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Inadempimento contratto preliminare: opere abusive

La Corte di Cassazione conferma la risoluzione di un contratto preliminare per grave inadempimento del promissario acquirente. Quest’ultimo, dopo aver ottenuto la disponibilità del bene, aveva realizzato opere abusive che rendevano l’immobile non commerciabile. La Corte ha ritenuto legittima la decisione dei giudici di merito, che hanno addebitato la responsabilità dell’abuso al promissario acquirente, respingendo il suo ricorso e confermando l’inadempimento del contratto preliminare.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Inadempimento Contratto Preliminare: Opere Abusive e Risoluzione

L’ordinanza in esame affronta un caso emblematico di inadempimento contratto preliminare, chiarendo le conseguenze della realizzazione di opere abusive da parte del promissario acquirente. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei gradi precedenti, ha stabilito che la costruzione di manufatti illegali, tali da rendere l’immobile non commerciabile, costituisce un inadempimento così grave da giustificare la risoluzione del contratto. Questa pronuncia offre importanti spunti sulla ripartizione delle responsabilità e sulla valutazione della condotta delle parti nella fase che precede la stipula del rogito notarile.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un contratto preliminare di vendita di beni immobili stipulato nel 1991. Il promissario acquirente citava in giudizio gli eredi del promittente venditore per ottenere l’esecuzione in forma specifica del contratto, ai sensi dell’art. 2932 c.c.

Gli eredi, costituitisi in giudizio, si opponevano alla domanda, eccependo a loro volta l’inadempimento del promissario acquirente per il mancato pagamento del saldo del prezzo. In via riconvenzionale, chiedevano la risoluzione del contratto, sostenendo che l’acquirente avesse realizzato una costruzione abusiva sull’immobile, rendendolo di fatto non commerciabile. Chiedevano inoltre il risarcimento dei danni derivanti dagli abusi edilizi.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda riconvenzionale dei venditori, dichiarando risolto il contratto per inadempimento dell’acquirente, il quale aveva reso il bene incommerciabile.

La Decisione della Corte d’Appello

Il promissario acquirente proponeva appello, sostenendo che le opere abusive fossero state realizzate dai promittenti venditori. La Corte d’Appello, tuttavia, rigettava il gravame. Secondo i giudici di secondo grado, era pacifico che la madre dell’acquirente fosse già detentrice dell’immobile come affittuaria, e che quindi lo stato dei luoghi fosse ben noto all’acquirente. Inoltre, la Corte evidenziava come le prove raccolte, incluse le conclusioni di una perizia tecnica (CTU), dimostrassero che le opere abusive erano successive alla stipula del preliminare. Era emerso che l’acquirente aveva ottenuto la piena disponibilità materiale del bene e aveva egli stesso presentato una richiesta di sanatoria, un’ulteriore prova della paternità degli abusi. Pertanto, la responsabilità dell’ inadempimento contratto preliminare era correttamente attribuita a lui.

Le Motivazioni della Cassazione sull’inadempimento contratto preliminare

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile e infondato, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno smontato i tre motivi di ricorso presentati dall’acquirente.

Primo Motivo: Mancanza e Contraddittorietà della Motivazione

Il ricorrente lamentava una motivazione contraddittoria e incomprensibile. La Cassazione ha ribadito che, dopo la riforma del 2012, il vizio di motivazione è sindacabile solo in casi di anomalia grave (mancanza assoluta, motivazione apparente, contrasto insanabile), non per una semplice insufficienza. Nel caso di specie, la motivazione della Corte d’Appello era chiara: l’abuso non poteva essere attribuito ai venditori perché non avevano la disponibilità materiale del bene, e le prove (CTU e richiesta di sanatoria) confermavano che l’abuso era stato commesso dall’acquirente dopo la stipula del preliminare. Non sussisteva alcuna contraddizione.

Secondo Motivo: Violazione di Norme sulla Prova

Il secondo motivo, che denunciava la violazione di numerose norme sulla prova presuntiva e sul materiale probatorio, è stato giudicato inammissibile per la sua genericità. La Corte ha sottolineato che un ricorso per cassazione deve specificare con chiarezza quali norme siano state violate e come. In ogni caso, l’accertamento dell’inadempimento non si basava solo su presunzioni, ma su prove concrete e fatti non contestati, come le conclusioni del perito e la richiesta di sanatoria depositata dallo stesso attore. Inoltre, essendo un caso di “doppia conforme” (decisione di primo e secondo grado identiche sui fatti), la possibilità di riesaminare i fatti in Cassazione era preclusa.

Terzo Motivo: Erronea Valutazione dell’Inadempimento

Con il terzo motivo, il ricorrente lamentava un’inversione dell’onere della prova, sostenendo che spettasse ai venditori dimostrare la sua colpa. Anche questa censura è stata respinta. La Cassazione ha chiarito che non vi è stata alcuna inversione dell’onere probatorio, ma una corretta valutazione delle risultanze istruttorie. Era stato accertato in modo decisivo che i venditori non potevano aver commesso l’abuso perché non avevano la disponibilità dell’immobile, passata direttamente all’acquirente. Le prove raccolte dimostravano in modo inequivocabile che l’abuso era successivo al contratto e attribuibile all’acquirente.

Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione riafferma un principio fondamentale in materia di contratti immobiliari: chi riceve la disponibilità di un immobile in base a un contratto preliminare è tenuto a conservarlo e a non compiere atti che ne pregiudichino la commerciabilità. La realizzazione di opere abusive che rendono il bene invendibile costituisce un gravissimo inadempimento contratto preliminare, che legittima la controparte a chiederne la risoluzione. La decisione sottolinea inoltre l’importanza delle prove documentali e delle perizie tecniche nel determinare la responsabilità delle parti e ribadisce i rigidi limiti del sindacato della Cassazione sulla valutazione dei fatti operata dai giudici di merito, specialmente in caso di “doppia conforme”.

Chi è responsabile per le opere abusive realizzate su un immobile dopo la stipula di un contratto preliminare?
La responsabilità ricade sul promissario acquirente se questi ha ottenuto la disponibilità materiale e il possesso del bene e ha realizzato le opere che rendono l’immobile non commerciabile, configurando un grave inadempimento contrattuale.

La costruzione di un’opera abusiva può causare la risoluzione di un contratto preliminare di vendita?
Sì, la realizzazione di opere abusive da parte del promissario acquirente, che rendono l’immobile incommerciabile, rappresenta un inadempimento di tale gravità da giustificare la risoluzione del contratto preliminare su richiesta della parte venditrice.

Cosa significa “doppia conforme” e come ha influito su questo caso?
È un principio secondo cui, se la sentenza d’appello conferma la decisione del tribunale basandosi sulla medesima ricostruzione dei fatti, il ricorso in Cassazione per omesso esame di un fatto decisivo è inammissibile. In questo caso, ha impedito al ricorrente di contestare la valutazione dei fatti già concordemente stabilita nei primi due gradi di giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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