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Improcedibilità del ricorso: l’onere del deposito

Una società alimentare e la sua fideiussore hanno presentato ricorso in Cassazione contro una società fornitrice di contenitori metallici, in una disputa per vizi della fornitura. La Suprema Corte ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso perché le società ricorrenti, pur avendo dichiarato che la sentenza d’appello era stata loro notificata, non hanno depositato la copia della sentenza con la relativa relazione di notificazione entro il termine previsto dalla legge. Questa omissione formale ha reso impossibile per la Corte verificare la tempestività dell’impugnazione, determinando l’inammissibilità del ricorso a prescindere dal merito della controversia.

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Ricorso in Cassazione: il Deposito della Sentenza Notificata è Cruciale per Evitare l’Improcedibilità

Nel complesso mondo del diritto processuale, la forma è spesso sostanza. Un errore procedurale, anche se apparentemente minore, può compromettere l’esito di un intero giudizio. La sentenza n. 29872/2019 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come la mancata osservanza di un adempimento formale possa portare a una declaratoria di improcedibilità del ricorso, precludendo ogni discussione sul merito della controversia. Questo caso sottolinea l’importanza cruciale del corretto deposito degli atti nel giudizio di legittimità.

I Fatti di Causa

Tutto ha origine da una controversia commerciale tra una nota azienda alimentare e una società produttrice di contenitori metallici. L’azienda alimentare aveva acquistato una fornitura di barattoli per inscatolare pomodori pelati, ma aveva riscontrato gravi difetti nel prodotto: i contenitori erano arrivati a destinazione deformati (‘bombati’) e, in alcuni casi, con fuoriuscita del contenuto.

La società fornitrice aveva ottenuto un decreto ingiuntivo per il pagamento del saldo della fornitura. L’azienda alimentare si era opposta, chiedendo non solo la revoca del decreto ma anche la riduzione del prezzo e il risarcimento di tutti i danni subiti, inclusi quelli all’immagine commerciale. Il Tribunale di primo grado aveva revocato il decreto ingiuntivo e, operando una compensazione tra il credito della fornitrice e il danno subito dall’acquirente, aveva condannato quest’ultima a pagare una somma ridotta.

Insoddisfatte, entrambe le parti avevano impugnato la decisione davanti alla Corte d’Appello, che aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, ricalcolando gli importi dovuti. Contro questa nuova decisione, l’azienda alimentare e la sua società fideiussore hanno proposto ricorso per Cassazione.

La Questione Giuridica: L’improcedibilità del ricorso per mancato deposito

Il cuore della decisione della Suprema Corte non risiede nel merito della fornitura difettosa, ma in una questione puramente procedurale. L’articolo 369, comma 2, n. 2 del Codice di Procedura Civile stabilisce un onere ben preciso per chi propone ricorso in Cassazione: a pena di improcedibilità, deve depositare, insieme al ricorso, una copia autentica della sentenza impugnata completa della relazione di notificazione, qualora questa sia avvenuta.

Questo adempimento è fondamentale perché permette alla Corte di verificare un presupposto essenziale dell’impugnazione: la sua tempestività. Se la sentenza è stata notificata, infatti, il ricorso deve essere proposto entro il cosiddetto ‘termine breve’ di sessanta giorni. Senza la prova della notifica, la Corte non può stabilire con certezza se questo termine sia stato rispettato.

Nel caso specifico, le società ricorrenti avevano dichiarato nel loro atto di aver ricevuto la notifica della sentenza d’appello in una data specifica, ma non avevano poi depositato il documento che lo provava (la ‘relata di notifica’).

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con un approccio rigoroso, ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: l’onere di depositare la sentenza notificata è funzionale alla tutela di un’esigenza pubblicistica, ovvero la certezza del diritto e il rispetto del giudicato formale. Non è una formalità a disposizione delle parti.

La Corte ha spiegato che, quando il ricorrente stesso ammette che la sentenza è stata notificata, è suo preciso dovere fornire la prova documentale di tale notifica. La semplice dichiarazione non è sufficiente. La mancanza di questo documento impedisce alla Corte di svolgere il controllo preliminare e indispensabile sulla tempestività dell’impugnazione. Poiché le ricorrenti non hanno adempiuto a questo onere perentorio, il loro ricorso non poteva essere esaminato nel merito.

La Suprema Corte ha anche respinto la richiesta della società fornitrice di condannare le controparti per lite temeraria ai sensi dell’art. 96 c.p.c., non ravvisando nel loro comportamento la ‘colpa grave’ o la ‘mala fede’ necessarie per tale sanzione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

La decisione in commento è un monito severo per tutti gli operatori del diritto. Dimostra in modo inequivocabile che nel giudizio di Cassazione non c’è spazio per imprecisioni o leggerezze procedurali. La preparazione e il deposito del ricorso richiedono una meticolosità assoluta. Un caso con solide ragioni di merito può essere irrimediabilmente perso a causa di un’omissione formale, come il mancato deposito della relazione di notificazione.

L’insegnamento pratico è chiaro: è fondamentale non solo rispettare i termini, ma anche essere in grado di documentare tale rispetto in modo inoppugnabile. La diligenza nell’adempiere agli oneri processuali non è un accessorio, ma un presupposto essenziale per poter ottenere giustizia.

Perché il ricorso alla Corte di Cassazione è stato dichiarato improcedibile?
Il ricorso è stato dichiarato improcedibile perché le società ricorrenti non hanno depositato, insieme al ricorso, una copia autentica della sentenza d’appello con la relativa relazione di notificazione, come richiesto a pena di improcedibilità dall’art. 369, comma 2, n. 2, del codice di procedura civile.

È sufficiente dichiarare nel ricorso che la sentenza è stata notificata, senza allegare la prova?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la sola dichiarazione non basta. Se il ricorrente afferma che la sentenza è stata notificata, ha l’onere di depositare il documento che lo prova (la relata di notifica) per permettere alla Corte di verificare la tempestività dell’impugnazione rispetto al termine breve.

Una causa può essere persa in Cassazione per un motivo puramente formale anche se le argomentazioni di merito sono valide?
Sì. Questa sentenza dimostra che il rispetto delle norme procedurali è un presupposto indispensabile per l’esame del merito. Un errore formale, come il mancato deposito di un documento richiesto a pena di improcedibilità, è sufficiente a determinare la fine del processo, a prescindere dalla fondatezza delle ragioni sostanziali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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