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Impugnazione progetto divisionale: i termini per agire

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1422/2024, ha stabilito che l’impugnazione del progetto divisionale deve avvenire prima che questo venga approvato e reso esecutivo dal giudice. Nel caso di una divisione ereditaria, un erede aveva sollevato contestazioni sulla perizia del consulente solo dopo l’approvazione concorde del progetto. La Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che le contestazioni tardive sono inammissibili, poiché il procedimento è scandito da fasi con precise preclusioni.

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Impugnazione progetto divisionale: quando è troppo tardi per contestare

Nel contesto dei procedimenti di divisione, specialmente quelli ereditari, il rispetto delle tempistiche procedurali è fondamentale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: l’impugnazione del progetto divisionale deve avvenire prima della sua approvazione, altrimenti ogni successiva contestazione sul suo contenuto sarà considerata tardiva e inammissibile. Questa decisione sottolinea l’importanza di agire tempestivamente per tutelare i propri diritti.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda una causa di divisione di una comunione ereditaria tra due coeredi. Il Tribunale aveva nominato un consulente tecnico d’ufficio (CTU) per predisporre un progetto di divisione dei beni. In un’udienza specifica, entrambe le parti avevano concordemente approvato il progetto elaborato dal perito.
Successivamente, il giudice aveva reso esecutivo tale progetto con un’ordinanza, come previsto dall’art. 789 del codice di procedura civile. Solo dopo questo passaggio, uno dei due coeredi sollevava diverse contestazioni: metteva in dubbio l’idoneità del consulente, il mancato rispetto del contraddittorio e la correttezza delle sue valutazioni. Il Tribunale, procedendo con l’assegnazione dei lotti, riteneva tali contestazioni ‘non ricevibili’ perché tardive. La Corte d’Appello confermava questa decisione, spingendo il coerede a ricorrere in Cassazione.

La disciplina dell’impugnazione del progetto divisionale

La Corte di Cassazione ha colto l’occasione per chiarire la scansione temporale del procedimento di divisione giudiziale. Questo procedimento è diviso in fasi distinte, ciascuna con le proprie preclusioni.
La fase cruciale è quella che porta all’approvazione del progetto. Secondo l’art. 789 c.p.c., se non sorgono contestazioni sul progetto predisposto dal CTU, il giudice lo dichiara esecutivo. Questa ordinanza, in assenza di dissenso, chiude la fase di determinazione del contenuto della divisione.
Una volta che il progetto è stato approvato, si passa a una fase successiva, puramente operativa: quella del sorteggio e dell’attribuzione materiale dei lotti. Le contestazioni sollevabili in questa seconda fase, ai sensi dell’art. 195 disp. att. c.p.c., possono riguardare esclusivamente le operazioni materiali di sorteggio, non più il contenuto, le valutazioni o la formazione dei lotti del progetto ormai approvato.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i motivi di ricorso inammissibili e infondati. Il ricorrente aveva tentato di far valere le sue eccezioni in un momento in cui la fase per farlo era già conclusa. Avendo egli stesso approvato il progetto divisionale in udienza, senza sollevare alcuna obiezione, aveva perso il diritto di contestarne il contenuto in un secondo momento.
I giudici hanno specificato che il provvedimento con cui, a seguito del sorteggio, vengono attribuiti i lotti (in questo caso l’ordinanza del 30 maggio 2018) non ha natura decisoria quando segue un progetto già approvato senza contestazioni. Esso è un mero atto esecutivo di una decisione già presa e cristallizzata nell’ordinanza che ha reso esecutivo il progetto. Pertanto, non può essere impugnato per vizi che si sarebbero dovuti far valere nella fase precedente.
La Corte ha inoltre ritenuto fuori luogo il richiamo del ricorrente a una sentenza delle Sezioni Unite (n. 16727/2012), poiché quel caso riguardava una situazione opposta, in cui il progetto era stato dichiarato esecutivo nonostante la presenza di contestazioni, acquisendo quindi natura di sentenza appellabile. Nel caso di specie, invece, l’assenza totale di contestazioni al momento dell’approvazione ha reso il provvedimento inoppugnabile sul merito.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento rafforza un principio fondamentale di ordine processuale e certezza del diritto: ogni fase del giudizio ha i suoi termini perentori. Nel procedimento di divisione, le parti hanno l’onere di essere diligenti e di sollevare tutte le contestazioni relative al progetto di divisione prima che questo venga approvato e dichiarato esecutivo. L’accordo manifestato in quella sede preclude la possibilità di ripensamenti o contestazioni tardive. La decisione serve da monito sull’importanza di monitorare attentamente ogni fase del processo e di presentare le proprie difese nei tempi e modi previsti dalla legge, per non vedersi preclusa la possibilità di far valere le proprie ragioni.

È possibile contestare la perizia del consulente tecnico dopo che il progetto di divisione è stato approvato dalle parti e reso esecutivo dal giudice?
No. Secondo la Corte, le contestazioni relative al contenuto della consulenza e al progetto divisionale devono essere sollevate prima dell’ordinanza che lo rende esecutivo. Una volta approvato senza obiezioni, non si può più tornare indietro su quegli aspetti.

Quali contestazioni si possono sollevare dopo l’approvazione del progetto divisionale?
Dopo l’approvazione, le uniche contestazioni ammissibili sono quelle che riguardano le operazioni materiali di sorteggio e di attribuzione dei lotti, come previsto dall’art. 195 disp. att. c.p.c., e non il contenuto del progetto già approvato.

L’ordinanza che assegna i lotti dopo l’approvazione del progetto è impugnabile come una sentenza?
No, se non vi sono state contestazioni sul progetto al momento della sua approvazione. In questo scenario, l’ordinanza di assegnazione dei lotti è considerata un mero atto esecutivo di una decisione già presa e non ha contenuto decisorio autonomo. Pertanto, non è soggetta a impugnazione per vizi che riguardavano la fase precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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