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Incarichi dirigenziali: giurisdizione e criteri

Un candidato ha impugnato la procedura di selezione per un incarico dirigenziale nel settore pubblico, contestando la giurisdizione del giudice e diverse presunte irregolarità. La Corte d’Appello ha confermato la giurisdizione del giudice ordinario per gli incarichi dirigenziali nel pubblico impiego privatizzato, ribaltando la decisione di primo grado. Tuttavia, ha respinto nel merito tutte le censure del ricorrente, affermando la legittimità delle scelte discrezionali della commissione esaminatrice in assenza di una manifesta irragionevolezza.

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Incarichi dirigenziali nel pubblico impiego: quando decide il Giudice Ordinario?

Una recente sentenza della Corte d’Appello di Bologna ha affrontato una questione cruciale per il pubblico impiego: la gestione e l’impugnazione delle procedure di selezione per incarichi dirigenziali. La decisione chiarisce un punto fondamentale sulla giurisdizione e traccia i confini del controllo del giudice sulle valutazioni delle commissioni esaminatrici. Il caso riguardava un candidato che, escluso da una selezione, aveva contestato l’intera procedura, dall’illegittimità della commissione alla parzialità dei criteri di valutazione.

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Un aspirante dirigente aveva partecipato a una selezione per la “direzione del servizio Servizi Sociali” presso un ente pubblico. Dopo l’assegnazione dell’incarico a un altro candidato, aveva avviato una causa per far dichiarare l’illegittimità della procedura e la nullità dell’atto di nomina. In subordine, chiedeva un risarcimento del danno per perdita di chance. Il Tribunale di primo grado, tuttavia, aveva declinato la propria giurisdizione, ritenendo competente il giudice amministrativo.

La Decisione della Corte d’Appello sugli incarichi dirigenziali

La Corte d’Appello ha ribaltato la decisione iniziale sulla giurisdizione ma ha respinto nel merito le doglianze del ricorrente. Vediamo i passaggi chiave.

Giurisdizione: Il Giudice Ordinario è Competente

Il punto più significativo della sentenza è la conferma della giurisdizione del giudice ordinario. La Corte ha applicato la più recente e consolidata giurisprudenza della Cassazione a Sezioni Unite (sentenza n. 18653/2024). Secondo tale orientamento, tutte le controversie relative alle fasi del rapporto di lavoro pubblico privatizzato, incluse assunzione e conferimento di incarichi dirigenziali, spettano al giudice ordinario (nella sua funzione di giudice del lavoro). La competenza del giudice amministrativo è limitata in via residuale alle sole procedure concorsuali pubbliche, intese come quelle strumentali alla costituzione del rapporto di lavoro con la P.A. La selezione in esame, non essendo un concorso pubblico in senso stretto, rientrava a pieno titolo nella sfera del giudice ordinario.

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Una volta affermata la propria competenza, la Corte ha esaminato le critiche del ricorrente alla procedura selettiva, rigettandole una per una.

1. Criteri di Valutazione: Il ricorrente lamentava che l’avviso non specificasse i criteri. La Corte ha ritenuto legittimo che l’avviso demandasse alla commissione il compito di definirli, come previsto dalla normativa per le selezioni.
2. Composizione della Commissione: La critica sulla presunta mancanza di “esperti” è stata respinta. La Corte ha chiarito che la normativa da applicare era quella del regolamento comunale, meno stringente di quella per i concorsi pubblici, e i componenti nominati possedevano i requisiti richiesti.
3. Delega di Funzioni: L’atto di nomina della commissione, firmato da un funzionario delegato e non dal dirigente apicale, è stato considerato valido in virtù delle norme sulla delega di funzioni nella P.A. (art. 17, D.Lgs. 165/2001).
4. Dichiarazione di Incompatibilità: La Corte ha ritenuto corretto che i commissari avessero reso la dichiarazione di assenza di conflitti di interesse solo dopo aver ricevuto l’elenco dei candidati, essendo quello il primo momento utile per una verifica effettiva.

Le altre censure, relative a presunte parzialità e valutazioni ingiuste, sono state liquidate come mere congetture, non supportate da prove concrete di manifesta irragionevolezza o illogicità.

Le motivazioni

La Corte fonda la sua decisione su una distinzione netta tra atti di macro-organizzazione (di competenza del giudice amministrativo) e atti di gestione del rapporto di lavoro (di competenza del giudice ordinario). Il conferimento di incarichi dirigenziali rientra in questa seconda categoria. Nel merito, il principio cardine è quello della discrezionalità tecnica della commissione esaminatrice. Il giudice non può sostituire la propria valutazione a quella della commissione, che gode di autonomia nelle sue analisi. L’intervento del giudice è ammesso solo in presenza di vizi palesi, come l’irragionevolezza manifesta, la palese illogicità, il travisamento dei fatti o un’evidente disparità di trattamento. Nel caso di specie, il ricorrente non è riuscito a dimostrare l’esistenza di tali vizi, e le sue lamentele sono rimaste a livello di apprezzamenti soggettivi.

Le conclusioni

La sentenza offre due importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, consolida il principio che le controversie sugli incarichi dirigenziali successivi all’instaurazione del rapporto di lavoro pubblico privatizzato sono di competenza del giudice ordinario. In secondo luogo, ribadisce che il sindacato del giudice sulle decisioni delle commissioni esaminatrici è un controllo di legittimità “esterno” e non di merito. Chi intende impugnare una selezione deve dimostrare non una semplice valutazione che non condivide, ma un vizio grave e palese che mini alla radice la logicità e la correttezza dell’operato della commissione.

Quale giudice ha giurisdizione sulle controversie relative al conferimento di incarichi dirigenziali nel pubblico impiego privatizzato?
Secondo la sentenza, la giurisdizione spetta al giudice ordinario. La competenza del giudice amministrativo è limitata in via residuale alle sole procedure concorsuali pubbliche strumentali alla costituzione del rapporto di lavoro.

Una commissione esaminatrice può definire i criteri di valutazione dei candidati dopo la pubblicazione dell’avviso di selezione?
Sì. La Corte ha ritenuto legittimo che l’avviso di selezione demandasse alla commissione il compito di stabilire i criteri di valutazione di dettaglio, purché ciò avvenga prima dell’inizio delle prove, come previsto dalla normativa di riferimento.

Il giudice può annullare la scelta di una commissione perché non condivide la valutazione data a un candidato?
No. Il giudice non può entrare nel merito della valutazione tecnica e discrezionale della commissione. Può annullare la decisione solo se questa appare manifestamente irragionevole, illogica, basata su un errore di fatto evidente o palesemente discriminatoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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