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Improcedibilità ricorso Cassazione: onere della prova

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 33142/2024, ha dichiarato l’improcedibilità di un ricorso avverso una decisione del Giudice di Pace in materia condominiale. La causa dell’improcedibilità del ricorso in Cassazione risiede nel mancato deposito, da parte del ricorrente, della copia autentica della sentenza impugnata e della relativa relazione di notificazione entro il termine perentorio di legge. La Corte ha ribadito il rigore formale richiesto, sottolineando che la produzione di semplici copie digitalizzate senza attestazione di conformità non è sufficiente a soddisfare l’onere processuale.

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Improcedibilità Ricorso Cassazione: L’Importanza del Deposito della Sentenza Notificata

L’esito di un giudizio può essere determinato non solo dal merito della questione, ma anche dal rigoroso rispetto delle norme procedurali. Un errore formale può costare caro, come dimostra una recente ordinanza della Corte di Cassazione che ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso in Cassazione presentato da un privato cittadino contro il proprio condominio. Questa decisione evidenzia l’importanza cruciale di adempiere correttamente a tutti gli oneri processuali, in particolare al deposito dei documenti richiesti dalla legge.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un’opposizione presentata da una condomina avverso un atto di precetto notificatole dall’amministratore del condominio. L’atto richiedeva il pagamento di circa 4.000 euro sulla base di un decreto ingiuntivo divenuto esecutivo. L’opposizione, tuttavia, è stata rigettata dal Giudice di Pace.

Non soddisfatta della decisione, la condomina ha deciso di impugnare la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando vizi nel provvedimento. Il condominio, dal canto suo, ha scelto di non costituirsi nel giudizio di legittimità, rimanendo quindi intimato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, prima ancora di analizzare i motivi del ricorso, si è soffermata su un aspetto pregiudiziale e assorbente: la verifica della procedibilità dell’impugnazione stessa. L’esito di tale verifica è stato negativo. Il ricorso è stato dichiarato improcedibile, chiudendo di fatto la porta a qualsiasi discussione sul merito della controversia.

La ragione di questa drastica decisione risiede in una mancanza formale da parte della ricorrente: l’omesso deposito, nel termine perentorio previsto dall’art. 369 del codice di procedura civile, della copia autentica della sentenza impugnata completa della relazione di notificazione.

Le Motivazioni della Corte e l’Improcedibilità del Ricorso in Cassazione

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio consolidato, sancito a più riprese dalle Sezioni Unite. Quando si impugna una sentenza notificata, il ricorrente ha l’onere di depositare, entro venti giorni dall’ultima notificazione del ricorso, una copia autentica di tale sentenza, comprensiva della relata di notifica. Questo adempimento è essenziale per permettere alla Corte di verificare la tempestività dell’impugnazione.

Nel caso di specie, la ricorrente aveva prodotto solo delle copie digitalizzate e delle stampe di messaggi PEC, prive però di un’attestazione di conformità agli originali digitali. In particolare, non è stato depositato il file originale della notifica PEC (in formato .eml) né una copia con asseverazione di conformità firmata digitalmente. Secondo la Corte, queste produzioni documentali non sono sufficienti a soddisfare il requisito di legge.

La giurisprudenza ha chiarito che l’onere può essere assolto anche se la controparte, costituendosi, deposita a sua volta una copia autentica o non contesta la conformità della copia informale depositata dal ricorrente. Tuttavia, questa ‘sanatoria’ non era possibile nel caso in esame, poiché il condominio era rimasto intimato, ovvero non si era costituito in giudizio. Di conseguenza, la mancanza non poteva essere colmata in alcun modo.

La Corte ha sottolineato che concedere un nuovo termine per sanare la mancanza sarebbe in contrasto con i principi di diritto, violerebbe la perentorietà del termine e causerebbe un ingiustificato allungamento dei tempi del processo, a detrimento della parte avversa e del principio di ragionevole durata del processo.

Conclusioni

La decisione in commento è un monito severo sull’importanza del formalismo nel processo civile e, in particolare, nel giudizio di Cassazione. L’improcedibilità del ricorso in Cassazione non è una sanzione sproporzionata, ma la logica conseguenza del mancato rispetto di un onere posto a presidio di interessi fondamentali, come la certezza dei rapporti giuridici e l’efficienza della giustizia. Per gli avvocati e le parti, questa ordinanza ribadisce la necessità di una scrupolosa attenzione nella preparazione e nel deposito degli atti, specialmente per quanto riguarda la gestione dei documenti digitali e delle relative attestazioni di conformità. Un piccolo errore formale può vanificare le ragioni di merito più fondate.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato improcedibile?
Il ricorso è stato dichiarato improcedibile perché la parte ricorrente non ha depositato, entro il termine perentorio di legge, una copia autentica della sentenza impugnata completa della relazione di notificazione. La produzione di semplici copie digitalizzate senza adeguata attestazione di conformità non è stata ritenuta sufficiente.

Cosa deve depositare chi propone ricorso in Cassazione avverso una sentenza notificata?
Chi ricorre deve depositare presso la cancelleria della Corte, entro venti giorni dall’ultima notificazione del ricorso, una copia autentica della decisione impugnata, insieme alla relazione che attesta la sua avvenuta notificazione. Se la notifica è avvenuta via PEC, è necessario produrre il messaggio originale o una copia con attestazione di conformità.

La controparte può ‘salvare’ un ricorso viziato da questo errore?
Sì, ma solo a determinate condizioni. Se la controparte si costituisce in giudizio (diventando ‘controricorrente’) e deposita a sua volta una copia autentica della sentenza notificata, oppure non contesta la conformità della copia informale prodotta dal ricorrente, il vizio può essere sanato. Nel caso analizzato, ciò non è avvenuto perché la controparte è rimasta ‘intimata’, cioè non ha partecipato al giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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