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Impugnazione delibera condominiale: termini e oneri

Una società con diritto di uso su una piscina condominiale ha opposto un decreto ingiuntivo per le spese di manutenzione, sostenendo di non essere un condomino. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che anche il titolare di un diritto reale di uso è tenuto a contribuire alle spese. La Corte ha chiarito che qualsiasi contestazione sulla ripartizione dei costi, che rende la delibera annullabile e non nulla, richiede una tempestiva impugnazione della delibera condominiale entro i termini di legge, in mancanza della quale la decisione diventa definitiva e vincolante.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Impugnazione delibera condominiale: quando è obbligatoria per non pagare?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale nella gestione delle controversie condominiali: l’onere e i termini per l’impugnazione della delibera condominiale. Il caso esaminato riguarda una società che, pur non essendo proprietaria di un’unità immobiliare nel condominio, deteneva un diritto d’uso sulla piscina comune e si è vista recapitare un decreto ingiuntivo per le relative spese di manutenzione. La sua opposizione è stata respinta in tutti i gradi di giudizio, offrendo importanti spunti sulla corretta procedura da seguire per contestare le decisioni dell’assemblea.

I Fatti: Una questione di spese per la piscina condominiale

Una società s.r.l. si opponeva a un decreto ingiuntivo emesso a favore di un Condominio per il pagamento di circa 6.000 euro a titolo di quote per la manutenzione della piscina. La società sosteneva di non essere tenuta al pagamento in quanto non condomina, ma semplice titolare di un diritto d’uso sulla piscina, derivante da un atto di acquisto che includeva anche un posto auto nel medesimo complesso. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello rigettavano le sue ragioni, evidenziando che le spese erano state approvate con una delibera assembleare del 2008, mai impugnata dalla società.

La Decisione della Corte di Cassazione

Giunta dinanzi alla Suprema Corte, la società ha visto il proprio ricorso definitivamente respinto. La Cassazione ha confermato la correttezza delle decisioni dei giudici di merito, consolidando principi giuridici cruciali in materia di oneri condominiali e di impugnazione delle delibere.

Le Motivazioni della Decisione: L’importanza dell’impugnazione della delibera condominiale

Il cuore della pronuncia risiede nelle motivazioni che hanno portato al rigetto del ricorso, incentrate sul mancato rispetto delle procedure per contestare le decisioni assembleari.

Il Titolare di un Diritto Reale di Godimento è tenuto a Contribuire

Innanzitutto, la Corte ha chiarito che l’obbligo di contribuire alle spese per la manutenzione delle parti comuni non grava solo sui proprietari (i condòmini in senso stretto), ma anche sui titolari di diritti reali di godimento, come il diritto d’uso. Pertanto, la società, in qualità di titolare del diritto di usare la piscina, era pienamente legittimata a partecipare all’assemblea che discuteva delle relative spese e, di conseguenza, aveva anche l’onere di impugnare la delibera se la riteneva illegittima.

Annullabilità vs. Nullità: La Necessità della Domanda Riconvenzionale

Il punto dirimente, richiamando un importante precedente delle Sezioni Unite (sentenza n. 9839/2021), riguarda la distinzione tra delibere nulle e delibere annullabili. I vizi relativi alla ripartizione delle spese in violazione dei criteri legali o convenzionali rendono la delibera annullabile, non nulla.

Questo significa che la delibera, seppur viziata, produce i suoi effetti fino a quando non viene annullata dal giudice. L’annullamento, però, deve essere richiesto attraverso una specifica impugnazione della delibera condominiale entro il termine perentorio di 30 giorni previsto dall’art. 1137 del codice civile.

Nel caso di specie, la società si era limitata a opporsi al decreto ingiuntivo senza aver mai impugnato la delibera del 2008. In sede di opposizione, non è sufficiente sollevare una semplice eccezione, ma è necessario formulare una specifica domanda riconvenzionale di annullamento, cosa che la società non aveva fatto. Di conseguenza, la delibera, mai contestata nei modi e nei tempi previsti dalla legge, era diventata definitiva e costituiva un titolo valido per la riscossione delle quote.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la passività non paga. Chiunque ritenga che una delibera assembleare leda i propri diritti, specialmente per questioni relative alla ripartizione delle spese, non può attendere l’azione di recupero del credito da parte del condominio. È imperativo agire tempestivamente, impugnando la delibera entro 30 giorni dalla sua adozione (per i presenti) o dalla sua comunicazione (per gli assenti). In caso contrario, si perde il diritto di contestarne la validità e si sarà tenuti a pagare quanto richiesto, anche se la ripartizione fosse stata originariamente errata.

A chi spetta pagare le spese di manutenzione di una parte comune come la piscina?
Secondo la sentenza, l’obbligo di contribuire alle spese per la manutenzione e l’esercizio delle parti comuni spetta non solo ai proprietari delle singole unità immobiliari, ma anche all’effettivo titolare di un diritto reale di godimento, come il diritto d’uso, su quella specifica parte comune.

Se non sono d’accordo con la ripartizione delle spese decisa dall’assemblea, cosa devo fare?
È necessario procedere con una tempestiva impugnazione della delibera assembleare entro il termine perentorio di 30 giorni previsto dall’articolo 1137 del codice civile. La mancata impugnazione nei termini rende la delibera vincolante, anche se contiene errori di riparto.

Posso contestare la ripartizione delle spese solo quando mi viene notificato il decreto ingiuntivo?
No. Nel giudizio di opposizione a un decreto ingiuntivo per spese condominiali, non è sufficiente sollevare una semplice eccezione per vizi che rendono la delibera annullabile (come errori di riparto). È necessario aver proposto, nei termini di legge, una specifica domanda riconvenzionale di annullamento della delibera stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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