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Impugnazione rito Fornero: quando è inammissibile

Un lavoratore ha impugnato un’ordinanza emessa nella fase sommaria del rito Fornero direttamente in Appello, ma il ricorso è stato respinto per due motivi distinti. La Corte di Cassazione ha dichiarato il successivo ricorso inammissibile perché il lavoratore non ha contestato una delle ragioni autonome della decisione, rendendo inutile l’esame delle altre. Questo caso chiarisce le regole per una corretta impugnazione rito Fornero.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Impugnazione Rito Fornero: Le Regole per non Sbagliare

L’impugnazione rito Fornero segue regole precise che, se ignorate, possono portare a una declaratoria di inammissibilità, precludendo l’esame nel merito della controversia. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’occasione preziosa per analizzare un errore processuale comune: la mancata contestazione di tutte le motivazioni alla base di una decisione. Vediamo come la struttura bifasica del rito e i principi generali delle impugnazioni si intrecciano.

Il Rito Fornero in Breve

Prima di entrare nel vivo del caso, è utile ricordare come funziona il cosiddetto “rito Fornero” (previsto dalla Legge 92/2012). Questo procedimento speciale per le cause di licenziamento si divide in due fasi davanti al giudice di primo grado:

1. Fase sommaria: Si conclude rapidamente con un’ordinanza che accoglie o rigetta la domanda.
2. Fase di opposizione: È eventuale. La parte soccombente può avviare, entro 30 giorni, un giudizio a cognizione piena che si conclude con una sentenza.

Solo la sentenza che definisce la seconda fase è appellabile. L’ordinanza della fase sommaria, se non opposta, diventa definitiva.

Il Caso: Un Errore di Strategia Processuale

Un lavoratore, a seguito di un licenziamento, avviava una causa secondo il rito Fornero. Al termine della fase sommaria, il Tribunale emetteva un’ordinanza a lui sfavorevole. Invece di proporre opposizione davanti allo stesso Tribunale, come previsto dalla legge, il lavoratore decideva di impugnare tale ordinanza direttamente davanti alla Corte d’Appello.

La Corte d’Appello dichiarava l’appello inammissibile sulla base di due distinte ed autonome ragioni (rationes decidendi):

1. Errato mezzo di impugnazione: L’ordinanza sommaria non è appellabile; lo strumento corretto era l’opposizione.
2. Tardività: In ogni caso, l’ordinanza era ormai diventata definitiva, essendo trascorso il termine perentorio di 30 giorni per l’opposizione, senza che questa fosse stata proposta.

Il lavoratore ricorreva allora in Cassazione, contestando però solo la prima motivazione della Corte d’Appello e ignorando completamente la seconda.

La Decisione della Cassazione e la corretta impugnazione Rito Fornero

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del lavoratore inammissibile, senza nemmeno entrare nel merito della questione. La decisione si fonda su un principio fondamentale in materia di impugnazioni.

La Pluralità di “Rationes Decidendi”

Quando una decisione giudiziaria, come quella della Corte d’Appello nel nostro caso, si fonda su più motivazioni, ciascuna delle quali è di per sé sufficiente a giustificare la decisione finale, si parla di pluralità di rationes decidendi. In questa situazione, la parte che impugna ha l’onere di contestarle tutte.

L’Onere dell’Appellante e le Conseguenze

Se l’appellante, come accaduto, critica solo una delle motivazioni, tralasciando le altre, il suo ricorso diventa inammissibile per difetto di interesse. Infatti, anche se la Cassazione avesse dato ragione al lavoratore sulla motivazione contestata, la decisione della Corte d’Appello sarebbe rimasta comunque valida, perché sorretta dall’altra motivazione non criticata (quella sulla tardività). La sentenza impugnata non potrebbe essere annullata, rendendo l’esame del motivo di ricorso del tutto inutile.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha applicato un principio consolidato, secondo cui il rigetto delle doglianze relative a una delle ragioni della decisione rende inammissibile l’esame delle altre. Il lavoratore, non avendo contestato la ratio decidendi relativa alla definitività dell’ordinanza per mancata opposizione nel termine di 30 giorni, ha di fatto accettato che quella motivazione rimanesse in piedi, rendendo irrilevante ogni discussione sull’appellabilità o meno dell’ordinanza sommaria. La Corte ha inoltre evidenziato, a margine, che lo stesso ricorso per cassazione risultava tardivo rispetto al termine speciale di 60 giorni previsto dalla Legge 92/2012.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce una lezione cruciale per la strategia processuale: di fronte a una sentenza con motivazioni multiple, è imperativo analizzarle e contestarle tutte in modo specifico. Ometterne anche solo una, se autonomamente sufficiente a sostenere la decisione, equivale a condannare la propria impugnazione all’inammissibilità. Nel contesto del rito Fornero, ciò sottolinea ulteriormente l’importanza di seguire scrupolosamente le fasi procedurali previste dalla legge, a partire dalla corretta proposizione dell’opposizione avverso l’ordinanza sommaria.

È possibile appellare direttamente l’ordinanza emessa alla fine della fase sommaria del rito Fornero?
No. La procedura corretta prevista dalla Legge n. 92/2012 è quella di presentare opposizione davanti allo stesso Tribunale entro 30 giorni, per dare inizio alla fase di merito che si concluderà con una sentenza, la quale sarà poi appellabile.

Cosa succede se una sentenza d’appello si basa su più motivazioni e il ricorrente ne contesta solo una in Cassazione?
Il ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile per difetto di interesse. Se anche una sola motivazione, di per sé sufficiente a sorreggere la decisione, non viene contestata, l’eventuale accoglimento del ricorso sulle altre non potrebbe comunque portare all’annullamento della sentenza.

Quando diventa definitiva l’ordinanza della fase sommaria del rito Fornero?
L’ordinanza acquista definitiva efficacia esecutiva se non viene impugnata con l’atto di opposizione nel termine perentorio di trenta giorni dalla sua comunicazione o notificazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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