LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità del ricorso: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato da un Ente Provinciale contro una società concessionaria autostradale. La controversia riguardava la giurisdizione in materia di sanzioni per occupazione di suolo pubblico. La Corte ha stabilito che la sentenza del Consiglio di Stato, che aveva affermato la giurisdizione amministrativa, doveva essere impugnata immediatamente. Non avendolo fatto, la questione era divenuta definitiva, rendendo tardiva e quindi inammissibile l’impugnazione successiva.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Inammissibilità del ricorso: la Cassazione ribadisce i termini per impugnare le sentenze sulla giurisdizione

Una recente ordinanza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una complessa vicenda legale, chiarendo un principio fondamentale di procedura civile: le sentenze che decidono una questione di giurisdizione e rimettono la causa al primo giudice sono definitive su quel punto e devono essere impugnate immediatamente. La mancata impugnazione tempestiva comporta la formazione del giudicato sulla giurisdizione, rendendo tardiva e inaccoglibile ogni successiva contestazione. Questo caso evidenzia l’importanza cruciale del rispetto dei termini processuali e le conseguenze derivanti dall’inammissibilità del ricorso.

I fatti di causa

La controversia trae origine da un verbale di accertamento emesso da un Ente Provinciale nei confronti di una nota società concessionaria autostradale. L’Ente contestava alla società l’occupazione abusiva dello spazio aereo sovrastante una strada provinciale, realizzata tramite un pontone autostradale, senza la necessaria concessione e senza aver corrisposto il relativo canone di occupazione (COSAP) per l’anno 2013.

La società concessionaria ha impugnato il verbale dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR). Il TAR, accogliendo un’eccezione dell’Ente, ha dichiarato il proprio difetto di giurisdizione, ritenendo competente il giudice ordinario, poiché l’atto era finalizzato principalmente all’irrogazione di una sanzione pecuniaria.

La società ha appellato tale decisione dinanzi al Consiglio di Stato. Quest’ultimo, con una prima sentenza del 2019, ha ribaltato la pronuncia del TAR, affermando la sussistenza della giurisdizione del giudice amministrativo e ha rinviato la causa al TAR per la decisione nel merito. Crucialmente, l’Ente Provinciale non ha impugnato questa sentenza sulla giurisdizione dinanzi alla Corte di Cassazione.

Il processo è quindi proseguito dinanzi al TAR, che ha rigettato il ricorso della società. La vicenda è tornata al Consiglio di Stato, che, con una seconda e definitiva sentenza del 2023, ha accolto l’appello della società, annullando il verbale di accertamento. Solo a questo punto l’Ente Provinciale ha proposto ricorso per cassazione, contestando sia la decisione di merito sia, nuovamente, la sentenza del 2019 sulla giurisdizione.

La questione dell’inammissibilità del ricorso per tardività

Il nodo centrale su cui le Sezioni Unite sono state chiamate a pronunciarsi è stata l’eccezione di inammissibilità del ricorso sollevata dalla società concessionaria. Secondo la società, l’Ente avrebbe dovuto impugnare la sentenza del Consiglio di Stato del 2019, che decideva la questione di giurisdizione, entro i termini di legge. Non facendolo, quella decisione sarebbe passata in giudicato, precludendo ogni ulteriore discussione sul punto.

L’Ente Provinciale, invece, sosteneva la possibilità di impugnare congiuntamente la sentenza sulla giurisdizione insieme a quella definitiva sul merito, in base a un orientamento giurisprudenziale ritenuto superato.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

Le Sezioni Unite hanno accolto in pieno l’eccezione della società, dichiarando inammissibili i primi due motivi di ricorso relativi alla giurisdizione. La Corte ha richiamato il proprio consolidato orientamento, inaugurato con la sentenza n. 25774 del 2015, secondo cui la sentenza con cui il giudice d’appello riforma o annulla la decisione di primo grado sulla giurisdizione e rimette la causa al giudice ‘a quo’ è una sentenza definitiva. Essa, infatti, conclude il giudizio d’appello, esaurisce il potere decisorio di quel giudice su quel gravame e, pertanto, deve essere immediatamente impugnata con ricorso per cassazione.

La Corte ha chiarito che tale pronuncia, risolvendo in modo definitivo la questione di giurisdizione per quella fase del processo, non rientra tra le sentenze non definitive su mere questioni pregiudiziali. Di conseguenza, la mancata tempestiva impugnazione della sentenza del Consiglio di Stato del 2019 ne ha determinato il passaggio in giudicato, cristallizzando la competenza del giudice amministrativo per l’intera controversia. Il tentativo dell’Ente di rimettere in discussione la giurisdizione solo dopo la sentenza finale di merito del 2023 è stato quindi giudicato tardivo e, come tale, inammissibile.

La Corte ha inoltre rigettato il terzo motivo di ricorso, con cui l’Ente lamentava un eccesso di potere giurisdizionale da parte del Consiglio di Stato. I giudici hanno stabilito che il Consiglio di Stato non aveva ‘creato’ una nuova norma, ma si era limitato a interpretare il quadro normativo esistente, un’attività che rientra pienamente nella legittima funzione del giudice e non configura uno sconfinamento di potere.

Conclusioni

L’ordinanza in commento riafferma un principio procedurale di massima importanza: la stabilità delle decisioni sulla giurisdizione. Le parti coinvolte in un contenzioso devono prestare la massima attenzione alle sentenze che, pur non definendo il merito, risolvono la questione della competenza giurisdizionale. Tali pronunce, se emesse in grado di appello con rinvio al primo giudice, sono immediatamente esecutive e devono essere impugnate senza indugio. In caso contrario, la porta per contestare la giurisdizione si chiude definitivamente, con conseguenze decisive sull’esito del giudizio, come dimostra l’inammissibilità del ricorso in questo caso.

Quando una sentenza sulla giurisdizione diventa definitiva e non più impugnabile?
Secondo la Corte di Cassazione, una sentenza del giudice d’appello (come il Consiglio di Stato) che risolve la questione di giurisdizione e rinvia la causa al giudice di primo grado è una sentenza definitiva su quel punto. Pertanto, deve essere immediatamente impugnata dinanzi alla Corte di Cassazione. Se non viene impugnata nei termini di legge, la decisione sulla giurisdizione passa in giudicato e non può più essere contestata.

Perché il ricorso dell’Ente Provinciale è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato presentato tardivamente. L’Ente Provinciale avrebbe dovuto impugnare la prima sentenza del Consiglio di Stato del 2019, che aveva affermato la giurisdizione amministrativa, subito dopo la sua pubblicazione. Avendo atteso la conclusione del giudizio di merito per presentare ricorso, la questione di giurisdizione era ormai coperta da giudicato, rendendo inammissibile ogni successiva impugnazione su quel tema.

Un giudice può essere accusato di ‘eccesso di potere giurisdizionale’ per aver interpretato una legge?
No. La Corte ha chiarito che l’eccesso di potere giurisdizionale si configura solo quando un giudice ‘crea’ una norma dal nulla, invadendo la sfera del legislatore. L’attività di interpretazione di una disposizione di legge, anche se estensiva o analogica, rientra pienamente nelle funzioni del giudice e attiene alla legittimità del suo operato, non alla sussistenza stessa del suo potere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati