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Improcedibilità ricorso Cassazione: conseguenze

La Corte di Cassazione dichiara l’improcedibilità del ricorso in un caso di divisione immobiliare. La causa è il mancato deposito della relata di notifica della sentenza d’appello, un vizio formale che, secondo la Corte, non può essere sanato e comporta la condanna alle spese e a sanzioni pecuniarie per il ricorrente.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Improcedibilità Ricorso Cassazione: La Lezione sul Rigore Formale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale: la forma è sostanza. Il mancato rispetto di un adempimento, apparentemente burocratico, può portare a conseguenze drastiche, come l’improcedibilità del ricorso in Cassazione. Questo caso, nato da una controversia sulla divisione di un immobile, si trasforma in un monito sull’importanza della diligenza nel deposito degli atti processuali.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una causa di divisione di un compendio immobiliare. Dopo la decisione della Corte d’Appello di Firenze, una delle parti ha deciso di impugnare la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione. Il ricorrente ha notificato il proprio ricorso, ma ha commesso un’omissione cruciale: non ha depositato, insieme al ricorso, la copia autentica della sentenza impugnata munita della relata di notifica.

I controricorrenti, nel difendersi, hanno resistito all’impugnazione. La questione procedurale è emersa con forza, diventando il punto centrale della decisione della Suprema Corte.

L’Improcedibilità del Ricorso in Cassazione: Analisi della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso improcedibile. La decisione si fonda sull’applicazione rigorosa dell’articolo 369 del codice di procedura civile. Questa norma stabilisce che, a pena di improcedibilità, il ricorrente deve depositare in cancelleria, entro venti giorni dall’ultima notificazione del ricorso alle altre parti, una serie di documenti, tra cui la copia autentica della sentenza impugnata. Se la sentenza è stata notificata, è indispensabile depositare anche la relata di notifica.

Nel caso specifico, la sentenza d’appello era stata notificata il 22 febbraio 2023, mentre il ricorso per cassazione è stato notificato solo il 24 aprile 2023, quindi oltre il termine breve di sessanta giorni. Tuttavia, il ricorrente non ha prodotto la relata, impedendo alla Corte di verificare la tempestività dell’impugnazione e violando un requisito essenziale per la procedibilità.

Le Limitate Eccezioni alla Regola

La Corte ha ricordato che la sanzione dell’improcedibilità può essere evitata solo in due circostanze ben precise:

1. Produzione da parte del controricorrente: Se la relata di notifica, mancante negli atti del ricorrente, viene depositata dal controricorrente.
2. Notifica del ricorso nel termine breve: Se il ricorso viene notificato entro il termine di sessanta giorni dalla pubblicazione della sentenza, rendendo irrilevante la data della notifica della sentenza stessa.

Nessuna di queste due condizioni si è verificata nel caso in esame, rendendo inevitabile la declaratoria di improcedibilità.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha sottolineato che le norme processuali, anche quelle che impongono oneri formali, non sono meri capricci del legislatore. Esse rispondono a esigenze di certezza, ragionevole durata del processo e buona amministrazione della giustizia. L’obbligo di depositare la relata di notifica ha la funzione di presidiare un comportamento che, se omesso, ostacola la sequenza di avvio del processo, costringendo il giudice a verifiche che non gli competono.

La Corte ha ribadito che tali regole, sebbene rigorose, non violano il principio del giusto processo sancito anche dall’articolo 6 della CEDU. L’accesso alla giustizia può essere legittimamente soggetto a condizioni e termini, purché non irragionevoli. Il ricorso per cassazione, essendo un rimedio straordinario, giustifica l’imposizione di regole d’accesso più severe per garantire un’equilibrata sintesi tra le esigenze delle parti e l’efficienza del sistema giudiziario.

Le Conclusioni

La decisione si conclude non solo con la dichiarazione di improcedibilità, ma anche con pesanti conseguenze economiche per il ricorrente. In applicazione del principio della soccombenza, è stato condannato al pagamento delle spese processuali in favore dei controricorrenti. Inoltre, la Corte ha applicato l’articolo 96, terzo comma, del codice di procedura civile, condannandolo al pagamento di un’ulteriore somma a titolo di sanzione, e di un importo in favore della Cassa delle ammende. Infine, è stato dato atto della sussistenza dei presupposti per il versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, pari a quello dovuto per il ricorso. Questa pronuncia è un chiaro avvertimento: nel processo civile, e in particolare nel giudizio di legittimità, la precisione e il rispetto delle formalità procedurali non sono opzionali, ma costituiscono la base imprescindibile per poter far valere le proprie ragioni nel merito.

Perché il ricorso è stato dichiarato improcedibile?
Il ricorso è stato dichiarato improcedibile perché il ricorrente non ha depositato la copia autentica della sentenza impugnata completa della relata di notifica, un adempimento richiesto a pena di improcedibilità dall’art. 369 c.p.c.

Questo vizio procedurale avrebbe potuto essere sanato?
No, in questo caso il vizio non poteva essere sanato. La Corte ha specificato che la sanzione può essere evitata solo se la relata viene prodotta dal controricorrente o se il ricorso è notificato nel termine breve dalla pubblicazione della sentenza, condizioni non verificatesi nella fattispecie.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali, al versamento di un’ulteriore somma ai sensi dell’art. 96, comma 3, c.p.c., al pagamento di un importo in favore della Cassa delle ammende e al versamento di un ulteriore contributo unificato pari a quello già dovuto per il ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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