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Improcedibilità appello: quando fissare nuova udienza?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19273/2024, affronta il tema della improcedibilità appello nel rito del lavoro in caso di mancata comparizione delle parti. Invece di una decisione immediata, la Corte ha disposto il rinvio a pubblica udienza per approfondire se, ai sensi dell’art. 348 c.p.c., il giudice debba fissare una nuova udienza per consentire all’appellante di dimostrare l’avvenuta notifica, anziché dichiarare subito l’improcedibilità.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Improcedibilità Appello e Mancata Comparizione: La Cassazione Fa il Punto

L’improcedibilità appello è una delle sanzioni più severe del processo civile, capace di porre fine a un giudizio di secondo grado prima ancora che si entri nel merito della questione. Ma cosa accade se nessuna delle parti si presenta all’udienza? La risposta, soprattutto nel rito del lavoro, non è sempre scontata. Con la recente ordinanza interlocutoria n. 19273 del 12 luglio 2024, la Corte di Cassazione ha deciso di non decidere subito, preferendo rimettere la questione a una pubblica udienza per un esame più approfondito. Vediamo perché questa scelta è così importante.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un procedimento d’appello in una controversia di lavoro. Alla data fissata per la prima (e unica) udienza, né l’appellante né la parte appellata si presentavano davanti alla Corte. Di conseguenza, il giudice di secondo grado dichiarava l’improcedibilità del gravame. L’appellante, ritenendo errata tale decisione, proponeva ricorso per cassazione, sostenendo che il giudice avrebbe dovuto, prima di chiudere il caso, fissare una nuova udienza come previsto dall’articolo 348 del codice di procedura civile.

L’Ordinanza della Corte di Cassazione

La Sezione Lavoro della Corte di Cassazione, investita della questione, ha riconosciuto la complessità e la rilevanza del quesito giuridico. Anziché emettere una sentenza definitiva, ha optato per un’ordinanza interlocutoria, disponendo il rinvio della causa a una pubblica udienza. Questa scelta sottolinea la necessità di un dibattito più ampio e approfondito, coinvolgendo le parti e il Procuratore Generale, per giungere a una decisione ponderata su un punto procedurale di grande impatto pratico.

Le Motivazioni: Il Dibattito sull’Improcedibilità dell’Appello

Il cuore del problema risiede nel coordinamento tra le norme generali sull’appello e le specificità del rito del lavoro. La Corte ripercorre un articolato iter giurisprudenziale per evidenziare le diverse interpretazioni. Da un lato, esiste un orientamento rigoroso secondo cui, nel rito del lavoro, la mancata notifica del ricorso e del decreto di fissazione dell’udienza entro il termine stabilito porta inevitabilmente all’improcedibilità, senza possibilità per il giudice di concedere un nuovo termine. Questo approccio tutela l’esigenza di celerità del processo e la legittima aspettativa della controparte alla stabilità della sentenza di primo grado.

Dall’altro lato, l’articolo 348 del codice di procedura civile stabilisce che se l’appellante non compare alla prima udienza, il collegio deve fissare una nuova udienza. Se l’appellante è assente anche alla seconda udienza, l’appello viene dichiarato improcedibile. La questione è se questa norma, che presuppone una regolare costituzione del rapporto processuale (vocatio in ius), si applichi anche quando, a causa dell’assenza di tutti, non è possibile verificare immediatamente se la notifica all’appellato sia andata a buon fine. La Cassazione, con questa ordinanza, si interroga sulla necessità di sollecitare il contraddittorio sulla normativa applicabile, in particolare sulla possibilità di concedere all’appellante una seconda chance per dimostrare l’avvenuta notifica in una successiva udienza, prima di dichiarare l’improcedibilità appello.

Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

La decisione di rinviare a pubblica udienza non è una mera formalità. Segnala che la Corte di Cassazione intende affrontare in modo definitivo un nodo procedurale cruciale. L’esito di questa discussione avrà conseguenze dirette per tutti gli avvocati che gestiscono appelli, specialmente in materia di lavoro. Una futura sentenza che estendesse l’applicazione dell’art. 348 c.p.c. anche a queste fattispecie fornirebbe una garanzia procedurale aggiuntiva per l’appellante diligente che, per un imprevisto, non riesca a comparire alla prima udienza. Al contrario, una conferma dell’orientamento più rigoroso ribadirebbe l’importanza assoluta del rispetto dei termini e delle presenze in udienza, pena la perdita del diritto a far valere le proprie ragioni in secondo grado.

Cosa succede se nessuna delle parti si presenta all’udienza di appello nel rito del lavoro?
Secondo la prassi, il giudice potrebbe dichiarare l’improcedibilità dell’appello. Tuttavia, la Cassazione con questa ordinanza sta valutando se sia necessario fissare una nuova udienza per consentire all’appellante di provare la corretta notifica all’altra parte.

Il giudice deve sempre dichiarare l’improcedibilità dell’appello se l’appellante non compare alla prima udienza?
Non necessariamente. L’art. 348 del codice di procedura civile prevede la fissazione di una nuova udienza. La questione al vaglio della Corte è proprio se questa regola si applichi in modo generalizzato anche nel rito del lavoro, specialmente quando non è possibile verificare in udienza l’avvenuta notifica all’appellato.

Perché la Corte di Cassazione ha rinviato il caso a un’udienza pubblica invece di decidere subito?
La Corte ha ritenuto che la questione avesse un “peculiare rilievo di diritto” e richiedesse un esame più approfondito e un’ampia interlocuzione tra le parti e il Pubblico Ministero. Il rinvio a pubblica udienza è riservato a casi di particolare importanza per garantire una decisione più ponderata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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