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Improcedibilità ricorso Cassazione: errore fatale

Una famiglia intenta una causa per risarcimento danni contro un Comune a seguito di una caduta in bicicletta. Dopo aver perso nei primi due gradi di giudizio, ricorre in Cassazione. La Suprema Corte dichiara l’improcedibilità del ricorso Cassazione perché i ricorrenti non hanno depositato, entro il termine perentorio, la copia della sentenza impugnata corredata della relata di notifica. Questo errore procedurale, non sanabile, ha comportato la definitiva chiusura del caso e pesanti sanzioni economiche per i ricorrenti.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Improcedibilità del Ricorso in Cassazione: L’Errore Formale che Annulla la Causa

Nel mondo del diritto, la forma è spesso sostanza. Un errore procedurale può avere conseguenze devastanti, vanificando le ragioni di merito più fondate. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione illustra perfettamente questo principio, dichiarando l’improcedibilità ricorso Cassazione a causa di una dimenticanza formale, con pesanti conseguenze per i ricorrenti. Il caso, originato da una richiesta di risarcimento per una caduta in bicicletta, si è concluso non per una valutazione dei fatti, ma per il mancato rispetto di una precisa norma del codice di procedura civile.

I Fatti: Dalla Caduta in Bici al Contenzioso Legale

La vicenda ha inizio quando un cittadino subisce una caduta dalla propria bicicletta, a suo dire a causa del dissesto di una strada comunale. Insieme ai suoi familiari, decide di citare in giudizio il Comune responsabile della manutenzione stradale per ottenere il risarcimento dei danni patiti.

Tuttavia, sia il Tribunale di primo grado sia la Corte d’Appello respingono la domanda. Ritenendo ingiusta la decisione, la famiglia decide di tentare l’ultima via possibile: il ricorso alla Suprema Corte di Cassazione, contestando la sentenza d’appello sulla base di diverse violazioni di legge.

L’Appello in Cassazione e l’Errore Procedurale

Giunti davanti alla Corte di Cassazione, i ricorrenti si sono trovati di fronte a un ostacolo insormontabile, non legato al merito della loro richiesta, ma a un vizio puramente procedurale. La legge, in particolare l’articolo 369, secondo comma, n. 2, del codice di procedura civile, impone a chi presenta ricorso di depositare, a pena di improcedibilità, una copia autentica della sentenza impugnata insieme alla relazione di notificazione (la cosiddetta “relata di notifica”).

Questo adempimento è fondamentale perché permette alla Corte di verificare immediatamente se il ricorso è stato presentato entro i termini di legge. Nel caso di specie, i ricorrenti hanno depositato la copia della sentenza, ma hanno omesso di allegare la prova della sua notificazione, un documento che non è stato prodotto nemmeno dalla controparte, il Comune.

La Decisione della Corte: La Rigorosa Applicazione delle Norme sulla Improcedibilità del Ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, in linea con il suo orientamento consolidato, non ha potuto fare altro che dichiarare il ricorso improcedibile. I giudici hanno ribadito che l’onere di depositare la sentenza notificata è un requisito essenziale per la procedibilità del ricorso, la cui mancanza non può essere sanata o rimediata in un momento successivo.

La Corte ha sottolineato che questa regola non è un mero formalismo, ma serve a garantire il corretto svolgimento del processo e a tutelare il principio di certezza del diritto. Di fronte a questa mancanza, il Collegio non è potuto entrare nel merito dei sei motivi di ricorso presentati dalla famiglia, chiudendo di fatto la porta a qualsiasi ulteriore possibilità di ottenere giustizia.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine del processo di legittimità: il rigoroso rispetto dei presupposti processuali. I giudici hanno spiegato che l’articolo 369 c.p.c. è inequivocabile nell’imporre il deposito della sentenza notificata. Tale obbligo non è derogabile e la sua violazione determina, senza scappatoie, l’improcedibilità. Non è possibile, hanno chiarito i magistrati, produrre il documento mancante in un secondo momento, ad esempio tramite le memorie previste dall’art. 372 c.p.c., poiché tale norma si riferisce a documenti relativi all’ammissibilità e non alla procedibilità. La Corte ha richiamato numerosi precedenti conformi, dimostrando la coerenza e la fermezza della giurisprudenza su questo punto. La mancanza di questo documento impedisce alla Corte di svolgere la sua prima e fondamentale verifica: quella sulla tempestività dell’impugnazione. Senza la relata di notifica, è impossibile stabilire con certezza la data da cui decorre il termine breve per ricorrere, rendendo l’intero giudizio incerto fin dal suo avvio.

Le Conclusioni

Le conseguenze per i ricorrenti sono state severe. Oltre alla dichiarazione di improcedibilità del ricorso, sono stati condannati a pagare le spese legali al Comune. Ma non solo: la Corte ha applicato anche l’articolo 96 del c.p.c., condannandoli al pagamento di un’ulteriore somma di 5.000 euro in favore del Comune e di altri 5.000 euro alla Cassa delle ammende, a titolo di sanzione per aver proseguito il giudizio nonostante la chiara proposta di definizione anticipata che già evidenziava il vizio di improcedibilità. Infine, è stato dato atto della sussistenza dei presupposti per il versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato. Questa ordinanza rappresenta un monito severo sull’importanza della diligenza processuale: un singolo errore formale può non solo precludere l’accesso alla giustizia, ma anche comportare costi economici significativi, trasformando una legittima richiesta di tutela in una pesante sconfitta su tutti i fronti.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato improcedibile?
Il ricorso è stato dichiarato improcedibile perché i ricorrenti non hanno depositato, insieme al ricorso e nel termine perentorio previsto dall’art. 369, comma 2, n. 2, c.p.c., la copia autentica della sentenza impugnata corredata della relata di notifica, documento essenziale per verificare la tempestività dell’impugnazione.

È possibile correggere la mancanza del deposito della relata di notifica in un momento successivo?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che il mancato deposito della relata di notifica costituisce una causa di improcedibilità non sanabile. La produzione tardiva del documento non è permessa, nemmeno ai sensi dell’art. 372 c.p.c., in quanto tale norma riguarda documenti relativi all’ammissibilità e non alla procedibilità del ricorso.

Quali sono state le conseguenze economiche per i ricorrenti a seguito della dichiarazione di improcedibilità?
I ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali in favore della controparte (liquidate in 6.500 euro oltre accessori), al versamento di 5.000 euro ai sensi dell’art. 96, terzo comma, c.p.c., e di ulteriori 5.000 euro alla Cassa delle ammende. Inoltre, è stata attestata la sussistenza dei presupposti per il pagamento di un importo ulteriore a titolo di contributo unificato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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