionare la percezione di compensi per incarichi non autorizzati:
1. Azione della Procura Contabile: Il Procuratore presso la Corte dei Conti può agire per accertare la responsabilità erariale del dipendente che ha omesso di versare i compensi percepiti all’amministrazione di appartenenza. Questa azione sorge, di regola, di fronte all’inerzia dell’amministrazione stessa nel recuperare le somme.
2. Azione dell’Amministrazione: Parallelamente, l’amministrazione datrice di lavoro ha una autonoma legittimazione ad agire direttamente per il recupero delle somme. Questa azione non si fonda su un danno erariale, ma sull’inadempimento di un’obbligazione che deriva direttamente dal rapporto di lavoro. Si tratta, in sostanza, dell’esercizio di poteri datoriali in un contesto di lavoro privatizzato.

La Corte ha chiarito che questi due percorsi non sono sovrapponibili: l’azione della Procura contabile è preclusa se l’amministrazione si è già attivata, e viceversa, per evitare il rischio di un doppio giudizio (bis in idem).

Le motivazioni

Nel caso specifico, il Comune non è rimasto inerte, ma ha agito prontamente emettendo un’ordinanza ingiunzione per recuperare i compensi. Questa iniziativa, ha sottolineato la Corte, è espressione dei poteri datoriali che l’ente esercita nell’ambito del rapporto di lavoro regolato dal diritto privato. Di conseguenza, la controversia nata dall’opposizione del dipendente a tale ingiunzione non ha i connotati di un giudizio di responsabilità erariale, ma si configura come una disputa di natura lavoristica.

La controversia, pertanto, rientra a pieno titolo nella giurisdizione del Giudice Ordinario, specificamente del giudice del lavoro, cui l’art. 63 del d.lgs. 165/2001 affida tutte le controversie relative ai rapporti di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni. L’azione del Comune si basa sull’adempimento di un’obbligazione nascente dal rapporto di lavoro, non sulla contestazione di un danno all’erario.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Innanzitutto, conferma che le pubbliche amministrazioni dispongono di uno strumento diretto ed efficace per recuperare i proventi degli incarichi non autorizzati, agendo nell’ambito dei propri poteri datoriali. In secondo luogo, chiarisce che il lavoratore che intenda contestare tale recupero deve rivolgersi al giudice del lavoro. Infine, ribadisce che la giurisdizione della Corte dei Conti in questa materia è residuale e si attiva solo in caso di inerzia dell’amministrazione, su impulso della Procura contabile. Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale volto a dare certezza ai percorsi procedurali e a distinguere nettamente le tutele del rapporto di lavoro dalla responsabilità per danno erariale.

A quale giudice spetta decidere sul recupero dei compensi per incarichi non autorizzati di un dipendente pubblico?
La giurisdizione spetta al Giudice Ordinario (giudice del lavoro) quando è la stessa Amministrazione a intraprendere l’azione di recupero, poiché la controversia riguarda obblighi derivanti dal rapporto di lavoro.

Cosa si intende per principio del “doppio binario” in questa materia?
Significa che esistono due percorsi giudiziari distinti e alternativi: uno davanti al Giudice Ordinario, attivato direttamente dall’Amministrazione datrice di lavoro, e uno davanti alla Corte dei Conti, promosso dal Procuratore contabile in caso di inerzia dell’Amministrazione, per accertare la responsabilità erariale.

Quando interviene la Corte dei Conti nei casi di incarichi non autorizzati?
La Corte dei Conti ha giurisdizione solo quando l’amministrazione di appartenenza rimane inerte e non si attiva per recuperare le somme percepite illecitamente dal dipendente. In tal caso, l’azione è promossa dal Procuratore contabile per danno erariale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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