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Improcedibilità appello: note scritte non depositate

La Cassazione conferma l’improcedibilità appello per una società che non ha depositato le note scritte per l’udienza a trattazione scritta. La Corte ha chiarito che l’omesso deposito equivale a mancata comparizione e che spetta al ricorrente, in sede di legittimità, provare l’avvenuto deposito per contestare un eventuale errore del giudice di merito.

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Improcedibilità Appello per Note Scritte Non Depositate: La Cassazione Fa Chiarezza

L’evoluzione normativa, specialmente quella emergenziale legata alla pandemia, ha introdotto nuove modalità di svolgimento del processo, come la trattazione scritta. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato le gravi conseguenze derivanti dal mancato rispetto di tali adempimenti, confermando una severa dichiarazione di improcedibilità appello. Questo caso offre spunti fondamentali sull’equivalenza tra mancato deposito delle note scritte e mancata comparizione in udienza, nonché sull’onere della prova in capo a chi lamenta un errore del giudice.

I Fatti del Caso: Dal Tribunale alla Corte d’Appello

La vicenda trae origine da una controversia di lavoro in cui un dipendente aveva ottenuto dal Tribunale la condanna di due società, in solido, al pagamento di differenze retributive. Una delle società condannate decideva di impugnare la sentenza di primo grado.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello, tuttavia, non è mai entrata nel merito della questione. A causa della situazione epidemiologica, l’udienza di discussione era stata sostituita dalla modalità della trattazione scritta, secondo quanto previsto dall’art. 221, comma 4, del D.L. n. 34/2020. Il Collegio ha rilevato che la società appellante non aveva né partecipato all’udienza né depositato tempestivamente le note scritte richieste. Di conseguenza, equiparando tale omissione alla mancata comparizione dell’appellante, ha dichiarato l’improcedibilità appello ai sensi dell’art. 348 c.p.c.

Il Ricorso in Cassazione e l’Improcedibilità Appello

Sentendosi lesa da un presunto errore, la società ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su un unico motivo: la violazione e falsa applicazione dell’art. 221, comma 4, D.L. n. 34/2020.

La Tesi del Ricorrente: un Errore di Percezione

Secondo la società ricorrente, la Corte d’Appello sarebbe incorsa in un errore di percezione. A suo dire, entrambe le parti avevano regolarmente depositato le note per la trattazione scritta. L’affermazione contraria contenuta nella sentenza impugnata sarebbe, quindi, un errore di fatto che avrebbe condotto all’ingiusta declaratoria di improcedibilità. La difesa ha sostenuto che, in presenza delle note depositate, non sussistessero i presupposti per applicare la sanzione processuale.

La Decisione della Suprema Corte: l’Onere della Prova

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, fornendo chiarimenti cruciali sulla qualificazione del vizio lamentato e sull’onere della prova.

Da Errore di Diritto a Errore di Fatto Processuale

In primo luogo, la Suprema Corte ha riqualificato il motivo del ricorso. Sebbene la società avesse denunciato una violazione di legge (art. 360, n. 3 c.p.c.), il suo vero lamento riguardava un errore di percezione del giudice di merito sull’avvenuto deposito delle note. Questo tipo di vizio non è un error in iudicando (errore di giudizio), ma un error in procedendo (errore procedurale), da far valere ai sensi dell’art. 360, n. 4 c.p.c. La Corte ha sottolineato che, quando si contesta un accertamento in fatto compiuto dal giudice precedente, è necessario fornire gli strumenti per verificare tale errore.

Le Motivazioni della Cassazione

Il punto centrale della decisione è l’onere della prova. La Cassazione ha stabilito che, anche a voler considerare il vizio come un error in procedendo, la parte ricorrente non aveva fornito alcuna prova documentale a sostegno della propria tesi. Non è stato prodotto, nel giudizio di legittimità, alcun documento (come la ricevuta di deposito telematico) da cui si potesse evincere l’effettivo e tempestivo deposito delle note scritte. In assenza di tale prova, l’accertamento compiuto dalla Corte d’Appello, secondo cui le note non erano state depositate, rimane valido e insindacabile. Il giudice di merito ha correttamente escluso la possibilità di esaminare il merito dell’impugnazione a fronte di un’inerzia processuale equiparabile alla mancata comparizione.

Le Conclusioni

La pronuncia ribadisce un principio di rigore formale di estrema importanza pratica. L’omesso deposito delle note scritte, nelle udienze che si svolgono con tale modalità, produce gli stessi effetti della mancata comparizione fisica in udienza, con la conseguente sanzione dell’improcedibilità appello. Inoltre, qualora una parte intenda contestare in Cassazione un errore percettivo del giudice di merito su un fatto processuale (come l’avvenuto deposito di un atto), ha l’onere di produrre i documenti necessari a dimostrare tale errore. La semplice affermazione non è sufficiente a superare l’accertamento contenuto nella sentenza impugnata.

Cosa succede se una parte non deposita le note scritte per un’udienza a trattazione scritta?
L’omesso deposito delle note scritte è equiparato alla mancata comparizione in udienza. Se a omettere il deposito è la parte appellante, l’appello viene dichiarato improcedibile, anche d’ufficio, ai sensi dell’art. 348 del codice di procedura civile.

Come può una parte contestare in Cassazione l’affermazione di un giudice di merito sul mancato deposito di un atto?
La parte che lamenta un errore di percezione del giudice (error in procedendo) deve provare il proprio assunto. Nel giudizio di Cassazione, deve produrre la documentazione idonea a dimostrare l’avvenuto e tempestivo deposito dell’atto, altrimenti l’accertamento del giudice di merito non può essere smentito.

L’omesso deposito delle note per la trattazione scritta è sempre equiparabile alla mancata comparizione in udienza?
Sì, secondo l’orientamento confermato in questa ordinanza, l’art. 221 del D.L. 34/2020 assimila il contegno delle parti che omettono di depositare le note a quello della mancata comparizione, con tutte le conseguenze processuali che ne derivano.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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