LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inadempimento locazione: chi ha la colpa?

Un conduttore sospendeva il pagamento del canone a causa di vizi dell’immobile che ne limitavano il godimento. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito, stabilendo che l’inadempimento del conduttore (mancato pagamento) era più grave di quello del locatore (aver taciuto i vizi). La sentenza sottolinea come l’autoriduzione del canone debba essere proporzionata e conforme a buona fede, chiarendo la gerarchia delle colpe in un caso di inadempimento locazione reciproco.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Inadempimento Locazione: Canone Non Pagato vs. Vizi dell’Immobile, la Decisione della Cassazione

L’inadempimento locazione è una delle problematiche più frequenti nel diritto immobiliare. Cosa succede quando sia il locatore che il conduttore sono inadempienti? Chi ha ragione se l’inquilino smette di pagare il canone a causa di vizi dell’immobile taciuti dal proprietario? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un’analisi cruciale su come bilanciare le rispettive colpe, stabilendo un principio di proporzionalità e buona fede.

I Fatti del Caso: Una Controversia tra Locatore e Conduttore

La vicenda ha origine da un contratto di locazione stipulato nel 2014. Una società conduttrice citava in giudizio la società locatrice, chiedendo la risoluzione del contratto. Il motivo? La locatrice aveva omesso di comunicare che l’immobile non era pienamente fruibile a causa di immissioni provenienti da un impianto di climatizzazione di sua proprietà, che costringevano a tenere le finestre chiuse.

Parallelamente, la società locatrice avviava un procedimento di sfratto per morosità nei confronti della conduttrice, la quale aveva smesso di corrispondere interamente i canoni. I due procedimenti venivano riuniti.

Il Tribunale di primo grado dava ragione alla conduttrice, condannando la locatrice a un risarcimento di 5.000,00 Euro. La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava completamente la decisione.

La Decisione della Corte d’Appello: La Comparazione degli Inadempimenti

La Corte territoriale, chiamata a valutare il caso, ha effettuato una comparazione tra i comportamenti delle parti. Da un lato, c’era l’inadempimento della locatrice, che aveva violato il dovere di buona fede tacendo la problematica delle immissioni. Dall’altro, c’era l’inadempimento della conduttrice, che non solo si era autoridotta il canone del 40%, ma aveva anche smesso del tutto di pagare le mensilità di aprile e maggio 2018, pur continuando a utilizzare i locali.

Secondo i giudici d’appello, il mancato pagamento dei canoni costituiva un inadempimento di maggiore gravità. La riduzione del 40% è stata giudicata “eccessiva e non conforme a buona fede”, portando alla risoluzione del contratto per colpa della conduttrice e alla sua condanna al pagamento dei canoni arretrati e degli oneri accessori.

L’analisi della Cassazione sull’inadempimento locazione

La società conduttrice ha quindi proposto ricorso per cassazione, basato su quattro motivi principali, tutti respinti dalla Suprema Corte.

Motivo 1: La Domanda di Pagamento dei Canoni

Il ricorrente sosteneva che la richiesta di pagamento dei canoni fosse una domanda nuova, e quindi inammissibile, in appello. La Cassazione ha ritenuto il motivo infondato, precisando che tale richiesta era già contenuta nell’atto originale di intimazione di sfratto, il quale chiedeva il pagamento di “tutte le somme che risulteranno dovute al momento dell’emissione del provvedimento”.

Motivo 2: La Valutazione delle Prove e l’Ultrapetizione

Il secondo motivo denunciava una serie di vizi procedurali, tra cui la mancata valutazione di ricevute di pagamento e la violazione del principio di non contestazione. Anche questo motivo è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha sottolineato che il ricorso era generico e non specificava dove e come tali prove fossero state introdotte nel processo. Inoltre, ha ribadito che il principio di non contestazione si applica ai fatti allegati, non ai documenti prodotti.

Motivo 3 e 4: Vizi della Cosa e Spese Legali

Con il terzo e quarto motivo, la ricorrente lamentava la violazione delle norme sui vizi della cosa locata e sulla compensazione delle spese legali. La Cassazione ha giudicato inammissibili anche queste censure, in quanto miravano a ottenere un riesame del merito della controversia. La valutazione sulla comparazione degli inadempimenti e sull’opportunità di compensare le spese processuali rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione, nel rigettare il ricorso, ha implicitamente confermato il principio cardine applicato dalla Corte d’Appello: nel valutare un inadempimento locazione reciproco, il giudice deve comparare la gravità dei rispettivi comportamenti. L’obbligazione principale del conduttore è il pagamento del canone. Sebbene un vizio dell’immobile possa giustificare una riduzione del corrispettivo, questa deve essere proporzionata al diminuito godimento del bene e sempre ispirata a un principio di buona fede. Una sospensione totale o una riduzione sproporzionata del canone, a fronte di un utilizzo continuato dell’immobile, configura un inadempimento più grave che legittima la risoluzione del contratto a sfavore del conduttore.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un punto fondamentale nei rapporti di locazione: l’autotutela del conduttore ha dei limiti precisi. Non è possibile sospendere arbitrariamente il pagamento del canone se l’immobile, pur con dei difetti, continua ad essere utilizzato. La via corretta per il conduttore è quella di agire in giudizio per ottenere la risoluzione del contratto o una riduzione del canone determinata dal giudice. La decisione di farsi “giustizia da sé” con una riduzione eccessiva del canone si è rivelata una strategia perdente, che ha portato non solo alla risoluzione del contratto per propria colpa, ma anche alla condanna al pagamento di tutte le somme dovute e delle spese legali di tutti i gradi di giudizio.

Un conduttore può autoridursi il canone se l’immobile ha dei vizi?
Sì, ma la riduzione deve essere proporzionata alla diminuzione del godimento dell’immobile e conforme al principio di buona fede. Una riduzione giudicata eccessiva (in questo caso del 40%) o la sospensione totale del pagamento mentre si continua a usare i locali può essere considerata un inadempimento più grave di quello del locatore.

La richiesta di pagamento dei canoni scaduti fatta in appello è considerata una domanda nuova e quindi inammissibile?
No. Se la richiesta di pagamento di tutte le somme dovute fino al rilascio era già contenuta nell’atto introduttivo del giudizio (come l’intimazione di sfratto per morosità), non costituisce una domanda nuova e inammissibile se formalizzata nelle conclusioni dell’atto di appello.

La valutazione sulla gravità degli inadempimenti reciproci può essere contestata in Cassazione?
No, di regola. La comparazione della gravità degli inadempimenti reciproci delle parti è una valutazione di fatto riservata al giudice del merito (Tribunale e Corte d’Appello). Non può essere oggetto di riesame da parte della Corte di Cassazione, a meno che non emergano vizi logici o giuridici nella motivazione, cosa non riscontrata nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati