LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Improcedibilità del ricorso: l’onere del deposito

Un ex amministratore di condominio ha presentato ricorso in Cassazione per ottenere il pagamento di compensi e anticipazioni. La Corte Suprema ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso perché il ricorrente, pur avendo dichiarato che la sentenza d’appello gli era stata notificata, ha omesso di depositare la relativa prova di notificazione. Questa omissione ha impedito al giudice di verificare la tempestività dell’impugnazione secondo il termine breve, rendendo il ricorso inammissibile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Improcedibilità del Ricorso: L’Importanza del Deposito della Notifica della Sentenza

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento su un adempimento processuale fondamentale: il deposito della copia autentica della sentenza impugnata con la relativa relata di notificazione. La mancata osservanza di tale onere può portare a una conseguenza drastica, ovvero l’improcedibilità del ricorso, vanificando le ragioni di merito della parte. Analizziamo come un vizio formale abbia determinato l’esito di una controversia tra un amministratore e un condominio.

I Fatti di Causa: la Richiesta di Pagamento

La vicenda ha origine dalla richiesta di un amministratore di condominio di ottenere il pagamento di una somma a titolo di compensi professionali per l’attività svolta e di rimborso per anticipazioni effettuate nell’interesse del condominio. Dopo che la Corte d’Appello aveva riformato la sentenza di primo grado, rigettando la domanda dell’amministratore, quest’ultimo decideva di presentare ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte: Focus sull’Improcedibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione, prima ancora di entrare nel merito dei motivi del ricorso, si è soffermata su una questione pregiudiziale di procedibilità. Il ricorrente, nel proprio atto, aveva dato atto che la sentenza della Corte d’Appello gli era stata notificata in una data specifica. Tuttavia, non aveva depositato, unitamente al ricorso, la copia autentica della sentenza munita della relata di notificazione.

L’Onere del Ricorrente e la Verifica della Tempestività

Secondo l’articolo 369, comma 2, n. 2 del codice di procedura civile, quando la sentenza impugnata è stata notificata, il ricorrente ha l’onere di depositare tale copia notificata. Questo adempimento non è un mero formalismo: esso è essenziale per consentire al giudice di legittimità di verificare immediatamente la tempestività dell’impugnazione rispetto al cosiddetto “termine breve” di 60 giorni dalla notifica. Se il ricorrente omette tale deposito, scatta la sanzione dell’improcedibilità del ricorso.

La “Prova di Resistenza” e le Mancate Sanatorie

La Corte ha inoltre spiegato che tale vizio non può essere superato dalla cosiddetta “prova di resistenza”. Questa prova consiste nel verificare se la notifica del ricorso sia comunque avvenuta entro 60 giorni dalla data di pubblicazione della sentenza. In questo caso, la sentenza era stata pubblicata il 12 luglio 2019, mentre il ricorso era stato notificato il 7 dicembre 2019, ben oltre il termine di 60 giorni. Il vizio, quindi, non era superabile. Nemmeno la produzione della relata da parte del controricorrente o la sua presenza nel fascicolo d’ufficio avrebbero potuto sanare l’omissione, in quanto tali circostanze non si sono verificate.

Le Motivazioni della Cassazione

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio consolidato: la necessità di garantire la certezza e la celerità del processo. L’onere di deposito della sentenza notificata è posto a carico del ricorrente per permettere un controllo rapido e inequivocabile sul rispetto dei termini per l’impugnazione. Quando una parte dichiara di aver ricevuto la notifica, si assume la responsabilità di provarlo. L’omissione di questo adempimento, in assenza di meccanismi di sanatoria applicabili al caso concreto, determina una violazione delle regole procedurali che non può essere ignorata. La sanzione dell’improcedibilità, sebbene severa, è proporzionata all’importanza dell’adempimento richiesto, che è funzionale al corretto svolgimento del giudizio di legittimità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione ribadisce un monito fondamentale per gli avvocati e le parti: la massima attenzione agli adempimenti formali nel giudizio di Cassazione è cruciale. L’omesso deposito della relata di notifica della sentenza impugnata, quando si agisce entro il termine breve, non è una leggerezza procedurale, ma un vizio che può precludere definitivamente l’accesso al giudizio di merito. Questa ordinanza sottolinea come la diligenza nella preparazione e nel deposito del ricorso sia tanto importante quanto la solidità delle argomentazioni legali a sostegno delle proprie tesi.

Cosa succede se il ricorrente in Cassazione omette di depositare la prova della notifica della sentenza impugnata?
Il ricorso viene dichiarato improcedibile, ovvero non può essere esaminato nel merito, perché manca un presupposto processuale essenziale per verificare la tempestività dell’impugnazione.

L’improcedibilità del ricorso per mancato deposito della notifica è sempre insanabile?
No, il vizio può essere sanato se la prova della notifica viene prodotta dalla controparte (controricorrente), se è presente nel fascicolo d’ufficio o se il ricorso supera la “prova di resistenza”, cioè se la sua notifica è avvenuta entro 60 giorni dalla pubblicazione della sentenza. Nel caso specifico, nessuna di queste condizioni si è verificata.

Perché in questo caso specifico il ricorso è stato dichiarato improcedibile?
Perché il ricorrente ha dichiarato che la sentenza gli era stata notificata ma ha omesso di depositare la relativa relata di notificazione. Inoltre, il ricorso è stato notificato ben oltre i 60 giorni dalla data di pubblicazione della sentenza, fallendo così la “prova di resistenza” che avrebbe potuto sanare il vizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati