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Inammissibilità appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una decisione di inammissibilità appello. Il caso riguarda una condanna per danni derivanti da circonvenzione di incapace. La Corte chiarisce che, a seguito della declaratoria di inammissibilità dell’appello per mancanza di ragionevole probabilità di accoglimento, non è possibile denunciare in Cassazione l’omesso esame di un fatto decisivo, come previsto dall’art. 348-ter c.p.c.

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Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Inammissibilità Appello: Quando la Cassazione Chiude la Porta

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sui limiti del ricorso in Cassazione a seguito di una dichiarazione di inammissibilità appello. Quando un appello viene respinto in via preliminare perché ritenuto privo di una ‘ragionevole probabilità di essere accolto’, le vie per contestare la sentenza di primo grado si restringono notevolmente. La Suprema Corte, con questa decisione, ribadisce la funzione di filtro dell’art. 348-ter del codice di procedura civile e le sue severe conseguenze.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di primo grado. Due soggetti erano stati condannati a risarcire una cospicua somma (oltre 350.000 euro) all’erede di una persona anziana. Secondo il Tribunale, i due avevano illecitamente approfittato della condizione di incapacità della defunta, inducendola a redigere un testamento a loro favore e appropriandosi indebitamente dei suoi beni.

In precedenza, un procedimento penale per gli stessi fatti si era concluso con una declaratoria di prescrizione, ma con una condanna degli imputati al risarcimento dei danni in sede civile. Il Tribunale civile, basandosi anche sugli effetti di quel giudicato penale, aveva liquidato il danno. I condannati avevano proposto appello, ma la Corte d’Appello lo aveva dichiarato inammissibile ai sensi dell’art. 348-ter c.p.c., ritenendo che l’impugnazione non avesse alcuna ragionevole probabilità di successo.

Contro questa ordinanza e la sentenza di primo grado, i soccombenti hanno quindi proposto ricorso per Cassazione, sollevando tre motivi di impugnazione.

L’inammissibilità dell’appello e i suoi effetti sul ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, basando la sua decisione proprio sulle conseguenze procedurali derivanti dalla precedente declaratoria di inammissibilità appello. Il punto centrale è il divieto, sancito dall’art. 348-ter, comma 4, c.p.c., di proporre ricorso per Cassazione per il motivo di ‘omesso esame circa un fatto decisivo per il giudizio’ (art. 360, n. 5, c.p.c.) quando si è in presenza di una cosiddetta ‘doppia conforme’, ovvero quando sia la sentenza di primo grado che la decisione sull’appello (in questo caso, l’ordinanza di inammissibilità) giungono alla medesima conclusione.

I ricorrenti avevano tentato di contestare la valutazione dei fatti compiuta dal primo giudice, ad esempio sostenendo che non fosse stata data importanza a una corrispondenza della defunta o che il testamento fosse stato interpretato erroneamente. Tuttavia, la Cassazione ha ritenuto tali motivi inammissibili proprio in applicazione di tale divieto.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che, una volta che l’appello è dichiarato inammissibile per mancanza di probabilità di accoglimento, l’unico modo per contestare tale ordinanza in Cassazione è denunciare vizi propri dell’ordinanza stessa, non criticare nuovamente la sentenza di primo grado. I ricorrenti, invece, avevano ignorato l’ordinanza d’appello e riproposto censure contro la decisione del Tribunale, come se l’appello non fosse mai stato filtrato.

Inoltre, la Cassazione ha evidenziato come le censure fossero, in ogni caso, infondate nel merito. La Corte territoriale aveva correttamente sottolineato che, senza le condotte illecite dei ricorrenti (circonvenzione di incapace e appropriazione indebita), la defunta non avrebbe mai redatto quel testamento. Di conseguenza, l’intera sua eredità sarebbe andata all’unico erede legittimo, dante causa della controparte. Per la Corte, la questione se il lascito fosse a titolo di erede o di legato era irrilevante ai fini del risarcimento, poiché il danno derivava dall’aver indotto la testatrice, con volontà viziata, a redigere un atto che altrimenti non avrebbe compiuto.

Le Conclusioni

La decisione riafferma con forza il principio secondo cui l’istituto dell’inammissibilità appello non è una mera formalità, ma un filtro processuale che preclude determinate censure in sede di legittimità. Chi subisce una tale declaratoria non può semplicemente riproporre in Cassazione le stesse critiche mosse al giudice di primo grado, ma deve concentrarsi su eventuali vizi procedurali dell’ordinanza di inammissibilità. La sentenza serve da monito sulla necessità di calibrare attentamente le strategie difensive nei diversi gradi di giudizio, tenendo conto delle preclusioni che possono derivare dalle decisioni interlocutorie. Infine, la condanna dei ricorrenti per lite temeraria (ex art. 96 c.p.c.) sottolinea la disapprovazione dell’ordinamento per i ricorsi palesemente infondati e dilatori.

Cosa succede se un appello viene dichiarato inammissibile perché non ha una ragionevole probabilità di successo?
La sentenza di primo grado viene di fatto confermata. Inoltre, si applica una restrizione al successivo ricorso per Cassazione: non è più possibile lamentare l’omesso esame di un fatto decisivo che è stato oggetto di discussione tra le parti.

È possibile contestare la valutazione dei fatti del primo giudice in Cassazione dopo una declaratoria di inammissibilità dell’appello?
No, non è possibile farlo attraverso il motivo previsto dall’art. 360, n. 5, c.p.c. (omesso esame di un fatto decisivo). Il ricorso in Cassazione può essere proposto solo contro l’ordinanza di inammissibilità per vizi propri di quest’ultima, o per gli altri motivi previsti dall’art. 360 c.p.c. che non siano preclusi.

Ai fini del risarcimento del danno, è rilevante distinguere se un lascito testamentario è a titolo di erede o di legato, se il testamento è frutto di circonvenzione di incapace?
Secondo la Corte, in un caso come questo, la distinzione è irrilevante. Una volta accertato che l’atto di ultima volontà è stato redatto a causa della condotta illecita, il danno risarcibile comprende tutte le conseguenze negative di tale atto, a prescindere dalla qualificazione tecnica della disposizione testamentaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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