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Impegno di spesa: No a pagamenti senza delibera

Un’associazione no-profit ha richiesto a un Comune il pagamento per servizi di trasporto disabili. La Cassazione ha respinto la richiesta, confermando che senza un formale impegno di spesa, l’ente locale non è tenuto a pagare. La responsabilità ricade sul funzionario che ha autorizzato la spesa.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Impegno di Spesa: Perché un Ente Pubblico Può Rifiutare un Pagamento

Fornire un servizio a un ente pubblico, come un Comune, non garantisce automaticamente il diritto al pagamento. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della contabilità pubblica: senza un formale impegno di spesa, l’obbligazione non sorge in capo all’ente, ma al funzionario che ha autorizzato il servizio. Questo caso, che ha visto contrapposta un’associazione no-profit a un ente locale per il mancato pagamento di un servizio di trasporto per disabili, offre importanti lezioni per chiunque operi con la Pubblica Amministrazione.

I Fatti del Caso: Il Servizio di Trasporto e la Richiesta di Pagamento

Una associazione di volontariato aveva fornito per un certo periodo un servizio essenziale di trasporto per persone con disabilità per conto di un Comune. Al momento di richiedere il pagamento delle somme dovute, l’associazione si è vista opporre un rifiuto dall’ente locale. La questione è finita in tribunale: mentre in primo grado l’associazione aveva ottenuto ragione, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, respingendo la richiesta di pagamento. L’associazione ha quindi presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sostenendo che l’obbligo di pagamento per quel tipo di servizio gravasse direttamente sul Comune per legge, a prescindere da formalità contabili.

La Decisione della Corte: La Necessità dell’Impegno di Spesa

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. La pronuncia si basa su un orientamento giurisprudenziale consolidato che protegge l’integrità dei bilanci pubblici.

La Procedura Contabile degli Enti Locali

Il punto centrale della questione è la disciplina contenuta nel Testo Unico degli Enti Locali (D.Lgs. 267/2000). Secondo la legge, qualsiasi spesa di un ente pubblico deve seguire una procedura contabile rigorosa. L’atto fondamentale di questa procedura è l’impegno di spesa, con cui l’ente certifica l’esistenza di una obbligazione, ne determina l’importo, individua il creditore e vincola le risorse necessarie a bilancio. Questo atto è cruciale perché trasforma un’obbligazione generica in un debito certo e esigibile nei confronti dell’ente.

Chi Paga se Manca l’Impegno di Spesa?

In assenza di un formale impegno di spesa o di una convenzione, il rapporto obbligatorio non si instaura con l’ente pubblico, ma direttamente con il funzionario o l’amministratore che ha autorizzato o consentito la prestazione. In pratica, la legge stabilisce che chi ordina una spesa senza seguire le procedure contabili ne risponde personalmente. Questa regola serve a prevenire la formazione di debiti “fuori bilancio” e a responsabilizzare i dirigenti pubblici nella gestione delle risorse.

La Condanna per Abuso del Processo

Oltre a respingere il ricorso, la Corte ha condannato l’associazione a pagare non solo le spese legali della controparte, ma anche una somma aggiuntiva per abuso del processo ai sensi dell’art. 96 del codice di procedura civile. La Corte ha ritenuto che l’associazione avesse insistito nel giudizio nonostante le fosse stata comunicata una proposta di definizione accelerata basata su una giurisprudenza ormai pacifica. Questo comportamento è stato interpretato come un uso improprio dello strumento processuale, che ha contribuito a dissipare le limitate risorse della giustizia.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Cassazione sono chiare e lineari. La Corte ha spiegato che le leggi nazionali sulla contabilità pubblica, in particolare il D.Lgs. 267/2000, prevalgono sulle normative regionali invocate dall’associazione. L’obbligo di erogare servizi socio-assistenziali non esonera l’ente locale dal rispetto delle procedure contabili. Il principio di tutela dei disabili, pur essendo di rango costituzionale, deve essere bilanciato con i principi di equilibrio di bilancio (artt. 81 e 97 Cost.). La Corte ha ribadito che l’unico modo per far sorgere un’obbligazione a carico dell’ente è attraverso una convenzione o un formale impegno di spesa. In mancanza, il terzo che ha eseguito la prestazione può rivalersi solo sul funzionario che l’ha richiesta, e l’ente non può essere ritenuto responsabile, a meno che non riconosca formalmente il debito come “debito fuori bilancio” con un’apposita delibera del consiglio comunale.

Conclusioni

La decisione in esame è un monito per tutte le imprese, le cooperative e le associazioni che lavorano con la Pubblica Amministrazione. Prima di eseguire qualsiasi prestazione, è fondamentale assicurarsi dell’esistenza di una valida copertura contrattuale e, soprattutto, di un regolare impegno di spesa registrato dall’ente. Affidarsi a rassicurazioni verbali o a presunti obblighi di legge non è sufficiente e comporta il rischio concreto di non vedere mai saldato il proprio credito dall’ente pubblico, dovendo agire contro il singolo funzionario, con tutte le difficoltà che ne conseguono. La tutela della finanza pubblica e la responsabilizzazione dei suoi amministratori sono principi cardine che prevalgono anche di fronte a servizi di indubbia utilità sociale.

Un ente locale è sempre obbligato a pagare per un servizio di pubblica utilità che ha ricevuto, come il trasporto di persone disabili?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’obbligo di pagamento per l’ente pubblico sorge solo se la spesa è stata autorizzata attraverso una procedura contabile formale, che culmina con l’atto di ‘impegno di spesa’. Anche se il servizio è previsto per legge, la sua erogazione deve rispettare le norme di contabilità pubblica.

Cosa succede se un’associazione fornisce un servizio a un Comune senza che ci sia un contratto formale o un impegno di spesa?
In questo caso, il rapporto obbligatorio si instaura direttamente tra l’associazione e il funzionario o l’amministratore che ha autorizzato il servizio. L’associazione non potrà pretendere il pagamento dal Comune, ma dovrà agire legalmente contro la persona fisica che ha consentito la spesa senza la necessaria copertura contabile.

Perché l’associazione è stata condannata per ‘abuso del processo’?
L’associazione è stata condannata perché ha proseguito il ricorso in Cassazione anche dopo aver ricevuto una proposta di definizione rapida del giudizio che evidenziava come la sua posizione fosse in contrasto con la giurisprudenza consolidata. Insistere in un’azione legale con scarse o nulle probabilità di successo, specialmente dopo un avviso della Corte, è considerato un abuso che spreca risorse giudiziarie e viene sanzionato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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