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Incarichi dirigenziali: la valutazione comparativa

Un dirigente pubblico ha ottenuto un risarcimento per perdita di chance per non essere stato selezionato per un incarico. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, dichiarando inammissibile il ricorso dell’ente pubblico. Il punto centrale è l’obbligo per la Pubblica Amministrazione di effettuare una reale valutazione comparativa tra i candidati, non potendosi limitare a una valutazione individuale e discrezionale. La mancanza di tale procedura costituisce una condotta illegittima che può generare diritto al risarcimento.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Incarichi Dirigenziali: Obbligo di Valutazione Comparativa anche per Ruoli Fiduciari

La nomina di dirigenti nella Pubblica Amministrazione non può essere una scelta meramente discrezionale. Anche quando l’incarico ha una natura fiduciaria, l’ente è tenuto a seguire una procedura trasparente che includa una valutazione comparativa tra i candidati. Lo ha ribadito la Corte di Cassazione con una recente ordinanza, confermando il diritto al risarcimento del danno per ‘perdita di chance’ a favore di un dirigente escluso da una selezione non conforme ai principi di correttezza e imparzialità.

I Fatti del Caso: Un Dirigente Escluso dalla Selezione

Un dirigente di un’amministrazione regionale aveva citato in giudizio il proprio ente datore di lavoro, lamentando di essere stato illegittimamente escluso dal conferimento di vari incarichi dirigenziali in diversi periodi. Inizialmente, il Tribunale del Lavoro aveva riconosciuto le ragioni del dirigente solo per un secondo periodo, condannando l’ente a un risarcimento di oltre 57.000 euro per perdita di chance. La motivazione dei giudici di primo grado, poi confermata in Appello, era chiara: l’amministrazione aveva sì valutato i candidati, ma solo uti singuli, cioè singolarmente, senza effettuare il necessario confronto tra i loro profili professionali per determinare chi fosse il più idoneo. Contro la sentenza d’appello, l’ente pubblico ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte: la Valutazione Comparativa è Imprescindibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’amministrazione regionale, consolidando un principio fondamentale per il pubblico impiego. I giudici hanno respinto i motivi di ricorso dell’ente, che tentava di giustificare la mancata comparazione sostenendo la natura altamente discrezionale e fiduciaria degli incarichi dirigenziali. La Corte ha chiarito che l’accertamento sulla mancata valutazione comparativa è una questione di fatto, decisa dai giudici di merito e non sindacabile in sede di legittimità. Inoltre, ha sottolineato la contraddittorietà delle difese dell’ente, che da un lato affermava di aver effettuato la comparazione e dall’altro ne negava la necessità.

Le Motivazioni

Sul piano normativo, la Corte ha ribadito che il conferimento di un incarico dirigenziale è un atto di natura negoziale che deve rispettare i principi di correttezza e buona fede (artt. 1175 e 1375 c.c.). Nel settore pubblico, questi principi sono rafforzati dai criteri di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione (art. 97 Cost.).
La normativa di settore (in particolare l’art. 19 del D.Lgs. 165/2001) impone una procedura selettiva che si concluda con un provvedimento adeguatamente motivato, che illustri sia i criteri adottati sia le ragioni della scelta. Questo implica, inevitabilmente, un confronto tra i candidati. La cosiddetta ‘natura fiduciaria’ dell’incarico non può trasformarsi in un potere arbitrario, ma deve essere esercitata all’interno di una cornice di legalità e trasparenza.
La Corte ha inoltre dichiarato inefficace il ricorso incidentale presentato dal dirigente, in quanto tardivo e subordinato all’ammissibilità del ricorso principale, che è stata negata.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione per tutte le Pubbliche Amministrazioni. La discrezionalità nel conferire incarichi dirigenziali non è assoluta. L’obbligo di effettuare una valutazione comparativa è uno strumento essenziale per garantire trasparenza, imparzialità e merito, come imposto dalla Costituzione e dalle leggi sul pubblico impiego. Omettere tale procedura non solo vizia l’atto di nomina, ma espone l’amministrazione al rischio concreto di dover risarcire i candidati ingiustamente esclusi per la perdita della possibilità di ottenere l’incarico.

Una Pubblica Amministrazione può evitare una valutazione comparativa per un incarico dirigenziale, sostenendo che si tratta di una scelta discrezionale e fiduciaria?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, anche per incarichi di natura fiduciaria, l’amministrazione è obbligata a svolgere una procedura selettiva che includa una valutazione comparativa tra i candidati, nel rispetto dei principi di correttezza, buona fede e imparzialità, motivando adeguatamente la propria scelta.

Cosa succede se un’amministrazione valuta i candidati solo singolarmente (uti singuli) senza confrontarli tra loro?
Questa condotta è considerata illegittima. Se un candidato escluso dimostra di aver avuto una concreta possibilità di ottenere l’incarico, l’amministrazione può essere condannata al risarcimento del danno per perdita di chance.

Cos’è un ricorso incidentale tardivo e quale è la sua sorte se il ricorso principale viene dichiarato inammissibile?
È un ricorso presentato dalla parte resistente oltre i termini ordinari, la cui efficacia dipende dall’ammissibilità del ricorso principale. Come stabilito dall’art. 334 c.p.c. e confermato in questo caso, se il ricorso principale è dichiarato inammissibile, il ricorso incidentale tardivo perde ogni efficacia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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