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Inammissibilità ricorso cassazione: l’esposizione

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i requisiti di ammissibilità del ricorso, dichiarando l’inammissibilità ricorso cassazione in un caso di rivendicazione immobiliare a causa di un grave ‘deficit espositivo’. La Corte ha stabilito che un ricorso confuso, che non espone chiaramente i fatti e i motivi di diritto, viola il principio di autosufficienza e non può essere esaminato nel merito, condannando il ricorrente al pagamento delle spese.

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Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando la Chiarezza Diventa Sostanza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del processo civile: la chiarezza e la completezza dell’atto di ricorso non sono un mero formalismo, ma un requisito sostanziale. Il caso in esame, relativo a una complessa vicenda di rivendicazione immobiliare, si è concluso con una declaratoria di inammissibilità del ricorso per cassazione a causa di un grave ‘deficit espositivo’. Questa decisione offre spunti preziosi sull’importanza del principio di autosufficienza e sulle conseguenze di un’esposizione confusa dei motivi di impugnazione.

La Vicenda Processuale

La controversia trae origine da una complessa serie di trasferimenti di proprietà di un fondo. Gli attori, eredi del proprietario originario, avevano agito in giudizio per rivendicare la proprietà del terreno, sostenendo la nullità di alcuni atti di compravendita successivi a due contratti preliminari. Il Tribunale di primo grado aveva accolto in parte le loro domande, dichiarando l’inefficacia di due contratti e ordinando la restituzione dei beni. La Corte d’Appello, successivamente, aveva confermato la decisione di primo grado, rigettando l’appello proposto da alcune delle controparti.

I Motivi del Ricorso e l’Inammissibilità Ricorso Cassazione

Uno dei soccombenti in appello ha proposto ricorso per cassazione, affidandolo a quattro motivi con cui lamentava violazioni di norme processuali e di diritto. In particolare, il ricorrente contestava la competenza, l’omesso esame di fatti decisivi, la composizione del collegio giudicante in appello e la mancata considerazione di risultanze processuali derivanti da altri giudizi.

Tuttavia, la Corte di Cassazione non è nemmeno entrata nel merito di tali censure. Il ricorso è stato giudicato inammissibile per una ragione pregiudiziale: il ‘deficit espositivo’. La Corte ha rilevato come l’atto fosse scritto in modo confuso, non delineando in modo chiaro i fatti di causa, le domande proposte dalle parti nei vari gradi di giudizio e, soprattutto, l’oggetto specifico delle doglianze rivolte alla Corte Suprema.

Le Motivazioni della Corte

La decisione della Cassazione si fonda sull’art. 366, primo comma, n. 3, del codice di procedura civile e sul consolidato principio di autosufficienza del ricorso. I giudici hanno spiegato che la funzione di tale requisito non è un mero formalismo, ma serve a consentire alla Corte di ‘percepire con una certa immediatezza il fatto sostanziale e lo svolgimento del fatto processuale’.

Il ricorso deve contenere un’esposizione chiara e sintetica dei fatti, delle pretese delle parti, delle eccezioni e delle argomentazioni della sentenza impugnata. Questo permette ai giudici di comprendere il significato e la portata delle censure senza dover accedere ad altre fonti o atti del processo.

Nel caso specifico, il ricorrente non solo aveva descritto i fatti in modo confuso, ma aveva affidato le sue argomentazioni a riferimenti generici ad altri procedimenti, anche penali, e a documenti non precisati, la cui pertinenza non era stata chiarita. Questa modalità espositiva ha reso impossibile per la Corte comprendere le reali violazioni di legge lamentate, portando inevitabilmente alla declaratoria di inammissibilità dell’intero ricorso.

Conclusioni

L’ordinanza in commento rappresenta un monito fondamentale per tutti gli operatori del diritto. La redazione di un ricorso per cassazione richiede rigore, chiarezza e completezza. Un atto confuso, oscuro o incompleto non supera il vaglio di ammissibilità, vanificando le ragioni del ricorrente, anche se potenzialmente fondate nel merito. La chiarezza espositiva non è un accessorio, ma il veicolo indispensabile per sottoporre le proprie ragioni al giudizio di legittimità. La conseguenza, come in questo caso, non è solo la fine del processo, ma anche la condanna al pagamento delle spese legali e al versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

Perché un ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile se non rispetta i requisiti formali previsti dalla legge, come quelli indicati nell’art. 366 del codice di procedura civile. Tra questi, vi è l’obbligo di esporre in modo chiaro e completo i fatti di causa e i motivi di ricorso (principio di autosufficienza).

Cosa si intende per ‘deficit espositivo’ di un ricorso?
Per ‘deficit espositivo’ si intende la stesura confusa, incompleta o poco chiara del ricorso, che impedisce alla Corte di Cassazione di comprendere immediatamente i fatti della controversia, le posizioni delle parti e il contenuto specifico delle censure mosse contro la sentenza impugnata, senza dover consultare altri atti.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile?
La conseguenza principale è che la Corte non esamina il merito della questione, rigettando il ricorso per motivi procedurali. Inoltre, la parte ricorrente viene condannata al pagamento delle spese processuali in favore delle controparti e, come stabilito dall’art. 13, comma 1-quater, del D.P.R. 115/2002, al versamento di un ulteriore importo pari al contributo unificato dovuto per il ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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