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Impossibilità sopravvenuta: matrimonio e Covid-19

La Corte d’Appello ha stabilito che l’annullamento di un ricevimento di nozze a causa delle restrizioni per il Covid-19 costituisce un caso di impossibilità sopravvenuta della prestazione, non di eccessiva onerosità. Di conseguenza, i futuri sposi hanno diritto alla restituzione integrale dell’acconto versato, poiché la data del ricevimento era un termine essenziale e l’offerta di un voucher o di un rinvio non soddisfa l’interesse originario delle parti. La sentenza ha riformato la decisione di primo grado, condannando la società organizzatrice al rimborso totale.

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Pubblicato il 21 luglio 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Matrimonio Annullato per Covid: La Corte Decide per il Rimborso Totale

L’emergenza Covid-19 ha stravolto innumerevoli piani, inclusi i matrimoni. Una recente sentenza della Corte di Appello di Bologna ha affrontato un caso emblematico, stabilendo un principio chiaro in materia di contratti per ricevimenti nuziali annullati a causa delle restrizioni. La questione centrale verteva sulla corretta qualificazione giuridica dell’impedimento: si trattava di impossibilità sopravvenuta, che dà diritto al rimborso, o di eccessiva onerosità, che apre la strada alla rinegoziazione? La Corte ha optato per la prima, con conseguenze significative per consumatori e operatori del settore.

I Fatti del Caso

Una coppia stipulava, nel novembre 2020, un contratto con una società per l’organizzazione del proprio banchetto nuziale, fissato per il 22 maggio 2021, versando un cospicuo acconto. A causa del perdurare dell’emergenza sanitaria e delle relative norme restrittive che impedivano lo svolgimento di tali festeggiamenti, l’evento diventava irrealizzabile nella data pattuita.

La società organizzatrice proponeva alla coppia due soluzioni alternative: l’emissione di un voucher di pari valore o il rinvio dell’evento a una data futura. Ritenendo che la prestazione fosse strettamente legata al giorno del matrimonio e avendo perso interesse a un suo svolgimento in un momento diverso, la coppia rifiutava le proposte e agiva in giudizio per ottenere la risoluzione del contratto e la restituzione dell’acconto versato.

Il Tribunale di primo grado rigettava la domanda, qualificando la situazione come un’ipotesi di eccessiva onerosità sopravvenuta e ritenendo eque le soluzioni proposte dalla società. La coppia decideva quindi di appellare la decisione.

La Decisione della Corte d’Appello e l’Impossibilità Sopravvenuta

La Corte di Appello ha ribaltato completamente la sentenza di primo grado, accogliendo le ragioni degli sposi. I giudici hanno chiarito che la fattispecie non rientrava nell’ambito dell’eccessiva onerosità (art. 1467 c.c.), bensì in quello dell’impossibilità sopravvenuta della prestazione (art. 1256 e 1463 c.c.).

L’eccessiva onerosità presuppone che la prestazione sia ancora possibile, ma divenuta economicamente squilibrata. Nel caso di specie, invece, le normative anti-Covid (un classico esempio di factum principis) avevano reso la prestazione – il banchetto nuziale nella data concordata – oggettivamente e assolutamente ineseguibile.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha fondato la sua decisione su alcuni pilastri argomentativi cruciali:

1. La natura del contratto e il termine essenziale: Il banchetto nuziale è intrinsecamente legato alla celebrazione del matrimonio. La data del 22 maggio 2021 non era una data qualsiasi, ma un termine da considerarsi essenziale. Venuta meno la possibilità di festeggiare in quel giorno, è venuto meno l’interesse stesso dei creditori (gli sposi) a ricevere la prestazione in un momento diverso, rendendola per loro inutilizzabile.

2. L’inutilizzabilità della prestazione: La Corte ha richiamato il principio secondo cui l’impossibilità sopravvenuta si verifica non solo quando il debitore non può eseguire la prestazione, ma anche quando il creditore non può più utilizzarla per lo scopo per cui era stata pattuita. In questo caso, la finalità essenziale del contratto era festeggiare il matrimonio in concomitanza con la cerimonia. Posticipare il banchetto avrebbe snaturato la sua funzione.

3. L’irrilevanza delle soluzioni alternative: L’offerta di un voucher o di un rinvio non è stata ritenuta sufficiente a escludere la risoluzione del contratto. Poiché l’impossibilità era totale e definitiva rispetto all’interesse originario della coppia, quest’ultima era legittimata a chiedere lo scioglimento del vincolo contrattuale.

4. Il diritto alla restituzione: Ai sensi dell’art. 1463 c.c., nei contratti a prestazioni corrispettive, la parte liberata per l’impossibilità sopravvenuta della propria prestazione non può chiedere la controprestazione e deve restituire quella che abbia già ricevuto. Di conseguenza, la Corte ha condannato la società a rimborsare integralmente l’acconto di € 11.935,50, oltre agli interessi.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza rafforza la tutela del consumatore in contesti in cui la data di esecuzione di un servizio è un elemento fondamentale e non fungibile. Stabilisce che, di fronte a un impedimento oggettivo e assoluto come un divieto normativo, che rende impossibile eseguire la prestazione nella data essenziale pattuita, il contratto si risolve per impossibilità sopravvenuta.

In questi casi, il cliente ha pieno diritto alla restituzione delle somme versate. L’organizzatore non può imporre soluzioni alternative come voucher o rinvii, poiché queste non soddisfano l’interesse specifico per cui il contratto era stato concluso. La decisione offre un importante precedente per tutte le situazioni simili, non limitate ai matrimoni ma estendibili a qualsiasi evento legato a una data specifica e non rinviabile senza snaturarne lo scopo.

Se un evento come un banchetto di nozze viene annullato a causa di restrizioni governative (es. Covid-19), si ha diritto al rimborso completo dell’acconto?
Sì, secondo questa sentenza, se le restrizioni rendono oggettivamente impossibile svolgere l’evento nella data pattuita, che è considerata essenziale, si verifica un’ipotesi di impossibilità sopravvenuta. Questo dà diritto alla risoluzione del contratto e alla restituzione integrale di quanto già pagato.

L’offerta di un voucher o di posticipare l’evento da parte dell’organizzatore è sufficiente a escludere il diritto al rimborso?
No. La Corte ha stabilito che quando la data è un termine essenziale e la prestazione diventa inutilizzabile per lo scopo originario (festeggiare il matrimonio in quel giorno), l’offerta di soluzioni alternative come voucher o rinvii non è sufficiente a soddisfare l’interesse del creditore. Pertanto, il cliente può legittimamente rifiutarle e chiedere la risoluzione del contratto e il rimborso.

Perché il caso è stato classificato come ‘impossibilità sopravvenuta’ e non come ‘eccessiva onerosità sopravvenuta’?
Il caso è stato classificato come ‘impossibilità sopravvenuta’ perché le normative governative hanno reso la prestazione (il banchetto nella data fissata) oggettivamente e assolutamente ineseguibile. L’eccessiva onerosità, invece, si applica quando la prestazione è ancora possibile ma è diventata molto più costosa per una delle parti, alterando l’equilibrio economico del contratto, cosa che non è avvenuta in questo caso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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