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Improcedibilità ricorso Cassazione: relata mancante

La Corte di Cassazione dichiara l’improcedibilità del ricorso per cassazione presentato da una società contro una sentenza della Corte d’Appello. La decisione si fonda sul mancato deposito, entro i termini di legge, della copia della sentenza impugnata munita della relazione di notificazione, un adempimento considerato inderogabile e non sanabile tardivamente.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Improcedibilità Ricorso Cassazione: Il Deposito della Relata di Notifica è Inderogabile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale per chiunque intenda impugnare una sentenza di secondo grado: il mancato deposito della relata di notifica della sentenza impugnata, entro i termini stabiliti, determina l’improcedibilità del ricorso per cassazione. Questa decisione sottolinea il rigore formale richiesto nel giudizio di legittimità e le gravi conseguenze derivanti da omissioni procedurali, anche se apparentemente sanabili.

I Fatti di Causa

Una società, attiva nel settore dei motoveicoli, veniva condannata dalla Corte d’Appello a versare a un suo ex dipendente una somma a titolo di Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Ritenendo la sentenza ingiusta, la società decideva di presentare ricorso presso la Suprema Corte di Cassazione.

Tuttavia, al momento del deposito del ricorso, la società ometteva di allegare un documento cruciale: la copia della sentenza d’appello munita della relazione di notificazione (la cosiddetta “relata”), che attesta la data in cui la sentenza è stata ufficialmente comunicata alla parte e fa decorrere il termine breve per impugnare. Solo in un secondo momento, in occasione della richiesta di fissazione dell’udienza, la società produceva il documento mancante.

L’Improcedibilità del Ricorso per Cassazione per Vizi Formali

Il cuore della questione non risiede nel merito della controversia sul TFR, ma in un aspetto puramente procedurale. L’articolo 369 del Codice di Procedura Civile impone al ricorrente di depositare, a pena di improcedibilità, una serie di documenti entro il termine per l’impugnazione, tra cui la copia autentica della sentenza impugnata con la relazione di notificazione, se avvenuta.

La difesa del lavoratore ha resistito in giudizio, e la stessa Consigliera delegata della Corte aveva proposto una definizione rapida del ricorso, rilevando proprio la mancanza del documento e la conseguente improcedibilità. Secondo la giurisprudenza consolidata, tale omissione non è un vizio sanabile.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, nel dichiarare il ricorso improcedibile, ha seguito il suo orientamento più rigoroso, già sancito in precedenza anche dalle Sezioni Unite. I giudici hanno chiarito che il deposito della relata di notifica non è una mera formalità, ma un onere processuale che risponde a un principio di autoresponsabilità della parte.

La produzione di questo documento serve a consentire alla Corte di verificare immediatamente la tempestività del ricorso. Consentire un deposito tardivo, al di fuori dei termini perentori, vanificherebbe la funzione di questo adempimento e creerebbe incertezza giuridica.

La Corte ha specificato che esistono solo due, limitatissime, eccezioni a questa regola ferrea:

1. Quando la relata di notifica viene depositata dalla controparte (il controricorrente) nel rispetto dei suoi termini.
2. Quando il documento è già nella disponibilità della Corte perché acquisito tramite la trasmissione del fascicolo d’ufficio dal giudice precedente, a condizione che il ricorrente ne abbia fatto tempestiva richiesta.

Nel caso di specie, nessuna di queste eccezioni era applicabile. Il tentativo della società di “sanare” l’omissione depositando il documento in un secondo momento è stato quindi giudicato tardivo e inefficace. La Corte ha concluso che l’omissione ha determinato irrimediabilmente l’improcedibilità del ricorso per cassazione.

Le Conclusioni

La decisione è un monito severo sull’importanza del rispetto meticoloso delle norme procedurali nel giudizio di Cassazione. Dimostra come un errore formale possa precludere l’esame nel merito di un ricorso, con conseguenze economiche significative. La società, oltre a non poter far valere le proprie ragioni, è stata condannata non solo a rifondere le spese legali alla controparte, ma anche a versare una somma a titolo di sanzione per lite temeraria ai sensi dell’art. 96 c.p.c., sia in favore del lavoratore che della Cassa delle ammende. Questo provvedimento riafferma che il processo civile, e in particolare il giudizio di legittimità, è un meccanismo di precisione in cui la forma è, a tutti gli effetti, sostanza.

È possibile sanare il mancato deposito della relata di notifica della sentenza impugnata in Cassazione?
No, secondo l’orientamento consolidato della Corte di Cassazione, l’omissione del deposito della relata di notifica entro i termini previsti dall’art. 369 c.p.c. non è sanabile mediante una produzione tardiva del documento, in quanto si tratta di un onere da adempiere entro un termine perentorio.

Qual è la conseguenza del mancato deposito della relata di notifica unitamente al ricorso?
La conseguenza diretta è la dichiarazione di improcedibilità del ricorso per cassazione. Ciò significa che la Corte non può procedere all’esame del merito dei motivi di impugnazione, chiudendo di fatto il giudizio in modo sfavorevole per il ricorrente.

Esistono eccezioni alla regola dell’improcedibilità per mancato deposito della relata?
Sì, ma sono molto ristrette. L’improcedibilità è esclusa solo se la documentazione mancante risulta già nella disponibilità del giudice perché prodotta tempestivamente dalla controparte (controricorrente) o perché acquisita tramite la trasmissione del fascicolo d’ufficio, sempre che il ricorrente ne abbia fatto tempestiva istanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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