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Impugnazione delibera condominiale: i termini da fare

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16635/2024, chiarisce le modalità per l’impugnazione della delibera condominiale in sede di opposizione a decreto ingiuntivo. Un condomino si opponeva al pagamento di oneri condominiali, lamentando la mancata convocazione all’assemblea e vizi di calcolo. La Corte ha rigettato il ricorso, affermando che i vizi che rendono una delibera annullabile (come l’omessa convocazione) devono essere fatti valere non con una semplice difesa (eccezione), ma con un’apposita domanda di annullamento (domanda riconvenzionale) da proporsi entro i termini di legge.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Impugnazione delibera condominiale: Come e Quando Agire

Ricevere una richiesta di pagamento per oneri condominiali e ritenerla ingiusta è una situazione comune. Spesso, il problema risiede nella delibera assembleare che ha approvato tali spese. Ma come si contesta efficacemente? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione sulla corretta procedura per l’impugnazione della delibera condominiale, specialmente quando ci si oppone a un decreto ingiuntivo. Analizziamo insieme il caso per capire la differenza cruciale tra difendersi e contrattaccare in giudizio.

I fatti di causa

La vicenda nasce dall’opposizione di un condomino a un decreto ingiuntivo emesso a favore del proprio Condominio per il pagamento di oltre 8.000 euro di contributi non versati. Le somme erano state approvate con una delibera assembleare del 9 ottobre 2014.

Il condomino basava la sua opposizione su tre argomenti principali:
1. Non era stato convocato all’assemblea.
2. Non aveva ricevuto comunicazione della delibera approvata.
3. Erano presenti errori nei calcoli del suo debito.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato torto al condomino, pur riducendo l’importo dovuto a seguito di pagamenti parziali. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’impugnazione della delibera condominiale: eccezione o domanda riconvenzionale?

Il cuore della decisione della Cassazione ruota attorno a una distinzione tecnica ma fondamentale. Quando un condomino ritiene che una delibera sia viziata – ad esempio per mancata convocazione – sta sollevando un vizio che rende la delibera annullabile, non nulla.

La Corte, richiamando un importante principio delle Sezioni Unite (sentenza n. 9839/2021), ha chiarito che nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo:
* Il giudice può esaminare la validità della delibera posta a base dell’ingiunzione.
Tuttavia, se il vizio lamentato è di annullabilità (come l’omessa convocazione o errori di calcolo nel rendiconto), il condomino opponente non può limitarsi a sollevare una semplice difesa (tecnicamente, una eccezione*).
È necessario che proponga una vera e propria domanda di annullamento della delibera (tecnicamente, una domanda riconvenzionale*), rispettando il termine perentorio di 30 giorni previsto dall’articolo 1137 del codice civile.

Nel caso specifico, il condomino si era limitato a difendersi, senza chiedere formalmente al giudice di annullare la delibera. Questa omissione si è rivelata fatale per l’esito della sua causa.

L’onere della prova e la validità della delibera

La Corte ribadisce un altro punto cardine del diritto condominiale: per ottenere un decreto ingiuntivo e, successivamente, una condanna al pagamento, al Condominio è sufficiente produrre il verbale dell’assemblea che ha approvato le spese. Tale verbale costituisce titolo sufficiente del credito e rimane valido ed efficace fino a quando non viene sospeso o annullato da un giudice.

Anche gli errori di conteggio nel rendiconto consuntivo, che secondo il ricorrente avrebbero azzerato il suo debito, costituiscono un motivo di annullabilità della delibera di approvazione. Pertanto, anche questi vizi dovevano essere fatti valere tramite un’impugnazione formale entro i termini di legge, cosa che non è avvenuta.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del condomino dichiarando i motivi inammissibili e infondati. La motivazione principale, come visto, risiede nella mancata proposizione di una domanda riconvenzionale di annullamento della delibera del 9 ottobre 2014. Il condomino ha dedotto solo ragioni di annullabilità senza mai formulare una specifica richiesta di annullamento, rendendo la sua difesa inefficace.

Gli altri motivi di ricorso sono stati ugualmente respinti: la presunta violazione del regolamento di condominio è stata ritenuta inammissibile perché il regolamento è un atto di natura privata e non una fonte di diritto la cui violazione può essere denunciata in Cassazione. La censura sulla motivazione della sentenza d’appello è stata giudicata inammissibile perché basata su un vizio non più configurabile secondo le nuove norme processuali e perché carente della specifica indicazione degli atti e documenti rilevanti.

Conclusioni

Questa ordinanza offre una lezione pratica di estrema importanza per tutti i condomini. Se si riceve una richiesta di pagamento basata su una delibera che si ritiene viziata per motivi di annullabilità (mancata convocazione, errori nel rendiconto, ecc.), non è sufficiente attendere l’eventuale decreto ingiuntivo per poi opporsi. È indispensabile agire tempestivamente, impugnando la delibera dinanzi all’autorità giudiziaria entro il termine di 30 giorni. In caso contrario, la delibera diventa definitiva e l’obbligo di pagare le somme richieste non potrà più essere messo in discussione per quei motivi.

È sufficiente difendersi in un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo sostenendo di non essere stati convocati in assemblea?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la mancata convocazione è un vizio che rende la delibera annullabile. Per farlo valere, non basta sollevare una semplice difesa (eccezione), ma occorre presentare una specifica domanda di annullamento della delibera (domanda riconvenzionale) entro i termini di legge.

Come si contesta una delibera condominiale che si ritiene annullabile per errori di calcolo?
Anche gli errori nei conteggi del rendiconto consuntivo costituiscono un motivo di annullabilità della delibera di approvazione. Pertanto, la delibera deve essere formalmente impugnata davanti al giudice entro il termine perentorio di 30 giorni, che decorre dalla comunicazione del verbale per gli assenti o dalla data dell’assemblea per i dissenzienti e gli astenuti.

Quali prove deve fornire il condominio per ottenere il pagamento delle spese?
Il condominio soddisfa il proprio onere probatorio producendo il verbale dell’assemblea condominiale in cui sono state approvate le spese e la relativa ripartizione. Tale delibera, finché non viene annullata da un giudice, costituisce titolo sufficiente per pretendere il pagamento delle somme dovute.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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