LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Impugnazione ordinanza 702 ter: appello o cassazione?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un’ordinanza che aveva respinto un’opposizione a decreto ingiuntivo per onorari legali. La Corte chiarisce che l’impugnazione di un’ordinanza emessa ai sensi dell’art. 702-ter c.p.c. deve avvenire tramite appello, non con ricorso diretto in Cassazione, in applicazione del principio di apparenza, a prescindere dalla correttezza del rito seguito in primo grado.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Impugnazione ordinanza 702 ter: la Cassazione chiarisce la via da seguire

Quando un giudice emette un’ordinanza ai sensi dell’art. 702 ter c.p.c., qual è il corretto strumento per contestarla? La risposta a questa domanda è cruciale per evitare di vedersi dichiarare inammissibile il proprio gravame. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di impugnazione ordinanza 702 ter: il rimedio esperibile è l’appello e non il ricorso diretto per cassazione, in virtù del cosiddetto ‘principio di apparenza’.

I Fatti del Caso: Una Controversia sugli Onorari Professionali

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo emesso a favore di un avvocato per il pagamento di oltre 117.000 euro a titolo di compensi professionali per l’attività di difesa svolta in diversi processi penali. I clienti si opponevano a tale decreto, introducendo la causa con il rito sommario di cognizione (ex art. 702-bis c.p.c.) dinanzi al Tribunale in composizione monocratica.

La Decisione del Tribunale di Primo Grado

Il Tribunale adito dichiarava l’opposizione inammissibile. La motivazione si basava sul fatto che la controversia, avendo ad oggetto compensi per prestazioni in sede penale, avrebbe dovuto seguire il rito speciale previsto dall’art. 14 del D.Lgs. n. 150/2011. Tale rito, secondo il giudice, richiede la decisione da parte di un collegio di giudici (composizione collegiale) e non di un giudice singolo (composizione monocratica). L’aver instaurato il giudizio con un rito diverso dinanzi a un organo giudicante non competente per composizione rendeva, quindi, l’opposizione inammissibile.

L’impugnazione ordinanza 702 ter davanti alla Cassazione

Contro questa decisione, i clienti proponevano ricorso diretto per Cassazione, lamentando diversi vizi procedurali. Sostenevano, in sintesi, che il giudice di primo grado avesse errato nel ritenere applicabile il rito speciale e che, in ogni caso, avrebbe dovuto disporre il mutamento del rito anziché dichiarare l’inammissibilità dell’opposizione.

Le Motivazioni della Suprema Corte: il Principio di Apparenza

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza entrare nel merito delle questioni sollevate. Il punto centrale della decisione risiede nel cosiddetto principio di apparenza. Secondo la Corte, la scelta del giudice di primo grado di decidere la causa secondo le forme del rito sommario codicistico (artt. 702-bis e ss. c.p.c.) e di emettere un’ordinanza ai sensi dell’art. 702-ter c.p.c. determina in modo vincolante il mezzo di impugnazione.

L’art. 702-quater c.p.c. prevede espressamente che l’ordinanza emessa a conclusione del rito sommario sia appellabile. Pertanto, anche se il giudice avesse errato nella scelta del rito da applicare, la forma del provvedimento adottato (l’ordinanza ex art. 702-ter) imponeva alle parti di utilizzare lo strumento dell’appello. La scelta di proporre un ricorso immediato per Cassazione si è rivelata, di conseguenza, proceduralmente errata.

La Corte ha specificato che una decisione di inammissibilità assunta con le forme del sommario ordinario, in quanto basata sul presupposto che il procedimento sia soggetto alle regole dell’art. 702-ter c.p.c., avrebbe dovuto essere impugnata con l’appello e non con il ricorso diretto.

Le Conclusioni: Quale Rimedio Scegliere?

La pronuncia in esame offre un’importante lezione pratica: la forma del provvedimento giudiziario è determinante per individuare il corretto mezzo di impugnazione. Nel caso di una impugnazione ordinanza 702 ter, anche se si ritiene che il giudice abbia commesso un errore procedurale, il rimedio previsto dalla legge è l’appello. Scegliere una via diversa, come il ricorso per Cassazione, espone al rischio concreto di una declaratoria di inammissibilità, con conseguente spreco di tempo e risorse. La vicenda sottolinea l’importanza di una scrupolosa analisi processuale prima di intraprendere qualsiasi azione legale.

Qual è il rimedio corretto per impugnare un’ordinanza ex art. 702-ter c.p.c. che dichiara inammissibile un’opposizione a decreto ingiuntivo?
Secondo la Corte di Cassazione, basandosi sul principio di apparenza, il rimedio corretto è l’appello, come previsto dall’art. 702-quater c.p.c., e non il ricorso immediato per Cassazione.

Perché la Cassazione ha applicato il ‘principio di apparenza’ in questo caso?
La Corte ha applicato tale principio perché il giudice di primo grado ha consapevolmente adottato la forma dell’ordinanza prevista dal rito sommario di cognizione (art. 702-ter c.p.c.). Questa forma esteriore del provvedimento determina il mezzo di impugnazione previsto dalla legge per quel tipo di atto (l’appello), a prescindere dal fatto che la scelta del rito fosse sostanzialmente corretta o meno.

Una controversia per compensi legali relativi a una difesa penale richiede un giudice monocratico o collegiale?
Il Tribunale di primo grado ha ritenuto che tale controversia dovesse essere decisa da un collegio di giudici, secondo il rito speciale dell’art. 14 del D.Lgs. n. 150/2011. La Corte di Cassazione, pur non decidendo sul punto, ha dichiarato il ricorso inammissibile per motivi procedurali, basando la sua decisione sul fatto che il rimedio corretto contro l’ordinanza emessa era l’appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati