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Impugnabilità verbale accertamento: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7211/2024, ha ribadito il principio consolidato sulla non autonoma impugnabilità del verbale di accertamento dell’Ispettorato del Lavoro. Una società di trasporti aerei aveva proposto ricorso contro un verbale che contestava violazioni in materia di riposi e tempi di volo, ma la sua azione è stata respinta in tutti i gradi di giudizio. La Suprema Corte ha confermato che l’interesse ad agire sorge solo con la notifica della successiva ordinanza-ingiunzione, l’unico atto che incide concretamente sulla sfera giuridica del presunto trasgressore, a differenza del verbale, considerato un mero atto endo-procedimentale. L’impugnabilità del verbale di accertamento è quindi esclusa, salvo specifiche eccezioni previste dalla legge (es. codice della strada).

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Impugnabilità del Verbale di Accertamento: Quando si può fare Ricorso?

L’ordinanza n. 7211/2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per aziende e professionisti: l’impugnabilità del verbale di accertamento redatto dall’Ispettorato del Lavoro. Quando un’impresa riceve una contestazione, l’istinto è quello di agire subito. Tuttavia, la giurisprudenza ha tracciato una linea netta tra gli atti preparatori e quelli che ledono effettivamente un diritto. Comprendere questa distinzione è fondamentale per evitare di intraprendere azioni legali premature e destinate al fallimento.

I Fatti del Caso: La Contestazione di una Compagnia Aerea

Una nota società di trasporti aerei e un suo dirigente si sono visti notificare un verbale di accertamento da parte dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro. L’oggetto della contestazione era la presunta violazione della normativa nazionale in tema di riposi e tempi di volo del personale navigante. Ritenendo ingiusta la contestazione, la società ha deciso di agire in giudizio, chiedendo al giudice del lavoro di accertare in via negativa l’infrazione, ovvero di dichiarare che nessuna violazione era stata commessa.

La richiesta, tuttavia, è stata respinta sia in primo grado che in appello. I giudici di merito hanno sostenuto che la società non avesse un interesse concreto e attuale ad agire, poiché il verbale di accertamento non è un atto immediatamente lesivo. Si tratta, secondo le corti, di un semplice atto endo-procedimentale, destinato a sfociare, eventualmente, in un provvedimento sanzionatorio vero e proprio: l’ordinanza ingiunzione.

L’Impugnabilità del Verbale di Accertamento e il Ricorso in Cassazione

Contro la decisione della Corte d’Appello, la società ha proposto ricorso per cassazione, basando le sue difese su tre motivi principali. In sintesi, sosteneva che l’incertezza generata dal verbale sulla corretta applicazione della normativa fosse sufficiente a giustificare un’azione di mero accertamento per rimuovere il pregiudizio. La società ha inoltre lamentato vizi di motivazione della sentenza d’appello e l’omessa pronuncia su questioni di merito.

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi e li ha rigettati tutti, confermando l’orientamento consolidato in materia.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha chiarito, ancora una volta, la natura giuridica del verbale di accertamento in materia di sanzioni amministrative lavoristiche. Il punto centrale della decisione risiede nell’articolo 100 del Codice di Procedura Civile, che richiede un “interesse ad agire” per poter proporre una domanda in giudizio. Tale interesse, spiegano i giudici, sorge solo quando un atto amministrativo incide direttamente sulla situazione giuridica del destinatario, producendo un effetto lesivo.

Il verbale di accertamento non possiede questa caratteristica. Esso ha una duplice funzione:
1. Contestare il fatto al presunto trasgressore.
2. Segnalare la facoltà di estinguere l’illecito tramite pagamento in misura ridotta.

Se il pagamento non avviene, il verbale diventa semplicemente un atto interno al procedimento amministrativo, che l’autorità competente valuterà per decidere se irrogare o meno una sanzione. L’atto che effettivamente impone la sanzione e lede la sfera patrimoniale dell’azienda è l’ordinanza ingiunzione. È solo da quel momento, e contro quell’atto, che nasce l’interesse del privato a rivolgersi al giudice.

La Corte ha anche precisato che questa regola generale conosce delle eccezioni. Per esempio:
* Codice della Strada: Il verbale di contravvenzione è immediatamente impugnabile perché, in assenza di ricorso o pagamento, diventa esso stesso titolo esecutivo.
* Materia Contributiva: È ammessa l’azione di accertamento negativo contro il verbale che accerta un debito contributivo, in quanto la legge conferisce a tale atto un’efficacia che può portare all’iscrizione a ruolo dei crediti pretesi.

Al di fuori di questi casi specifici, la regola rimane ferma: il verbale di accertamento dell’Ispettorato del Lavoro non è autonomamente impugnabile.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento rappresenta un’importante conferma per le imprese e i loro consulenti. L’azione legale contro un verbale di ispezione del lavoro è prematura e destinata a essere dichiarata inammissibile per carenza di interesse ad agire. La strategia corretta prevede di attendere la notifica dell’eventuale ordinanza ingiunzione. Sarà quello il momento opportuno per presentare opposizione davanti al giudice del lavoro, facendo valere tutte le proprie ragioni di fatto e di diritto. Attendere questo momento non solo è proceduralmente corretto, ma consente anche di sfruttare la fase amministrativa per presentare memorie difensive all’autorità competente, che potrebbe decidere di archiviare il procedimento senza emettere alcuna sanzione.

È possibile impugnare direttamente in tribunale un verbale di accertamento dell’Ispettorato del Lavoro?
No, secondo la giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione, il verbale di accertamento ispettivo non è autonomamente impugnabile in sede giurisdizionale, in quanto è considerato un atto procedimentale non direttamente lesivo.

Quale atto bisogna attendere per poter contestare una sanzione amministrativa in materia di lavoro?
Bisogna attendere la notifica della successiva ordinanza ingiunzione. Questo è l’atto con cui l’amministrazione, a conclusione del procedimento, determina formalmente l’entità della sanzione e la infligge, facendo così sorgere l’interesse concreto a ricorrere al giudice.

Esistono eccezioni alla regola della non impugnabilità immediata del verbale?
Sì, la Corte menziona alcune eccezioni. Ad esempio, i verbali per violazioni al codice della strada sono subito impugnabili perché possono diventare titolo esecutivo. Anche in materia contributiva, l’azione è ammessa contro il verbale di accertamento che pretende il pagamento di crediti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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