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Improcedibilità del ricorso: l’errore che costa caro

La Corte di Cassazione dichiara l’improcedibilità del ricorso in un caso di violazione delle distanze tra edifici. La decisione si fonda su un vizio procedurale: i ricorrenti non hanno depositato la copia della sentenza d’appello con la relata di notifica, un adempimento essenziale previsto dal codice di procedura civile. La Corte ribadisce il rigore formale necessario per l’accesso al giudizio di legittimità, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese legali.

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Improcedibilità del ricorso: La Cassazione e l’importanza del deposito della sentenza notificata

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale della procedura civile: l’improcedibilità del ricorso come conseguenza del mancato deposito della copia notificata della sentenza impugnata. Questo caso, nato da una controversia sulle distanze tra costruzioni, si è concluso non per una valutazione nel merito, ma per un errore formale che ha precluso l’esame delle doglianze dei ricorrenti. Analizziamo insieme la vicenda per comprendere le implicazioni pratiche di questa decisione.

I Fatti di Causa: Dalla Violazione delle Distanze all’Appello

La controversia ha origine quando due proprietari citano in giudizio i loro vicini, accusandoli di aver realizzato una costruzione in violazione delle distanze legali e delle norme urbanistiche. Il Tribunale di primo grado accoglie la domanda, ordinando l’arretramento dell’edificio e condannando i costruttori a un cospicuo risarcimento dei danni.

Successivamente, la Corte d’Appello riforma parzialmente la decisione, rideterminando l’importo del risarcimento. Insoddisfatti della nuova pronuncia, i costruttori decidono di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a cinque motivi di impugnazione.

La Decisione della Corte: Focus sull’Improcedibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione, prima ancora di esaminare i motivi del ricorso, si sofferma su un aspetto preliminare e assorbente: la procedibilità dell’impugnazione stessa. I giudici rilevano che i ricorrenti, pur affermando che la sentenza d’appello era stata loro notificata in una certa data, non hanno prodotto in giudizio la copia del provvedimento munita della relativa relata di notifica, come prescritto dall’articolo 369, comma 2, n. 2 del codice di procedura civile.

Questo adempimento è fondamentale perché serve a dimostrare la tempestività del ricorso rispetto al termine breve di sessanta giorni che decorre, appunto, dalla data di notificazione della sentenza. La Corte, verificato che tale documento mancava anche nei fascicoli delle controparti e in quello d’ufficio, non ha potuto fare altro che dichiarare l’improcedibilità del ricorso.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si basa su un’interpretazione rigorosa delle norme processuali che regolano il giudizio di legittimità. Il deposito della copia autentica della sentenza impugnata, completa della relazione di notificazione, non è una mera formalità, ma un onere inderogabile a carico del ricorrente. La sua omissione impedisce alla Corte di verificare un presupposto processuale essenziale: il rispetto dei termini per l’impugnazione.

I giudici hanno chiarito che non era applicabile neanche il principio che esenta da tale onere quando l’impugnazione avviene nel cosiddetto ‘intervallo’, cioè tra la data di pubblicazione della sentenza e la notifica del ricorso, se questo intervallo è inferiore al termine breve di 60 giorni. Nel caso di specie, il ricorso era stato notificato ben oltre i sessanta giorni dalla pubblicazione della sentenza, rendendo indispensabile la prova della data di notifica per calcolare correttamente il termine di decadenza.

La Corte sottolinea come questa regola risponda a un principio di ‘autoresponsabilità’ della parte, che deve agire con la massima diligenza nel predisporre gli atti necessari per l’ammissibilità del proprio gravame. La mancanza di questo documento fondamentale non è sanabile e conduce inevitabilmente alla declaratoria di improcedibilità.

Conclusioni

La sentenza in esame è un monito importante per tutti gli operatori del diritto. Dimostra come, nel processo civile e in particolare nel giudizio di Cassazione, la cura degli aspetti formali sia tanto importante quanto la solidità delle argomentazioni di merito. Un errore procedurale, come il mancato deposito di un documento richiesto a pena di improcedibilità, può vanificare l’intero percorso giudiziario e precludere definitivamente la possibilità di far valere le proprie ragioni. La decisione conferma che la certezza del diritto passa anche attraverso il rispetto scrupoloso delle regole che governano il processo, la cui violazione comporta conseguenze severe e irrimediabili, come la condanna al pagamento delle spese legali e di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

Perché il ricorso è stato dichiarato improcedibile?
Il ricorso è stato dichiarato improcedibile perché i ricorrenti non hanno depositato la copia della sentenza impugnata corredata dalla relazione di notificazione, come richiesto dall’art. 369, comma 2, n. 2 del codice di procedura civile.

Quale documento era fondamentale depositare per la validità del ricorso?
Era fondamentale depositare la copia autentica della sentenza d’appello con annessa la ‘relata di notifica’, ovvero l’attestazione dell’ufficiale giudiziario che prova l’avvenuta notificazione del provvedimento e la sua data. Questo documento era necessario per verificare il rispetto del termine di 60 giorni per impugnare.

La mancata produzione della sentenza notificata è un errore sanabile?
No, secondo la Corte di Cassazione in questo caso la mancata produzione non era sanabile. L’omissione di questo adempimento, considerato un onere inderogabile a carico del ricorrente, non è emendabile e porta direttamente alla dichiarazione di improcedibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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