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Impugnazione lodo arbitrale: limiti e condizioni

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 4072/2024, ha respinto il ricorso di una società committente contro una sentenza della Corte d’Appello che confermava un lodo arbitrale. La Corte ha ribadito i rigidi limiti per l’impugnazione lodo arbitrale, dichiarando inammissibili i motivi basati su questioni già coperte da un precedente lodo non definitivo non impugnato (giudicato interno) e su presunti ‘errores in iudicando’ (errori di merito), non ammessi dalla convenzione arbitrale.

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Impugnazione Lodo Arbitrale: la Cassazione fissa paletti invalicabili

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato i rigidi limiti che governano l’impugnazione lodo arbitrale, fornendo chiarimenti cruciali sulla distinzione tra errori di procedura e di merito, e sull’effetto del giudicato interno derivante da un lodo non definitivo. Questa decisione rappresenta un importante monito per le parti che intendono contestare le decisioni arbitrali, sottolineando la necessità di una strategia processuale attenta fin dalle prime fasi.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una controversia tra una società committente e una società appaltatrice in merito alla risoluzione di due contratti di appalto. La questione è stata deferita a un collegio arbitrale che, con un lodo definitivo del 2016, ha dichiarato la risoluzione dei contratti per inadempimento della committente, condannandola al risarcimento dei danni.

Precedentemente, nel 2014, gli arbitri avevano emesso un lodo non definitivo con cui avevano respinto una serie di eccezioni preliminari e di rito sollevate dalla committente. Quest’ultima, tuttavia, non aveva impugnato tale lodo parziale.

Successivamente, la committente ha impugnato il lodo definitivo del 2016 dinanzi alla Corte di Appello, la quale ha però respinto il gravame. La Corte territoriale ha ritenuto che i primi motivi di impugnazione fossero inammissibili perché relativi a questioni già decise con il lodo non definitivo del 2014 e ormai coperte da giudicato interno. Gli altri motivi, invece, sono stati qualificati come censure relative a errori di merito (errores in iudicando), non ammissibili in assenza di un’espressa previsione delle parti.

L’Impugnazione del Lodo Arbitrale davanti alla Cassazione

Contro la decisione della Corte di Appello, la società committente ha proposto ricorso per cassazione, articolandolo su due motivi principali:

1. Errata dichiarazione di inammissibilità per giudicato interno: La ricorrente sosteneva che il lodo non definitivo del 2014 non fosse immediatamente impugnabile, in quanto non si era pronunciato neppure parzialmente sul merito della controversia, e che quindi le questioni in esso trattate non potevano considerarsi coperte da giudicato.
2. Violazione delle norme sull’impugnazione del lodo: La società lamentava che la Corte d’Appello avesse erroneamente qualificato tutti gli altri motivi come errores in iudicando, mentre a suo dire almeno due di essi costituivano errores in procedendo, come tali sempre sindacabili.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. Le motivazioni sono state chiare e nette.

Sul Primo Motivo: il Difetto di Specificità

La Corte ha dichiarato inammissibile il primo motivo per difetto di specificità e autosufficienza. La ricorrente, pur contestando l’efficacia di giudicato del lodo non definitivo del 2014, non aveva trascritto nel proprio ricorso i brani rilevanti di tale lodo. Questa omissione ha impedito alla Corte di Cassazione di valutare la fondatezza della censura, in applicazione del principio secondo cui il ricorso deve contenere tutti gli elementi necessari per essere deciso, senza che il giudice debba ricercare atti nei fascicoli di parte.

Sul Secondo Motivo: la corretta qualificazione degli Errores in Iudicando

Anche il secondo motivo è stato giudicato infondato. La Cassazione ha ricordato che, ai sensi dell’art. 829, co. 3, c.p.c., l’impugnazione lodo arbitrale per violazione di regole di diritto relative al merito è ammessa solo se espressamente previsto dalle parti o dalla legge. La Corte di Appello ha correttamente rilevato d’ufficio tale profilo di inammissibilità. Dall’esame diretto dei motivi di impugnazione, la Cassazione ha confermato che tutte le censure mosse dalla ricorrente — dalla presunta erronea risoluzione del contratto all’erroneità della consulenza tecnica o dei criteri di risarcimento — attenevano al merito della controversia. Erano, a tutti gli effetti, errores in iudicando. Non rileva, a tal fine, l’intitolazione formale data dalla parte al motivo di ricorso (ad es. error in procedendo), poiché il giudice deve qualificare la censura in base alla sua sostanza.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento consolida due principi fondamentali in materia di arbitrato:
1. La stabilità del lodo arbitrale: L’impugnazione del lodo è un rimedio eccezionale, circoscritto a vizi procedurali specifici o, solo se pattuito, a errori di merito. Le parti che scelgono la via arbitrale devono essere consapevoli che la revisione del giudizio degli arbitri sul merito della questione è fortemente limitata.
2. L’onere di diligenza processuale: La mancata impugnazione di un lodo non definitivo può precludere la discussione delle questioni in esso decise. Inoltre, il ricorso in Cassazione deve essere redatto nel rispetto del principio di autosufficienza, fornendo alla Corte tutti gli elementi per decidere, pena l’inammissibilità.

È possibile impugnare un lodo arbitrale per qualsiasi tipo di errore?
No. L’impugnazione per nullità è ammessa solo per i vizi specificamente previsti dalla legge (principalmente errori procedurali). L’impugnazione per errori relativi al merito della controversia (errores in iudicando) è possibile solo se le parti lo hanno espressamente previsto nella convenzione di arbitrato.

Cosa succede se non si impugna un lodo non definitivo che risolve questioni preliminari?
Le questioni decise nel lodo non definitivo, se non viene impugnato nei termini di legge insieme al lodo definitivo, diventano definitive e non possono più essere contestate. Si forma un cosiddetto ‘giudicato interno’ che preclude il riesame di tali punti.

Perché il ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile per ‘difetto di autosufficienza’?
Un ricorso è inammissibile per difetto di autosufficienza quando non riporta in modo completo gli atti o i documenti su cui si fonda la censura (ad esempio, le parti rilevanti di un lodo che si contesta). Ciò impedisce alla Corte di Cassazione di comprendere e decidere il motivo senza dover cercare gli atti nel fascicolo, un’attività che non le compete.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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