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Inadempimento del venditore: veranda non sanabile

Un acquirente si ritira da una compravendita immobiliare a causa di una veranda non sanabile per vincoli archeologici e paesaggistici. La Corte di Cassazione ha confermato l’inadempimento del venditore, ritenendo che la sua condotta avesse generato un legittimo affidamento nell’acquirente sulla possibilità di sanatoria. Di conseguenza, il recesso dell’acquirente e la sua richiesta di restituzione del doppio della caparra confirmatoria sono stati considerati legittimi.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Inadempimento del Venditore: Quando una Veranda non Sanabile Giustifica il Recesso

L’acquisto di un immobile rappresenta un passo fondamentale, ma cosa succede se dopo la firma della proposta si scopre che una parte della casa, come una veranda, non è regolarizzabile? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta proprio un caso di inadempimento del venditore legato a una veranda non sanabile, chiarendo i diritti dell’acquirente, incluso quello di recedere dal contratto e ottenere la restituzione del doppio della caparra. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Una Veranda Problematica

La vicenda ha inizio con una proposta di acquisto per un immobile del valore di 650.000 euro, a fronte della quale l’acquirente versa una caparra confirmatoria di 70.000 euro. L’immobile comprende una veranda per la quale il venditore aveva avviato una pratica di condono edilizio. Tuttavia, durante le verifiche notarili, l’acquirente scopre una verità spiacevole: l’immobile è soggetto a vincoli archeologici e paesaggistici che rendono impossibile la sanatoria della veranda, con il conseguente rischio di demolizione.

Di fronte a questa scoperta, l’acquirente decide di recedere dal contratto, accusando il venditore di inadempimento e chiedendo la restituzione di 140.000 euro, ovvero il doppio della caparra versata. Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello danno ragione all’acquirente, stabilendo che la condotta del venditore e la documentazione fornita confermavano che la veranda era a tutti gli effetti parte integrante dell’accordo di vendita.

La Decisione della Cassazione e l’Inadempimento del Venditore

Il venditore, non soddisfatto delle decisioni precedenti, ricorre in Cassazione, sostenendo principalmente due punti: primo, che la veranda non fosse mai stata oggetto di vendita e, secondo, che la sua difesa non fosse stata correttamente interpretata in appello.

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando l’inadempimento del venditore. La decisione si fonda su un principio cruciale: il comportamento tenuto dalle parti durante le trattative è fondamentale per definire l’oggetto del contratto. Anche se la veranda non era esplicitamente menzionata in tutti i documenti, il venditore aveva consegnato la pratica di condono, generando nell’acquirente un legittimo affidamento sulla sua presenza e sulla sua futura regolarizzazione.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha sottolineato che il venditore non poteva invocare l’ignoranza dei vincoli esistenti. Avendo costruito la veranda e avviato la pratica di condono, aveva implicitamente garantito la sua sanabilità, influenzando così anche il prezzo concordato. Il fatto che la sanatoria fosse impossibile a causa di vincoli preesistenti costituisce un inadempimento di non scarsa importanza (art. 1455 c.c.), tale da giustificare pienamente il recesso dell’acquirente.

Inoltre, la Corte ha smontato la linea difensiva del venditore, il quale aveva cambiato versione dei fatti nel corso del giudizio, passando dal riconoscere la veranda come parte della vendita (con condono in corso) al negarlo completamente. Questo cambiamento di rotta, unito alla condotta iniziale, ha rafforzato la convinzione dei giudici che l’inadempimento fosse grave e che la fiducia dell’acquirente fosse stata tradita.

Conclusioni: Cosa Insegna Questa Sentenza

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale nella compravendita immobiliare: la trasparenza e la buona fede sono essenziali. Il venditore è responsabile non solo di ciò che è scritto nero su bianco nel contratto, ma anche delle legittime aspettative che la sua condotta genera nell’acquirente. La consegna di documenti relativi a una sanatoria crea un affidamento sulla regolarizzabilità dell’immobile, e se questa si rivela impossibile, si configura un grave inadempimento del venditore.

Per gli acquirenti, questa sentenza è una tutela importante: non sono tenuti ad accettare un bene diverso da quello promesso, soprattutto quando la difformità ne compromette la piena godibilità e il valore. Per i venditori, è un monito a essere chiari e completi nelle informazioni fornite, poiché omissioni o false rassicurazioni possono costare molto care, fino alla perdita dell’affare e al pagamento del doppio della caparra.

Quando una parte dell’immobile, come una veranda, si considera oggetto della vendita anche se non descritta in dettaglio nel contratto?
Si considera oggetto della vendita quando il comportamento del venditore, come la consegna della documentazione relativa al condono, genera un legittimo affidamento nell’acquirente che quella porzione sia inclusa nell’accordo e sia regolarizzabile.

L’impossibilità di sanare un abuso edilizio costituisce sempre un grave inadempimento del venditore?
Sì, secondo questa ordinanza, l’impossibilità di ottenere la sanatoria per vincoli preesistenti, specialmente quando il venditore aveva lasciato intendere che fosse possibile, costituisce un inadempimento di non scarsa importanza che giustifica il recesso dell’acquirente e la richiesta del doppio della caparra.

Può il venditore difendersi sostenendo che l’acquirente era obbligato ad acquistare l’immobile ‘nello stato in cui si trovava’?
No, questa difesa non è valida se il venditore stesso ha contribuito a creare un’aspettativa errata sulla condizione dell’immobile. Il legittimo affidamento dell’acquirente sulla sanabilità della veranda, generato dal venditore, prevale sulla clausola generica di acquisto ‘a corpo’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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