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Impugnazione verbale ispettivo: quando si può agire

Una società ha contestato un verbale ispettivo del lavoro. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dichiarato il ricorso inammissibile per carenza di interesse, ritenendo che l’azione legale fosse possibile solo dopo un’effettiva richiesta di pagamento da parte dell’INPS. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che l’impugnazione del verbale ispettivo è ammissibile fin da subito. La Corte ha chiarito che tale verbale, se contesta irregolarità contributive, è un atto pregiudizievole che crea un’incertezza e può compromettere il rilascio del DURC, fondando così un interesse concreto e attuale ad agire per l’azienda.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Impugnazione Verbale Ispettivo: Sì all’Azione Immediata

L’impugnazione del verbale ispettivo rappresenta un momento cruciale per le imprese che ritengono infondate le contestazioni mosse dagli organi di vigilanza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale: un’azienda ha il diritto di agire in giudizio immediatamente dopo aver ricevuto un verbale che accerta violazioni contributive, senza dover attendere la successiva cartella di pagamento da parte dell’INPS. Questa decisione rafforza la tutela delle imprese contro atti che, pur non essendo immediatamente esecutivi, possono generare conseguenze negative.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore edile si è vista notificare un verbale unico di accertamento a seguito di un’ispezione presso un proprio cantiere. Ritenendo le contestazioni illegittime, l’azienda ha deciso di impugnare l’atto davanti al Tribunale del Lavoro, chiedendo al giudice di accertarne l’infondatezza.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello in secondo grado hanno respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile per ‘carenza di interesse ad agire’. Secondo i giudici di merito, il verbale ispettivo era un atto meramente preparatorio e non direttamente lesivo. L’interesse dell’azienda a difendersi sarebbe sorto solo nel momento in cui l’INPS, sulla base di quel verbale, avesse emesso un provvedimento formale di recupero dei contributi. L’azienda, non dandosi per vinta, ha portato la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’Importanza dell’Impugnazione del Verbale Ispettivo secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’impresa, ribaltando completamente la prospettiva dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno stabilito che il verbale di accertamento che ravvisa presupposti per un recupero contributivo è un atto immediatamente pregiudizievole. Non è necessario attendere un successivo atto impositivo per poterlo contestare in sede giudiziaria.

Le Motivazioni: La Differenza tra Sanzioni e Contributi

La Corte ha tracciato una distinzione netta tra l’impugnazione di verbali relativi a sanzioni amministrative e quella riguardante obblighi contributivi. Nel primo caso, la giurisprudenza consolidata ritiene che l’interesse a ricorrere sorga solo con l’emissione dell’ordinanza-ingiunzione, ovvero l’atto finale che irroga la sanzione. Il verbale di accertamento è considerato un semplice atto endoprocedimentale.

Nel campo previdenziale, invece, la logica è diversa. Un verbale che contesta irregolarità nella gestione dei rapporti di lavoro e quantifica un debito contributivo potenziale non è un atto neutro. Esso crea uno stato di incertezza giuridica ed economica che lede immediatamente la posizione dell’impresa. In particolare, espone l’azienda a conseguenze concrete, come difficoltà nell’ottenere il Documento Unico di Regolarità Contributiva (DURC), essenziale per la partecipazione agli appalti pubblici e per la vita stessa dell’impresa. Il verbale, quindi, non si limita a preparare un futuro recupero del credito, ma incide direttamente e attualmente sulla regolarità contributiva dell’azienda. Pertanto, l’interesse a promuovere un’azione di accertamento negativo per rimuovere tale incertezza è non solo legittimo, ma anche attuale e concreto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Le aziende non devono più attendere passivamente la notifica di un avviso di addebito o di una cartella esattoriale per difendere le proprie ragioni. Possono e devono agire tempestivamente contro un verbale ispettivo che ritengono ingiusto. L’azione di accertamento negativo permette di ‘giocare d’anticipo’, chiedendo a un giudice di verificare la legittimità delle contestazioni prima che queste si traducano in una pretesa economica formale. Questo non solo previene il blocco del DURC, ma consente anche di affrontare la controversia in una fase iniziale, evitando l’aggravarsi di costi e procedure. In sintesi, il diritto alla difesa in materia contributiva inizia dal momento in cui l’incertezza viene generata, ovvero dalla notifica del verbale di accertamento.

È possibile impugnare un verbale ispettivo del lavoro prima che l’INPS richieda formalmente il pagamento dei contributi?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che un’azienda ha un interesse immediato a contestare un verbale che accerta violazioni contributive, senza dover attendere un successivo atto di recupero da parte dell’ente previdenziale.

Perché un’azienda ha interesse ad agire subito contro un verbale di accertamento contributivo?
L’interesse è concreto e attuale perché il verbale crea una condizione di incertezza sulla regolarità contributiva dell’impresa. Questa incertezza può pregiudicare l’ottenimento del Documento Unico di Regolarità Contributiva (DURC) e generare altre conseguenze negative immediate.

C’è differenza tra l’impugnazione di un verbale per sanzioni amministrative e uno per contributi previdenziali?
Sì. Secondo la Cassazione, per le sanzioni amministrative l’interesse ad agire sorge di norma solo con l’atto finale (es. ordinanza-ingiunzione). Per la materia contributiva, invece, il verbale stesso è un atto lesivo e immediatamente impugnabile, in quanto idoneo a creare un pregiudizio attuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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