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Improcedibilità del ricorso: errore non scusabile

In una causa per un appalto, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso presentato dal committente. Quest’ultimo aveva erroneamente dichiarato nel ricorso che la sentenza d’appello gli era stata notificata in una certa data, senza poi depositare la prova di tale notifica. La Corte ha stabilito che tale dichiarazione non è un errore materiale emendabile, ma un atto di autoresponsabilità processuale che rende l’impugnazione improcedibile.

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Improcedibilità del ricorso: l’errore nella dichiarazione di notifica non è perdonabile

Nel processo civile, la forma è sostanza. Un piccolo errore, una svista in un atto, può costare l’intero giudizio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione lo ribadisce con forza, affrontando il tema dell’improcedibilità del ricorso a seguito di una dichiarazione errata. La Corte ha chiarito che l’indicazione dell’avvenuta notifica della sentenza impugnata, anche se frutto di un errore materiale, non può essere corretta, vincolando la parte al rispetto dei termini brevi per l’impugnazione. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati.

I Fatti di Causa

La controversia nasce da un contratto d’appalto. Una società costruttrice agiva in giudizio contro il committente per ottenere il pagamento di opere eseguite, sia contrattuali che extracontrattuali, per un valore di circa 41.300 euro. Chiedeva, inoltre, il pagamento di una penale del 10% per il recesso dal contratto, motivato dall’inadempimento del committente stesso.

Il Tribunale accoglieva la domanda della società appaltatrice. Il committente, soccombente, impugnava la decisione dinanzi alla Corte d’Appello, ma anche in secondo grado le sue ragioni non venivano accolte e la sentenza veniva confermata.

Deciso a far valere le proprie ragioni, il committente proponeva ricorso per Cassazione.

La Questione Giuridica: l’Improcedibilità del Ricorso per Errore Dichiarativo

Il nodo cruciale della vicenda non riguarda il merito della controversia sull’appalto, ma una questione puramente procedurale. Nel suo ricorso per cassazione, il committente aveva dichiarato che la sentenza della Corte d’Appello gli era stata notificata in una data precisa. Questa dichiarazione fa scattare il cosiddetto “termine breve” di sessanta giorni per impugnare.

Tuttavia, il ricorrente non depositava, entro il termine previsto dall’art. 369 c.p.c., la copia della sentenza con la relativa relata di notifica. Successivamente, con una memoria, sosteneva di essere incorso in un “mero errore materiale”: la notifica, in realtà, non era mai avvenuta. Di conseguenza, a suo dire, avrebbe dovuto applicarsi il “termine lungo” per impugnare.

La Corte di Cassazione si è quindi trovata a decidere se una simile dichiarazione, contenuta in un atto formale come il ricorso, potesse essere semplicemente “cancellata” e considerata come mai fatta.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha respinto categoricamente la tesi dell’errore materiale scusabile, dichiarando l’improcedibilità del ricorso.

Il Principio di Autoresponsabilità Processuale

Il fulcro della decisione risiede nel principio di “autoresponsabilità” della parte processuale. Secondo la Corte, la dichiarazione di avvenuta notificazione della sentenza, contenuta in un atto di impugnazione, è un atto processuale formale. I suoi effetti giuridici sono indipendenti dall’intenzione reale del dichiarante.

Una volta che la parte ha introdotto nel processo un fatto specifico – in questo caso, la notifica in una data certa – non può poi ritrattarlo a proprio piacimento. Consentire una simile correzione, afferma la Corte, significherebbe rimettere “nella disponibilità della parte stessa l’applicabilità della sanzione dell’improcedibilità del ricorso”. In pratica, la parte potrebbe scegliere quale termine di impugnazione applicare, minando la certezza del diritto e le regole del giusto processo.

L’Inemendabilità della Dichiarazione

Citando un proprio precedente (Cass. n. 15832/2021), la Corte ribadisce che tale dichiarazione è “inemendabile”, cioè non può essere corretta successivamente tramite memorie o altri atti. L’ordinamento processuale non prevede un istituto generale per la “correzione” degli atti di parte, i quali, una volta compiuti, producono i loro effetti fino a quando non maturano preclusioni o decadenze.

L’onere di depositare la copia notificata della sentenza, quando si dichiara che la notifica è avvenuta, non è un mero formalismo. Serve a permettere alla Corte di Cassazione di verificare un presupposto fondamentale: la tempestività dell’impugnazione. La mancanza di tale documento, a fronte di una dichiarazione esplicita, non può che portare all’improcedibilità.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza è un monito severo per tutti gli operatori del diritto. Sottolinea l’importanza della massima diligenza nella redazione degli atti processuali. Un errore apparentemente piccolo, come indicare una data di notifica inesistente, può avere conseguenze fatali e irreversibili per l’esito del giudizio.

La decisione riafferma che le parti processuali sono padrone delle loro scelte difensive, ma sono anche responsabili delle dichiarazioni che rendono. Il processo non è un ambito dove si può dichiarare qualcosa e poi smentirlo; ogni atto ha un peso e produce conseguenze giuridiche precise. La rigidità della Corte su questo punto non è un’inutile pignoleria, ma una garanzia fondamentale per la tutela della certezza del diritto e del corretto svolgimento del processo, a tutela di tutte le parti coinvolte.

È possibile correggere un errore materiale in un ricorso per cassazione, come l’indicazione di una data di notifica sbagliata?
No, la Cassazione ha stabilito che la dichiarazione di avvenuta notifica è un atto processuale formale che esprime l’autoresponsabilità della parte e non può essere successivamente corretto, neanche con una memoria successiva, poiché è ritenuta una dichiarazione inemendabile.

Cosa succede se si dichiara che una sentenza è stata notificata ma non si deposita la copia notificata entro i termini?
Il ricorso viene dichiarato improcedibile, come stabilito dall’art. 369 c.p.c., comma secondo, n. 2. L’onere di depositare la copia notificata è essenziale per permettere alla Corte di verificare la tempestività dell’impugnazione, e la sua mancanza a fronte della dichiarazione di avvenuta notifica è un vizio insanabile.

Perché la Corte di Cassazione è così rigida sul principio di autoresponsabilità processuale?
Per garantire la certezza del diritto e la stabilità dei rapporti processuali. Permettere a una parte di correggere a posteriori le proprie dichiarazioni formali metterebbe l’applicabilità delle sanzioni processuali, come l’improcedibilità, nella sua stessa disponibilità, minando l’ordine e la prevedibilità del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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