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Impresa minore: come evitare la liquidazione giudiziale

Una società, inizialmente sottoposta a liquidazione giudiziale sulla base dei dati fiscali, ha ottenuto la revoca del provvedimento in appello. La Corte ha stabilito che per definire una ‘impresa minore’, esente dalla procedura, si devono considerare i ‘ricavi lordi’ risultanti dal bilancio civilistico e non i dati aggregati della dichiarazione dei redditi (ISA). La sentenza sottolinea l’importanza della corretta interpretazione dei requisiti dimensionali e la prevalenza del bilancio regolarmente tenuto sulle dichiarazioni fiscali ai fini della procedura concorsuale.

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Impresa Minore: La Distinzione tra Ricavi di Bilancio e Dati Fiscali per Evitare la Liquidazione Giudiziale

La recente sentenza della Corte di Appello di Genova offre un chiarimento fondamentale per le piccole e medie imprese italiane, definendo con precisione quali dati contabili utilizzare per stabilire se una società rientri nella categoria di impresa minore e sia quindi esclusa dalla liquidazione giudiziale. Il caso analizzato dimostra come i dati riportati nel bilancio civilistico prevalgano su quelli indicati nelle dichiarazioni fiscali, come gli Indici Sintetici di Affidabilità (ISA).

I Fatti del Caso

Il Tribunale di La Spezia aveva dichiarato l’apertura della liquidazione giudiziale nei confronti di una società. La decisione si basava sui dati fiscali relativi all’anno 2019, estrapolati dalla dichiarazione dei redditi, che indicavano ricavi superiori alla soglia prevista dalla legge per essere considerati impresa minore.

La società ha presentato reclamo alla Corte di Appello, sostenendo di non aver mai superato, nei tre esercizi precedenti, nessuno dei limiti dimensionali (attivo patrimoniale, ricavi, debiti) previsti dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII). A sostegno della propria tesi, ha prodotto i bilanci approvati e depositati per gli anni 2020 e 2021, e la documentazione contabile per il 2022, dimostrando che i valori erano sempre rimasti al di sotto delle soglie di legge. La discrepanza cruciale riguardava l’anno 2019: a fronte di ricavi dichiarati ai fini fiscali per circa 238.000 euro, il bilancio civilistico riportava ricavi per circa 180.000 euro, un importo inferiore al limite di 200.000 euro.

La Questione Giuridica: i Requisiti per l’Impresa Minore

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 2, comma 1, lettera d) del CCII. Questa norma stabilisce che non sono soggette a liquidazione giudiziale le imprese che, nei tre esercizi antecedenti, presentino congiuntamente:

1. Un attivo patrimoniale annuo non superiore a 300.000 euro.
2. Ricavi annui non superiori a 200.000 euro.
3. Un ammontare di debiti (anche non scaduti) non superiore a 500.000 euro.

Il punto critico era stabilire quale documento avesse valore probatorio per il calcolo dei ricavi: il bilancio civilistico o la dichiarazione fiscale? La decisione del Tribunale si era basata sui dati ISA, che però, come chiarito dalla Corte d’Appello, possono includere componenti positive di reddito che non costituiscono ‘ricavi lordi’ in senso tecnico-civilistico.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte di Appello di Genova ha accolto il reclamo della società, revocando la sentenza di primo grado. I giudici hanno ritenuto che i bilanci regolarmente tenuti e depositati fossero veritieri e completi, e che quindi i dati in essi contenuti dovessero prevalere per la valutazione dei requisiti dimensionali.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha fondato la sua decisione su un principio consolidato, richiamando una precedente sentenza della Corte di Cassazione (n. 23484/2021). Secondo tale orientamento, i ‘ricavi lordi’ menzionati dalla legge fallimentare (e oggi dal CCII) devono essere individuati facendo riferimento esclusivo alle voci A1 (ricavi delle vendite e delle prestazioni) e A5 (altri ricavi e proventi) dello schema di conto economico previsto dall’art. 2425 del codice civile.

Questo significa che altri proventi, come le sopravvenienze attive o componenti straordinarie che possono confluire nella dichiarazione fiscale, non devono essere conteggiati per determinare il superamento della soglia. La Corte ha quindi concluso che il dato corretto per il 2019 era quello del bilancio (180.454 euro) e non quello fiscale (238.597 euro). Di conseguenza, la società non aveva superato la soglia dei ricavi e, non superando nemmeno le altre soglie, doveva essere qualificata come impresa minore, non assoggettabile alla liquidazione giudiziale. Infine, le spese di giudizio sono state compensate tra le parti, poiché la società reclamante, non costituendosi in primo grado, aveva contribuito a causare la necessità del procedimento di reclamo.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza offre due importanti lezioni pratiche per gli imprenditori:

1. La contabilità ordinata è la migliore difesa: La tenuta regolare e veritiera dei bilanci è fondamentale. In caso di contenzioso, un bilancio corretto e depositato ha un valore probatorio superiore rispetto a dati fiscali aggregati.
2. Attenzione alla definizione di ‘ricavi’: Ai fini del Codice della Crisi, non tutto ciò che è ‘reddito’ per il fisco è ‘ricavo’ per la legge fallimentare. È essenziale affidarsi a una consulenza esperta per interpretare correttamente le voci di bilancio e valutare la propria posizione rispetto ai limiti dimensionali.

In conclusione, la decisione riafferma un principio di garanzia per le piccole imprese, assicurando che la procedura più grave, la liquidazione giudiziale, sia applicata solo quando i parametri dimensionali, interpretati in modo rigoroso e tecnico, siano effettivamente superati.

Quali sono i requisiti per essere considerati ‘impresa minore’ e non essere soggetti a liquidazione giudiziale?
Un’impresa è considerata ‘minore’ se, per i tre esercizi precedenti la richiesta di liquidazione, presenta congiuntamente: un attivo patrimoniale annuo non superiore a 300.000 euro, ricavi annui non superiori a 200.000 euro e debiti totali non superiori a 500.000 euro.

Per stabilire i ricavi di un’impresa, vale di più il bilancio civilistico o la dichiarazione dei redditi (dati ISA)?
Secondo la sentenza, per determinare i ‘ricavi lordi’ ai fini dell’assoggettabilità alla liquidazione giudiziale, prevale il dato risultante dal bilancio civilistico (in particolare le voci A.1 e A.5 del conto economico), poiché più specifico e rappresentativo della gestione caratteristica, rispetto ai dati aggregati della dichiarazione fiscale.

Cosa succede se una società non si costituisce nel procedimento di primo grado ma poi propone reclamo?
La società può comunque proporre reclamo e, se fondato, ottenere la revoca della sentenza. Tuttavia, la sua mancata costituzione in primo grado può essere considerata una ragione per compensare le spese legali del giudizio di reclamo, anche in caso di vittoria, poiché la sua difesa iniziale avrebbe potuto evitare l’emissione della prima sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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