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Impugnazione delibera: chi può e quando è annullabile

La Cassazione ha respinto il ricorso di alcuni condomini contro una delibera per la ripartizione di spese straordinarie. La Corte ha chiarito che l’impugnazione delibera condominiale per vizi di annullabilità spetta solo ai condomini assenti, dissenzienti o astenuti. Una delibera che ripartisce una spesa specifica, anche se in violazione dei criteri legali, è annullabile e non nulla, a meno che non modifichi i criteri generali per il futuro.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Impugnazione Delibera Condominiale: Quando è Troppo Tardi?

L’impugnazione delibera condominiale è uno strumento fondamentale a tutela dei diritti dei singoli proprietari, ma il suo esercizio è soggetto a regole precise. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre spunti cruciali per comprendere chi ha il diritto di contestare una decisione dell’assemblea e la distinzione fondamentale tra delibere nulle e annullabili. Analizziamo insieme questo caso per trarne insegnamenti pratici.

I Fatti del Caso: Una Delibera Contestata

La vicenda nasce dalla contestazione di una delibera assembleare del 2011, con cui un condominio aveva approvato la ripartizione delle spese per lavori di manutenzione straordinaria dei parapetti dei balconi. Alcuni condomini, ritenendo che la ripartizione violasse i criteri legali previsti dal Codice Civile, si rivolgevano al Tribunale per chiederne l’annullamento. Essi sostenevano che, trattandosi di una modifica dei criteri di spesa, fosse necessario il consenso unanime, non raggiunto in assemblea.

La Decisione dei Giudici: Un Ribaltamento in Appello

In primo grado, il Tribunale accoglieva la domanda dei condomini, annullando la delibera. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione. I giudici di secondo grado rilevavano un fatto decisivo: i condomini che avevano avviato la causa avevano partecipato all’assemblea tramite un loro rappresentante e avevano votato a favore della delibera. Secondo la legge, solo i condomini assenti, dissenzienti o astenuti possono impugnare una delibera annullabile. Di conseguenza, la Corte dichiarava la loro carenza di legittimazione attiva, riformando la sentenza iniziale.

L’impugnazione delibera condominiale arriva in Cassazione

Non soddisfatti, i condomini proponevano ricorso in Cassazione, basandosi su tre motivi principali:
1. La delibera era da considerarsi nulla, e non semplicemente annullabile, perché modificava i criteri di ripartizione delle spese senza l’unanimità richiesta.
2. La Corte d’Appello aveva errato nel ritenere la delibera approvata all’unanimità dei presenti, poiché questi non rappresentavano la totalità dei millesimi.
3. L’amministratore non aveva l’autorizzazione dell’assemblea per resistere in giudizio.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi del ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. Le motivazioni sono di grande interesse pratico.

La Legittimazione ad Agire

In primo luogo, la Corte ha ribadito un principio cardine: la legittimazione ad impugnare le delibere annullabili spetta esclusivamente ai condomini che non hanno contribuito alla loro approvazione (assenti, dissenzienti o astenuti). Poiché nel caso di specie i ricorrenti avevano votato a favore, non avevano il diritto di contestarla in giudizio. Inoltre, è stato chiarito che l’amministratore ha la legittimazione passiva a difendere il condominio in questi casi, senza necessità di una specifica autorizzazione assembleare.

La Distinzione tra Nullità e Annullabilità

Il punto centrale della decisione riguarda la distinzione tra delibere nulle e annullabili, richiamando un importante precedente delle Sezioni Unite. La Corte ha stabilito che:
– Sono nulle le delibere che modificano i criteri generali di ripartizione delle spese stabiliti dalla legge o dal regolamento, con validità per il futuro. Queste possono essere impugnate da chiunque vi abbia interesse, senza limiti di tempo.
– Sono annullabili le delibere che, pur applicando i criteri generali, ripartiscono in concreto le spese per un singolo intervento in modo errato o in violazione della legge. Queste devono essere impugnate entro il termine di decadenza di 30 giorni previsto dall’art. 1137 c.c. e solo dai legittimati.
Nel caso esaminato, la delibera si limitava a ripartire una spesa specifica, rientrando quindi nella categoria delle delibere meramente annullabili. Il termine per l’impugnazione era pacificamente decorso.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza alcuni principi fondamentali per la vita condominiale. Innanzitutto, chi partecipa a un’assemblea e vota a favore di una delibera perde il diritto di contestarla successivamente, a meno che non si tratti di un vizio di nullità. In secondo luogo, la distinzione tra nullità e annullabilità è cruciale: un errore nella ripartizione di una singola spesa rende la delibera annullabile e impone un’azione tempestiva. La decisione sottolinea l’importanza di manifestare il proprio dissenso durante l’assemblea e di agire entro i brevi termini di legge per tutelare i propri diritti.

Chi può impugnare una delibera condominiale annullabile?
Secondo la sentenza, la legittimazione all’impugnazione di delibere annullabili spetta esclusivamente ai condomini che erano assenti, si sono astenuti o hanno espresso voto contrario (dissenzienti) durante l’assemblea.

Qual è la differenza tra una delibera nulla e una annullabile in materia di ripartizione spese?
Una delibera è nulla se stabilisce o modifica i criteri generali di ripartizione delle spese per il futuro, in contrasto con la legge o il regolamento. È invece annullabile se, pur non modificando i criteri generali, ripartisce in modo errato le spese per un intervento specifico. Le prime possono essere impugnate sempre e da chiunque, le seconde solo entro 30 giorni e dai soggetti legittimati.

L’amministratore di condominio ha bisogno di un’autorizzazione per resistere in giudizio contro l’impugnazione di una delibera?
No, la Corte ha confermato che l’amministratore, in qualità di rappresentante del condominio, ha la legittimazione passiva a resistere in giudizio nelle cause di impugnazione delle delibere assembleari, senza la necessità di una specifica autorizzazione da parte dell’assemblea.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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