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Immissioni rumorose: non basta l’intervento, va provato

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in un caso di immissioni rumorose da un ascensore condominiale, non è sufficiente che il condominio esegua i lavori indicati da un perito. Il giudice ha il dovere di verificare se tali interventi siano stati realmente efficaci nell’eliminare il disturbo, specialmente se la loro efficacia è contestata. Rinviare i danneggiati a un nuovo processo è un errore che la Corte ha censurato, accogliendo il ricorso e cassando la sentenza precedente.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Immissioni rumorose: l’intervento non basta, serve l’efficacia

Le immissioni rumorose rappresentano una delle problematiche più frequenti e fastidiose nella vita condominiale. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha offerto un chiarimento fondamentale: quando si agisce in giudizio per eliminare un disturbo, non è sufficiente che la parte responsabile esegua dei lavori. Il giudice ha il preciso dovere di accertare che quegli interventi siano stati realmente efficaci e risolutivi. Vediamo nel dettaglio questa importante decisione.

I Fatti: Il Rumore Intollerabile dell’Ascensore

Una società proprietaria di un appartamento, insieme ad altri condomini, citava in giudizio il proprio condominio e l’amministratore a causa delle continue e intollerabili immissioni rumorose provenienti dal motore dell’ascensore. I residenti lamentavano che, nonostante le ripetute segnalazioni e i fermi tecnici dell’impianto nel corso degli anni, il condominio era rimasto inerte. Sebbene l’assemblea avesse deliberato la sostituzione di parti usurate e pericolose, i lavori non erano mai stati avviati, protraendo la situazione di disagio.

Il Percorso Giudiziario

Il Tribunale, in sede di appello, aveva riconosciuto l’esistenza delle immissioni rumorose e il superamento della soglia di tollerabilità. Aveva quindi condannato il Condominio a un risarcimento simbolico in favore dei residenti. Tuttavia, la stessa corte aveva considerato la questione risolta. Poiché il Condominio, nel corso della causa, aveva eseguito gli interventi suggeriti dal Consulente Tecnico d’Ufficio (C.T.U.), il Tribunale riteneva che il problema fosse cessato, affermando che se il disturbo fosse persistito, i danneggiati avrebbero dovuto iniziare una nuova causa basata su nuovi presupposti. Contro questa decisione, i condomini hanno proposto ricorso in Cassazione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo la decisione del Tribunale errata sotto molteplici profili. I giudici supremi hanno chiarito un principio cruciale: l’esecuzione di un intervento tecnico, anche se conforme alle indicazioni di un perito, non è di per sé sufficiente a provare la fine delle immissioni rumorose. Il punto centrale non è se un lavoro è stato fatto, ma se quel lavoro ha eliminato il problema.

Il Tribunale si era limitato a prendere atto dell’intervento, senza dare peso alle contestazioni dei residenti, i quali avevano tempestivamente segnalato che i lavori erano stati eseguiti scorrettamente e non avevano risolto il problema del rumore. Invece di disporre un supplemento di indagine per verificare la situazione attuale, il giudice di merito si è di fatto astenuto dal decidere sulla domanda principale, ovvero quella di far cessare il disturbo. Questo comportamento, secondo la Cassazione, si traduce in un non liquet, una sorta di denegata giustizia, perché lascia la questione principale irrisolta.

Inoltre, la Corte ha sottolineato che costringere i danneggiati a intentare una nuova causa per un problema che è persistente nel tempo e non un singolo fatto isolato, viola il principio di economia processuale e incentiva un’inutile proliferazione del contenzioso.

Conclusioni

La sentenza viene cassata con rinvio al Tribunale, che dovrà ora procedere a una nuova valutazione. Il giudice dovrà verificare concretamente l’efficienza delle opere eseguite dal Condominio e, sulla base di questo accertamento, determinare l’eventuale risarcimento dovuto, comprensivo di interessi e rivalutazione monetaria. Questa ordinanza rafforza la tutela di chi subisce immissioni rumorose, stabilendo che il diritto a vivere in un ambiente salubre non può essere liquidato con la semplice esecuzione di lavori, ma richiede una prova concreta e definitiva della loro efficacia.

Se un condominio esegue lavori per fermare un disturbo, il problema è legalmente risolto?
No. La sola esecuzione dei lavori, anche se suggeriti da un perito, non è sufficiente. Il giudice deve accertare che tali interventi siano stati realmente efficaci nell’eliminare le immissioni intollerabili.

Cosa deve fare il giudice se l’efficacia dei lavori di riparazione è contestata?
Il giudice non può ignorare la contestazione. Deve disporre un’indagine supplementare, come una nuova perizia tecnica, per verificare se il fenomeno dannoso denunciato persista o sia stato effettivamente eliminato.

Una persona può essere obbligata a iniziare una nuova causa se i lavori per eliminare un’immissione rumorosa si rivelano inefficaci?
No. Secondo la Corte di Cassazione, questo approccio è errato perché le immissioni costituiscono un fenomeno persistente. Obbligare a un nuovo giudizio violerebbe il principio di economia processuale; la causa in corso deve accertare la definitiva cessazione del disturbo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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