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Inammissibilità in rito: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 922/2024, ha stabilito un importante principio in materia di procedure concorsuali. Se un Tribunale dichiara una domanda di concordato preventivo inammissibile per motivi puramente procedurali (inammissibilità in rito) e la Corte d’appello ritiene invece che tale domanda sia proceduralmente ammissibile, quest’ultima non può decidere direttamente nel merito. Deve, invece, rimettere la causa al giudice di primo grado. La decisione riafferma la competenza funzionale ed esclusiva del Tribunale nella valutazione dell’ammissione alle procedure concorsuali, garantendo il principio del doppio grado di giurisdizione.

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Inammissibilità in rito: La Cassazione traccia il confine tra Tribunale e Appello

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 922/2024) getta luce su un aspetto cruciale della procedura fallimentare, chiarendo i poteri della Corte d’appello di fronte a una declaratoria di inammissibilità in rito di una domanda di concordato preventivo. La decisione riafferma la centralità del Tribunale e garantisce il corretto svolgimento del processo, impedendo al giudice del reclamo di ‘sostituirsi’ a quello di primo grado nella valutazione di merito. Questo principio è fondamentale per tutelare il diritto delle parti al doppio grado di giurisdizione.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale è complessa e si articola in più fasi. Una società in liquidazione presenta una domanda di concordato preventivo. Tuttavia, a seguito di una segnalazione del commissario giudiziale circa la possibile sussistenza di atti di frode, la società rinuncia alla domanda. Contemporaneamente, il Pubblico Ministero presenta un’istanza di fallimento. A questo punto, la società deposita una seconda, nuova domanda di concordato.

Il Tribunale, chiamato a decidere, dichiara il fallimento della società. Ritiene la seconda domanda di concordato inammissibile in rito, poiché proposta quando era ancora pendente la prima procedura e dopo l’iniziativa del P.M. La Corte d’appello, investita del reclamo, adotta un approccio diverso: pur ritenendo la seconda domanda ammissibile in rito, procede a esaminarla nel merito, concludendo per la sua inammissibilità sostanziale, in quanto non sanava i vizi che avevano caratterizzato la prima proposta. Contro questa decisione, la società ricorre in Cassazione.

L’errata valutazione sulla inammissibilità in rito da parte della Corte d’appello

Il motivo centrale del ricorso accolto dalla Cassazione riguarda l’eccesso di potere della Corte d’appello. Il Tribunale si era fermato a una valutazione preliminare, dichiarando l’inammissibilità in rito della domanda di concordato, senza scendere nel merito. La Corte d’appello, invece, superando questo primo ostacolo e ritenendo la domanda proceduralmente ammissibile, ha compiuto un passo ulteriore che non le competeva: ha analizzato la sostanza della proposta concordataria, decretandone l’inammissibilità nel merito.

In questo modo, secondo la Suprema Corte, il giudice del reclamo ha invaso un’area di competenza funzionale esclusiva del Tribunale. La valutazione sull’ammissione a una procedura concorsuale, con tutte le statuizioni che ne conseguono, è un compito che la legge affida inderogabilmente al giudice di primo grado.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha affermato un principio di diritto chiaro e fondamentale. La pendenza di una procedura di concordato preventivo costituisce un ostacolo temporaneo alla dichiarazione di fallimento. Se il Tribunale si pronuncia sulla domanda di concordato dichiarandola inammissibile solo per ragioni procedurali, e la Corte d’appello in sede di reclamo ribalta questa decisione, si ripristina quell’ostacolo. A questo punto, la Corte d’appello non può decidere autonomamente nel merito, ma deve necessariamente rimettere la causa al Tribunale.

Questa regola costituisce un’eccezione al normale carattere devolutivo dell’appello, giustificata dalla competenza funzionale, inderogabile ed esclusiva attribuita al Tribunale in materia di ammissione alle procedure concorsuali. In altre parole, il sistema processuale esige che sia il Tribunale, e solo esso, a compiere per primo la valutazione di merito sulla domanda di concordato, disponendone eventualmente l’apertura e adottando i provvedimenti conseguenti.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Annulla la sentenza della Corte d’appello e rinvia la causa al Tribunale, che dovrà procedere a un nuovo esame della domanda di concordato, questa volta entrando nel merito. Questo verdetto rafforza la struttura del processo fallimentare e la chiara distinzione di ruoli tra i diversi gradi di giudizio. Assicura che ogni questione sia decisa dall’organo giurisdizionale competente, tutelando il principio del doppio grado di giurisdizione: ogni parte ha diritto a che il merito della propria causa sia vagliato da due giudici diversi. Per le imprese e i professionisti, ciò significa maggiore certezza procedurale e la garanzia che le complesse valutazioni di ammissibilità di un concordato preventivo siano sempre, in prima battuta, di competenza del Tribunale.

Se il tribunale dichiara una domanda di concordato inammissibile per motivi procedurali (in rito), la Corte d’appello può esaminarla nel merito?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che se la Corte d’appello non concorda con la decisione di inammissibilità procedurale, deve rimettere la causa al tribunale perché sia quest’ultimo a valutarla nel merito. Non può deciderla direttamente.

Qual è il fondamento di questa decisione?
La decisione si fonda sulla competenza funzionale, inderogabile ed esclusiva del tribunale per la pronuncia del provvedimento di ammissione a una procedura concorsuale. Scavalcare questo passaggio violerebbe la struttura del processo e il principio del doppio grado di giurisdizione.

Cosa succede dopo questa ordinanza della Cassazione?
La sentenza della Corte d’appello è stata annullata (cassata). La causa è stata rinviata al Tribunale, in diversa composizione, che dovrà riesaminare la domanda di concordato, questa volta entrando nel merito della sua ammissibilità e attenendosi ai principi stabiliti dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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