LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Improcedibilità ricorso: onere deposito sentenza

Una società concessionaria autostradale ha impugnato in Cassazione una sentenza d’appello sfavorevole in una causa contro un proprietario terriero. Tuttavia, la Corte ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso perché la società non ha depositato la copia notificata della sentenza impugnata, un adempimento formale inderogabile previsto dal codice di procedura civile. La decisione sottolinea il rigore delle norme processuali e il principio di autoresponsabilità della parte ricorrente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ricorso in Cassazione: l’importanza del deposito della sentenza notificata

Il giudizio dinanzi alla Corte di Cassazione è caratterizzato da un formalismo rigoroso, dove ogni adempimento ha una sua precisa funzione. Un errore, anche apparentemente piccolo, può compromettere l’intero percorso giudiziario, portando a una declaratoria di improcedibilità del ricorso. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci ricorda quanto sia cruciale l’onere, per la parte ricorrente, di depositare la copia notificata della sentenza impugnata, un atto che serve a dimostrare la tempestività dell’impugnazione.

I fatti di causa

La vicenda trae origine da una controversia tra una società concessionaria della gestione di un tratto autostradale e il proprietario di un terreno confinante. La società lamentava che il proprietario avesse realizzato abusivamente delle opere in muratura (setti in calcestruzzo) nell’area di rispetto autostradale, in violazione delle distanze legali. Di conseguenza, ne chiedeva la demolizione, il rilascio dell’area e il risarcimento dei danni.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda, ordinando la demolizione delle opere. Successivamente, la Corte d’Appello riformava parzialmente la decisione, ritenendo che non fosse stata raggiunta la prova che l’autore materiale delle opere fosse effettivamente il convenuto. Contro questa decisione, la società concessionaria proponeva ricorso per Cassazione.

L’inciampo processuale e l’improcedibilità del ricorso

Nonostante le motivazioni di merito addotte, il ricorso si è arenato su una questione puramente processuale. La società ricorrente, pur affermando nel proprio atto che la sentenza d’appello le era stata notificata in una certa data (facendo così scattare il cosiddetto “termine breve” per impugnare), non ha depositato, unitamente al ricorso, la copia della sentenza munita della relativa relata di notifica. Ha prodotto solamente una copia autentica del provvedimento.

Questo adempimento è prescritto a pena di improcedibilità del ricorso dall’art. 369 del codice di procedura civile. La sua funzione è essenziale: permette alla Corte di Cassazione di verificare d’ufficio il rispetto dei termini per l’impugnazione, un presupposto fondamentale per la validità del giudizio. La mancanza di tale prova impedisce alla Corte di procedere all’esame del merito dei motivi di ricorso.

Il rigore della Cassazione e il principio di autoresponsabilità

Nel suo tentativo di superare l’ostacolo, la società ricorrente ha sostenuto che la copia notificata fosse comunque reperibile nel fascicolo d’ufficio del giudizio d’appello. La Cassazione ha respinto fermamente questa argomentazione, ribadendo un principio consolidato: il giudizio di legittimità è autonomo rispetto a quello di merito. L’onere di produrre i documenti necessari grava esclusivamente sulla parte ricorrente e non ammette equipollenti.

La Corte ha richiamato la propria giurisprudenza, anche a Sezioni Unite, secondo cui il deposito della copia della decisione impugnata con la relazione di notificazione è funzionale a un’esigenza pubblicistica di rispetto del giudicato formale. Si tratta di un onere che discende dal principio di “autoresponsabilità” della parte, la quale non può delegare alla Corte il compito di ricercare altrove i documenti che essa stessa è tenuta a produrre.

le motivazioni

La Corte Suprema ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso basandosi sull’applicazione rigorosa dell’art. 369, comma 2, n. 2, c.p.c. La motivazione centrale risiede nel fatto che la parte ricorrente, pur avendo dichiarato di aver ricevuto la notifica della sentenza impugnata (attivando così il termine breve di 60 giorni per ricorrere), non ha fornito la prova di tale notifica. La produzione della sola copia autentica della sentenza, senza la relata di notifica, è stata ritenuta insufficiente. La Corte ha sottolineato che questo onere probatorio è inderogabile e non può essere sanato facendo riferimento a documenti presenti nel fascicolo del giudizio di merito, data l’autonomia del procedimento in Cassazione. La mancanza di questo documento impedisce alla Corte di svolgere il controllo preliminare e fondamentale sulla tempestività dell’impugnazione, un controllo che tutela un interesse pubblico e non è nella disponibilità delle parti. L’ordinanza ribadisce che la sanzione dell’improcedibilità è la diretta conseguenza della violazione di tale onere di deposito, fondato sul principio di autoresponsabilità processuale.

le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso improcedibile. La società ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali in favore della controparte. Inoltre, in applicazione dell’art. 96 c.p.c., è stata condannata al pagamento di un’ulteriore somma a titolo di sanzione e al versamento di un importo aggiuntivo a titolo di contributo unificato. Questa decisione rappresenta un monito severo sull’importanza del rispetto meticoloso delle norme procedurali nel giudizio di Cassazione, dove la forma è essa stessa sostanza e una svista può costare la perdita del diritto a far valere le proprie ragioni.

Cosa succede se non si deposita la copia notificata della sentenza impugnata nel ricorso per cassazione?
Il ricorso viene dichiarato improcedibile, come stabilito dall’art. 369 c.p.c. Ciò significa che la Corte di Cassazione non può esaminare il merito dei motivi presentati, indipendentemente dalla loro fondatezza.

È possibile sanare la mancata produzione della copia notificata della sentenza in un momento successivo?
La giurisprudenza citata nell’ordinanza indica che la produzione può avvenire separatamente, ma deve avvenire entro il termine di venti giorni dalla notifica del ricorso. Un deposito successivo a tale termine è tardivo e non sana l’improcedibilità.

La presenza della copia notificata nel fascicolo d’ufficio del grado precedente può sopperire al mancato deposito in Cassazione?
No. La Corte ha chiarito che il giudizio di Cassazione è autonomo. L’onere di depositare i documenti richiesti grava esclusivamente sulla parte ricorrente e non è possibile fare affidamento sui documenti contenuti in altri fascicoli, nemmeno in quello d’ufficio del grado precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati