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Impegno di spesa: Comune non paga debiti del comitato

Una società alberghiera ha citato in giudizio un Comune per le fatture insolute di un comitato sportivo di cui l’ente era membro. La Corte di Cassazione ha stabilito che il Comune non è responsabile in assenza di un formale e scritto impegno di spesa, come previsto dalle norme di contabilità pubblica. Il principio del legittimo affidamento non può superare tali regole inderogabili.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Impegno di Spesa: Quando il Comune non Risponde dei Debiti di un Comitato

L’adesione di un ente pubblico a un comitato organizzatore non comporta automaticamente la sua responsabilità per i debiti contratti da quest’ultimo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: senza un formale impegno di spesa, il Comune non è tenuto a pagare. Questo principio protegge la finanza pubblica e stabilisce regole precise per chiunque contratti con entità a partecipazione pubblica. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Dal Campionato di Scacchi al Contenzioso

La vicenda trae origine dall’organizzazione di un campionato europeo giovanile di scacchi nel 2009. Per gestire l’evento, veniva costituito un apposito Comitato, al quale aderivano diversi soggetti, tra cui un Comune. Il Comitato incaricava una società alberghiera di ospitare i partecipanti, ma al termine della manifestazione non saldava le relative fatture.

La società creditrice otteneva un decreto ingiuntivo contro il Comitato e, successivamente, citava in giudizio anche i suoi membri, incluso il Comune, chiedendo che fossero condannati in solido al pagamento. Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda, ma la Corte d’Appello ribaltava la decisione, assolvendo il Comune. La motivazione della Corte territoriale era netta: un ente pubblico non può essere condannato a pagare per prestazioni se non ha assunto un valido impegno di spesa nelle forme previste dalla legge, ovvero con un atto scritto.

La Questione Davanti alla Cassazione e l’Impegno di Spesa

La società alberghiera ricorreva in Cassazione, basando le proprie doglianze su due motivi principali:
1. Violazione della responsabilità dei membri del comitato (art. 41 c.c.): Secondo la ricorrente, aderendo al comitato, il Comune aveva accettato la responsabilità per le sue obbligazioni, generando un legittimo affidamento nei creditori che la mancanza di un formale impegno di spesa sarebbe stata irrilevante.
2. Omesso esame di fatti decisivi: La società lamentava che la Corte d’Appello non avesse considerato i documenti che provavano la volontà del Comune di assumersi gli oneri finanziari del Comitato.

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, confermando la decisione d’appello.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha fornito una spiegazione chiara e rigorosa, basata su principi cardine del diritto amministrativo e processuale.

Inammissibilità del Motivo sul Legittimo Affidamento

Il primo motivo è stato dichiarato inammissibile perché introduceva una domanda nuova. La società aveva inizialmente chiesto il pagamento di un debito contrattuale in virtù della partecipazione del Comune al Comitato. In Cassazione, invece, ha invocato la violazione del “legittimo affidamento”, che costituisce una diversa causa di responsabilità (risarcimento del danno). La Corte ha sottolineato che non è possibile trasformare una domanda di adempimento contrattuale in una domanda risarcitoria nel corso del giudizio.

In ogni caso, i giudici hanno ribadito, ad abundantiam, un principio fondamentale: le regole di contabilità pubblica che impongono la forma scritta e l’annotazione in bilancio per l’impegno di spesa (art. 191 del D.Lgs. 267/2000) non ammettono deroghe. La tutela dell’affidamento del privato non può prevalere su queste norme imperative, poste a presidio della corretta gestione delle finanze pubbliche.

Inammissibilità del Motivo sull’Omesso Esame

Anche il secondo motivo è stato ritenuto inammissibile. La Corte ha spiegato che il vizio di “omesso esame di un fatto decisivo” si verifica solo quando il giudice ignora completamente un fatto storico, non quando valuta le prove in un modo non gradito alla parte. La società ricorrente, in realtà, non lamentava un’omissione, ma una presunta errata valutazione dei documenti, critica che non rientra nei motivi di ricorso per Cassazione previsti dalla legge.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione riafferma un principio cruciale nei rapporti tra privati ed enti pubblici. Chi fornisce beni o servizi a comitati o associazioni a cui partecipa un ente pubblico deve agire con la massima diligenza. La semplice adesione del Comune a un comitato non è sufficiente a garantirne la solvibilità. Per avere la certezza di essere pagati, è indispensabile verificare che l’ente abbia formalizzato la propria obbligazione attraverso un atto scritto e un regolare impegno di spesa iscritto nel proprio bilancio. In assenza di tale atto formale, il creditore non potrà rivalersi sull’ente pubblico, anche se questo ha partecipato attivamente alle attività che hanno generato il debito.

Un Comune che partecipa a un comitato è sempre responsabile per i debiti di quest’ultimo?
No. La sola partecipazione non è sufficiente. La responsabilità del Comune sorge solo se ha assunto un obbligo di pagamento attraverso un formale e scritto impegno di spesa, come richiesto dalle norme sulla contabilità pubblica.

È possibile invocare il principio di ‘legittimo affidamento’ per obbligare un Comune a pagare in assenza di un atto scritto?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il principio del legittimo affidamento non può superare le regole imperative sulla contabilità pubblica, che richiedono la forma scritta per gli impegni di spesa. Un creditore non può ragionevolmente confidare in un pagamento non supportato da un atto formale.

Cosa deve fare un’impresa per assicurarsi che un Comune pagherà per un servizio reso a un comitato di cui fa parte?
L’impresa deve verificare che il Comune abbia adottato una delibera o un altro atto amministrativo formale che autorizzi la spesa e che tale spesa sia stata regolarmente iscritta nel bilancio dell’ente come ‘impegno di spesa’. Senza questa documentazione, il credito nei confronti dell’ente pubblico non è tutelato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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