LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Impugnazione senza motivazione: quando scade il termine

Una società appella una sentenza di primo grado, ma il giudice decede prima di depositarne le motivazioni. La Corte di Cassazione chiarisce che in caso di impugnazione senza motivazione, il termine lungo per appellare decorre dal deposito del decreto presidenziale che attesta tale impossibilità, non da una notifica successiva. Di conseguenza, l’appello presentato oltre un anno dopo tale deposito è stato dichiarato tardivo e inammissibile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Impugnazione senza motivazione: la Cassazione chiarisce i termini

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un caso processuale tanto raro quanto complesso: l’impugnazione senza motivazione di una sentenza a seguito del decesso del giudice. La pronuncia chiarisce un aspetto cruciale: da quale momento decorre il termine per appellare, specialmente per una parte rimasta contumace. Questa decisione offre importanti spunti sulla diligenza richiesta alle parti e sui meccanismi di stabilità delle decisioni giudiziarie.

I Fatti di Causa

Una società datrice di lavoro veniva condannata in primo grado a reintegrare una lavoratrice e a corrisponderle una cospicua somma a titolo di risarcimento. La società era stata dichiarata contumace, non essendosi costituita in giudizio. Il giudice aveva letto in udienza il solo dispositivo della sentenza, ma era poi deceduto prima di poter depositare le motivazioni.

Successivamente, il presidente del tribunale emetteva un decreto per attestare l’impossibilità di depositare le motivazioni. La lavoratrice notificava alla società sia il dispositivo della sentenza sia il decreto presidenziale. Ciononostante, la società proponeva appello ben oltre il termine breve di 30 giorni, sostenendo di aver avuto conoscenza degli atti solo molto tempo dopo.

La decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello dichiarava l’impugnazione inammissibile per tardività. Secondo i giudici di secondo grado, il termine per appellare era decorso dalla data di notifica degli atti, rendendo l’appello proposto palesemente tardivo. La società, non condividendo tale conclusione, proponeva ricorso per cassazione, lamentando vizi nella notifica e una violazione del suo diritto di difesa.

L’impugnazione senza motivazione e l’analisi della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando l’inammissibilità dell’appello, sebbene con una motivazione che approfondisce ulteriormente i principi procedurali. I giudici supremi hanno stabilito un punto fermo sull’impugnazione senza motivazione in casi eccezionali come questo.

Le motivazioni

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra termine breve e termine lungo per l’impugnazione. La Cassazione ha chiarito che, anche a voler considerare nulla la notifica effettuata dalla lavoratrice (che avrebbe fatto scattare il termine breve), l’appello sarebbe stato comunque tardivo in base al termine lungo.

Il principio affermato è che, quando è impossibile depositare la motivazione di una sentenza, il termine lungo per l’impugnazione (di sei mesi) non decorre dalla notifica, ma dal deposito in cancelleria del decreto del presidente del tribunale che attesta tale impossibilità. Nel caso di specie, tale decreto era stato depositato il 14 febbraio 2022. L’appello, proposto nell’aprile 2023, era quindi stato presentato ben oltre la scadenza del termine lungo, a prescindere da qualsiasi vizio di notifica.

Inoltre, la Corte ha ribadito un principio consolidato: la parte contumace non ha diritto a ricevere specifiche comunicazioni dalla cancelleria riguardo al deposito della sentenza o di atti equipollenti. Spetta alla parte, anche se non costituita, l’onere di informarsi sull’esito del giudizio. Di conseguenza, le doglianze della società ricorrente sulla mancata comunicazione da parte della cancelleria sono state ritenute infondate.

Le conclusioni

La sentenza rafforza il principio della certezza del diritto e della stabilità delle decisioni giudiziarie. Anche in circostanze eccezionali, come il decesso del giudice, esistono meccanismi procedurali chiari per determinare la decorrenza dei termini di impugnazione. La decisione sottolinea che l’onere di vigilanza processuale grava sulla parte, anche se contumace. L’impugnazione senza motivazione è possibile, ma deve avvenire nel rispetto dei termini perentori, il cui dies a quo è oggettivamente individuato nel deposito del provvedimento che formalizza l’impedimento del giudice.

Quando inizia a decorrere il termine lungo per impugnare una sentenza di cui è stato letto solo il dispositivo perché il giudice è deceduto prima di depositare le motivazioni?
Il termine lungo per l’impugnazione (ex art. 327 c.p.c.) inizia a decorrere dalla data di deposito del decreto del presidente del tribunale che attesta l’impossibilità di depositare le motivazioni della sentenza.

Una parte dichiarata contumace ha diritto a ricevere una comunicazione dalla cancelleria riguardo al deposito della sentenza o di provvedimenti sostitutivi?
No, secondo la Corte di Cassazione, la parte contumace non ha diritto a una specifica comunicazione da parte della cancelleria. Il termine lungo di impugnazione si applica anche nei suoi confronti e decorre dal deposito del provvedimento, indipendentemente dalla comunicazione.

La nullità della notifica del dispositivo e del decreto di impossibilità di deposito delle motivazioni rende sempre ammissibile un’impugnazione tardiva?
No. La Cassazione ha chiarito che l’eventuale nullità della notifica è irrilevante ai fini del decorso del termine lungo. Se l’impugnazione viene proposta dopo la scadenza del termine lungo (che decorre dal deposito del provvedimento in cancelleria), essa è comunque inammissibile, anche se la notifica per il termine breve era viziata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati