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Improcedibilità ricorso: onere deposito sentenza

In una causa di divisione ereditaria, due fratelli avevano ottenuto in primo grado il riconoscimento dell’usucapione su alcuni beni. La Corte d’Appello ha riformato la decisione, negando l’usucapione. I fratelli hanno presentato ricorso in Cassazione, ma la Suprema Corte ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso. La ragione è puramente procedurale: i ricorrenti non hanno depositato la copia della sentenza d’appello con la prova della sua notificazione, un adempimento obbligatorio previsto dall’art. 369 c.p.c. per dimostrare la tempestività dell’impugnazione.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Improcedibilità del ricorso: l’onere del deposito della sentenza notificata

L’esito di un giudizio può dipendere non solo da ragioni di merito, ma anche dal rigoroso rispetto delle norme procedurali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale per chi intende impugnare una sentenza: l’onere di depositare la copia notificata del provvedimento, pena una drastica sanzione di improcedibilità del ricorso. Questo articolo analizza il caso, spiegando perché un adempimento apparentemente formale è in realtà cruciale per l’accesso al giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso: una Disputa Ereditaria e la Domanda di Usucapione

La vicenda trae origine da una causa di divisione del patrimonio ereditario di un uomo, deceduto nel 1982. Una delle eredi citava in giudizio i suoi fratelli e la madre per procedere alla divisione dei beni. Due fratelli, costituitisi in giudizio, si opponevano parzialmente, chiedendo in via riconvenzionale che alcuni immobili (appartamenti, un capannone e un fabbricato rurale) fossero esclusi dalla divisione, sostenendo di averne acquisito la proprietà per usucapione, avendoli posseduti in modo esclusivo e ininterrotto per oltre vent’anni.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda di usucapione dei due fratelli. La sorella, insoddisfatta, impugnava la decisione.

La Riforma in Appello e l’improcedibilità del ricorso

La Corte d’Appello ribaltava completamente la sentenza di primo grado. I giudici di secondo grado ritenevano che il possesso esercitato dai due fratelli non fosse stato esclusivo e animo domini (cioè con l’intenzione di comportarsi come proprietari), ma fosse piuttosto riconducibile a una mera tolleranza da parte degli altri coeredi. Di conseguenza, rigettava la domanda di usucapione e disponeva che anche quei beni rientrassero nell’asse ereditario da dividere.

Contro questa decisione, i due fratelli soccombenti proponevano ricorso per Cassazione, affidandosi a cinque motivi di diritto. Tuttavia, il loro percorso giudiziario si è interrotto bruscamente per una ragione puramente processuale.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso improcedibile. La motivazione è netta e si fonda sull’articolo 369, secondo comma, n. 2, del codice di procedura civile. Questa norma impone al ricorrente di depositare, a pena di improcedibilità, insieme al ricorso, una copia autentica della sentenza impugnata munita della relazione di notificazione (la cosiddetta relata), qualora la notifica sia avvenuta.

Nel caso specifico, i ricorrenti avevano menzionato nel loro atto di aver ricevuto la notifica della sentenza d’appello. Questa dichiarazione, spiega la Corte, fa scattare il cosiddetto “termine breve” di 60 giorni per impugnare e, contestualmente, l’onere di depositare la prova di tale notifica. Lo scopo è consentire al giudice di verificare immediatamente la tempestività del ricorso.

I ricorrenti, però, non hanno depositato la sentenza con la relata di notifica. La Corte ha sottolineato che questa omissione non è sanabile. L’obbligo di deposito è un atto di “autoresponsabilità” della parte, che deve subire le conseguenze della propria negligenza. Non è possibile, ha chiarito la Corte, produrre tardivamente il documento né invocare la sua assenza dal fascicolo d’ufficio, poiché la notifica è un atto che avviene dopo la definizione del giudizio di merito e riguarda i rapporti tra le parti.

La Suprema Corte ha inoltre ribadito che questo rigore procedurale non viola il diritto di accesso a un tribunale (art. 6 CEDU), in quanto rappresenta una sanzione adeguata per assicurare il rapido svolgimento del processo di cassazione, che interviene dopo già due gradi di giudizio nel merito.

Le Conclusioni

Questa pronuncia è un monito severo sull’importanza del rispetto delle formalità processuali. L’improcedibilità del ricorso non è una sanzione fine a se stessa, ma serve a garantire la certezza e la celerità del processo. Per gli avvocati e le parti, la lezione è chiara: la preparazione di un ricorso per Cassazione richiede una meticolosa attenzione non solo alle questioni di diritto sostanziale, ma anche e soprattutto agli adempimenti procedurali prescritti dalla legge. Omettere il deposito di un documento essenziale come la sentenza notificata vanifica ogni sforzo e preclude definitivamente la possibilità di far valere le proprie ragioni davanti al giudice di legittimità, con conseguente condanna alle spese e ad ulteriori sanzioni pecuniarie.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato improcedibile?
Il ricorso è stato dichiarato improcedibile perché i ricorrenti hanno omesso di depositare, insieme al ricorso stesso, la copia della sentenza impugnata con la relativa relazione di notificazione, un adempimento obbligatorio previsto dall’art. 369, comma 2, n. 2, del codice di procedura civile.

È sufficiente menzionare nel ricorso che la sentenza è stata notificata per dimostrarne la tempestività?
No, al contrario. La dichiarazione nel ricorso dell’avvenuta notificazione della sentenza fa scattare l’onere per la parte di depositare il documento notificato per consentire alla Corte di verificare il rispetto del termine breve di impugnazione. La sola dichiarazione, senza il deposito, porta all’improcedibilità.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso senza rispettare questo requisito formale?
La conseguenza principale è la dichiarazione di improcedibilità del ricorso, che impedisce alla Corte di esaminare il merito della questione. Inoltre, la parte soccombente viene condannata al pagamento delle spese legali in favore della controparte, al versamento di una somma ulteriore per lite temeraria (se applicabile come nel caso di specie) e di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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